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domenica 22 febbraio 2015

Maggio 2015: Festival FARE LA PACE, Bergamo




Il sottotitolo è: I confini del mondo e le speranze degli uomini. Io dovrei essere lì il 21 maggio. Tema proposto, il Land Grabbing.
Prendo spunto da questo tema, oramai al centro della preoccupazione di tante organizzazioni, università e persone, per proporre una lettura più ampia, sia storica che tematica. Vorrei provare ad inquadrare questo tema specifico dentro la più generale crisi ecologica attuale e i legami con la finanziarizzazione del mondo e la crisi che vediamo davanti a noi dal 2008 ma che ha radici molto più lontane.
La mia formazione presso la scuola agronomica di Parigi, dinamiche comparate dei sistemi agrari, mi ha dato degli strumenti che all’inizio ho usato all’interno del mio primo tema lavorativo, le riforme agrarie, per mettere assieme questo processo con l’evoluzione storica dell’agricoltura familiare, le discussioni politiche da parte di varie correnti di pensiero della sinistra social democratica europea, per arrivare ai movimenti contadini attuali. Pian piano mi sono spostao su altre dimensioni del tema terra, i diritti consuetudinari delle popolazioni locali e i diritti ancestrali delle popolazioni indigene (insomma, la gran famiglia dei Commons), per esplorare da un’ottica di intervento concreto, che modalità fossero possibili da proporre, contestualizzando con le dinamiche di potere in corso. Le questioni di genere sono venute imponendosi progressivamente e, da alcuni anni a questa parte, la questione che mi gira in testa riguarda proprio l’eventuale specificità di questo acaparrarsi delle terre rispetto a qualcosa di più profondo che sta avvenendo, che abbiamo di fronte agli occhi ma che non molti riescono a leggere nella sua compiutezza.
Un passaggio di società che comincia ad andare oltre lo Stato-Nazione, verso forme non necessariamente riconducibili a meccanismi democratici di “governance”, a una centralità dell’essere umano che è passata da una filosofia che si voleva di riscatto dell’umano rispetto alla macchina e alla tecnologia, ad una dove la centralità dell’essere umano viene messa davanti a Madre Natura. L’atto di superbia massima è quello che ci sta portando alla catastrofe e la parcellizzazione della società nonché il perdersi di quadri di riferimento ai quali eravamo abituati, rischia solo di accellerare il processo.
Non si tratterà quindi di parlare solo di terra e altre risorse naturali, ma di terra, ambiente, essere umano e profitto.
Sarà ovviamente un percorso in itinere, quello che vorrei riuscire a presentare è una ricostruzione coerente. Sarà ovviamente personale e criticabile, ma dovrebbe riuscire a stimolare altri a mettersi a cercare i pezzetti del puzzle mancante e, soprattutto, cosa fare contro tutto ciò. Il primo passo pertanto è quello di capire a cosa stiamo giocando, nella sua complessità. Da lì dovremo interrogarci tutti su cosa fare e con chi.
A presto.

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