Il sottotitolo è: I confini del mondo e le speranze degli
uomini. Io dovrei essere lì il 21 maggio. Tema proposto, il Land Grabbing.
Prendo spunto da questo tema, oramai al centro della preoccupazione
di tante organizzazioni, università e persone, per proporre una lettura più
ampia, sia storica che tematica. Vorrei provare ad inquadrare questo tema
specifico dentro la più generale crisi ecologica attuale e i legami con la
finanziarizzazione del mondo e la crisi che vediamo davanti a noi dal 2008 ma
che ha radici molto più lontane.
La mia formazione presso la scuola agronomica di Parigi,
dinamiche comparate dei sistemi agrari, mi ha dato degli strumenti che all’inizio
ho usato all’interno del mio primo tema lavorativo, le riforme agrarie, per
mettere assieme questo processo con l’evoluzione storica dell’agricoltura
familiare, le discussioni politiche da parte di varie correnti di pensiero
della sinistra social democratica europea, per arrivare ai movimenti contadini
attuali. Pian piano mi sono spostao su altre dimensioni del tema terra, i
diritti consuetudinari delle popolazioni locali e i diritti ancestrali delle
popolazioni indigene (insomma, la gran famiglia dei Commons), per esplorare da
un’ottica di intervento concreto, che modalità fossero possibili da proporre,
contestualizzando con le dinamiche di potere in corso. Le questioni di genere
sono venute imponendosi progressivamente e, da alcuni anni a questa parte, la
questione che mi gira in testa riguarda proprio l’eventuale specificità di
questo acaparrarsi delle terre rispetto a qualcosa di più profondo che sta
avvenendo, che abbiamo di fronte agli occhi ma che non molti riescono a leggere
nella sua compiutezza.
Un passaggio di società che comincia ad andare oltre lo
Stato-Nazione, verso forme non necessariamente riconducibili a meccanismi
democratici di “governance”, a una centralità dell’essere umano che è passata
da una filosofia che si voleva di riscatto dell’umano rispetto alla macchina e
alla tecnologia, ad una dove la centralità dell’essere umano viene messa
davanti a Madre Natura. L’atto di superbia massima è quello che ci sta portando
alla catastrofe e la parcellizzazione della società nonché il perdersi di
quadri di riferimento ai quali eravamo abituati, rischia solo di accellerare il
processo.
Non si tratterà quindi di parlare solo di terra e altre
risorse naturali, ma di terra, ambiente, essere umano e profitto.
Sarà ovviamente un percorso in itinere, quello che vorrei
riuscire a presentare è una ricostruzione coerente. Sarà ovviamente personale e
criticabile, ma dovrebbe riuscire a stimolare altri a mettersi a cercare i
pezzetti del puzzle mancante e, soprattutto, cosa fare contro tutto ciò. Il
primo passo pertanto è quello di capire a cosa stiamo giocando, nella sua
complessità. Da lì dovremo interrogarci tutti su cosa fare e con chi.
A presto.
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