Un grosso problema, e si chiama
Germania. “Si è persa la fiducia” diceva pochi giorni fa la Cancelliera. Ed
aveva ragione, sbagliava solo l’oggetto del contendere che non era la Grecia,
pulviscolo atmosferico nella stratosfera economico-finanziaria mondiale, ma la
sua Germania.
Quando un problema diventa
ricorrente, c’è di che preoccuparsi. Si da stura a tutti quelli che pensano
che, sotto sotto, la vera natura tedesca sia quella guerriera, già vista all’opera
nel 1870, e poi nella prima e seconda guerra mondiale. Erano rimasti calmi per
alcuni decenni, ma dal momento della riunificazione i vecchi spiriti mal sopiti
sembrano tornati a dominare lo spirito tedesco.
Nipotini dello Sturm und Drang,
lo tradiscono nel momento del massimo parossismo del Faust di Goethe: "Il sentimento
è tutto!". Per loro si potrebbe parafrasare dicendo che “il rigore
finanziario è tutto!”.
Dicevo ieri che comunque andasse
a finire l’Europa aveva chiuso. Dopo aver letto le condizioni imposte ai greci,
mi vien da citare quanto detto dall’ufficiale francese Ferdinando Foch all’indomani
del trattato di Versailles imposto alla Germania dopo la fine della prima
guerra mondiale:
“Questa non è una pace, è un
armistizio per vent’anni”
Nessuno dei commentatori
ascoltati ieri sera sulle televisioni estere e nazionali crede che queste
condizioni possano essere realmente rispettate, in particolare il pozzo di San
Patrizio dei 50 miliardi. Un economista francese concludeva dicendo che fra
pochi mesi ci ritroveremo a dover iniziare un’altra volta a discutere della
Grecia perché con queste misure recessive gli equilibri macroeconomici potranno
solo peggiorare per cui nessuno degli indicatori potrà passare al verde. Allora
o sono incompetenti quelli che lo hanno imposto, oppure volevano sul serio fare
una “rappresaglia” come dice un giornalista di Repubblica oggi. Parola forte,
che rimanda inevitabilmente all’ultimo tentativo militare tedesco di imporsi al
mondo e ai fatti di via Rasella (https://it.wikipedia.org/wiki/Rappresaglia_%28film_1973%29).
Al netto di tutto resta la
percezione popolare sempre più forte che chi comanda sia Berlino e che lassù
nessuno si interessi dell’Europa dei popoli. Ecco perché se l’unico simbolo
rimasto è l’Euro, bisogna essere coerenti e dire che questa moneta, simbolo di
una imposizione che oggi schiaccia la Grecia e domani tutti gli altri, non ci
sta bene, meglio chiudere questa avventura e ricominciare da capo. Solo
rimescolando le carte esiste una possibilità che anche i tenori del rigorismo
finanziario paghino in parte per le assurdità delle loro ricette.
Un’Europa della finanza,
incapace di vedere la montagna di problemi che il loro modello economico sta
creando dappertutto, dalla distruzione del clima, al terrorismo oramai in casa,
e ancora peggio alla rottura del patto sociale, .. un’Europa così non serve più
a nulla. O si cambia la Germania, o cambieremo l’Europa a partire dal basso. La
Grecia ha fatto il primo tentativo, andato così così, ma almeno ha avuto il
coraggio di dire che il Re è Nudo!. Fra poco sarà la Spagna a poter mandare un
segnale forte, … chissà se un giorno ci sveglieremo anche noi. Il rischio è che
sia l’estrema destra a trarne beneficio. I prossimi mesi ci diranno chi avrà
avuto ragione.
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