In questi giorni con i giornali italiani presi dalla politica italiana e da molte altre urgenze, si parla poco di un argomento che in molti altri paesi europei sta aprendo tutti i telegiornali: l’epidemia di E.coli che, fra Germania e Svezia ha già fatto 16 morti. Le discussioni sono state centrate sui poveri cetrioli spagnoli, anche se da stamattina si inizia a parlare di insalata e/o di pomodori.
Ho provato a leggere vari giornali, nonché telegiornali ma nessuno di loro ha ricordato un rapporto uscito poche settimane fa dalla OMS (aprile 2011) intitolato “L’antibiotico resistenza da una prospettiva di sicurezza alimentare in Europa“. Per farla breve si spiega come il loro uso e abuso abbia causato lo sviluppo e la diffusione dell’antibiotico-resistenza. Questo è diventato oggi un problema significativo: ogni anno, nella sola Unione Europea, oltre 25.000 persone muoiono per infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici, vale a dire ceppi di batteri che nel corso del tempo si sono “adattati” in modo tale da risultare immuni all’effetto di uno o più antibiotici.
Il dossier dell’OMS sottolinea che questo è anche un problema di sicurezza alimentare: l’uso di antibiotici negli animali d’allevamento – per la cura e la prevenzione di malattie o per la promozione della crescita – contribuisce in modo sostanziale alla comparsa di batteri resistenti e consente ai batteri portatori dei geni responsabili di tale antibiotico-resistenza di diffondersi dagli animali agli umani attraverso la catena alimentare.
Micronotizie complementari:
Una recente interrogazione al Parlamento europeo (aprile 2011) ricordava come nei Paesi Bassi l'88 % della carne di pollo è contaminata da batteri produttori di ESBL («beta-lattamasi a spettro esteso», conosciute anche come ESBL (extended-spectrum beta-lactamases).
Ricordiamo anche che la metà degli antibiotici prescritti in Europa è destinata ad uso veterinario.
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