"Mosè, primo alpinista, è in cima al Sinai.
Inizia così il suo corpo a corpo con la più potente manifestazione della
divinità." Erri De Luca racconta l'eroe Mosè con la grazia del grande
scrittore che reimmagina, attraverso la Scrittura, la grandezza
sofferente dell'uomo alla guida di un popolo in fuga. "E disse": con
questo verbo la divinità crea e disfa, benedice e annulla. Dal Sinai che
scatarra esplosioni e fiamme, vengono scandite le sillabe su pietra di
alleanza. Nell'impeto di un'ora di entusiasmo un popolo di servi appena
liberati si sobbarca di loro: "Faremo e ascolteremo". Luogo di
appuntamento è il largo di un deserto, dove la libertà è sbaraglio
quotidiano. Notizia strepitosa: nell'antico ebraico, madrelingua, le
parole della nuova legge sono rivolte a un tu maschile. Le donne
guardano con tenerezza gli uomini commossi e agitati. Il dito
scalpellino che scrive in alto a destra: "Anokhi", Io, è il più
travolgente pronome personale delle storie sacre.
A costo di andar controcorrente, a me il libro non é piaciuto affatto.
lunedì 20 luglio 2015
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