Per una volta
tanto, sono d’accordo con il nostro Primo Ministro (http://www.repubblica.it/politica/2015/07/06/news/grecia_renzi_domani_da_bruxelles_via_definitiva_per_risolvere_emergenza_-118459969/).
Certo, pensare che questa Europa possa cambiare, ci vuole tanta speranza, ma
magari la crepa introdotta dal popolo greco riuscirà a scalfire il muro dell’indifferenza
eretto a Bruxelles.
Si potrebbe
comunque anche dire che l’Europa che avevamo imparato a sognare fin da bambini
alle elementari, ai tempi del MEC, sia oramai morta, date le prove
inconcludenti che ha dato di sé in questi ultimi mesi.
Tutte le guerre iniziano
a partire da un evento più o meno rilevante che serve poi per temporizzare gli
avvenimenti; così con la morte del Arciduca Ferdinando per la prima guerra e l’invasione
della Polonia per la seconda. La terza guerra, essendo per sua natura diversa
dalle altre, non ha ancora trovato una data o un periodo che possa considerarsi
a detta di molti, come l’inizio. E questo malgrado il fatto che personalità
come il Papa dicono da tempo che siamo già entrati nella terza guerra mondiale.
http://it.euronews.com/2015/06/06/papa-francesco-a-sarajevo-terza-guerra-mondiale-combattuta-a-pezzi/
Credo che il 2015
potrebbe diventare l’anno ufficiale d’inizio di questa guerra. Ricordiamo l’11
gennaio a Parigi con la strage di Charlie Hebdo, la strage del Bardo a Tunisi,
seguita dalla recente strage in spiaggia sempre in Tunisia, paese colpito a morte
(lo Stato d’emergenza è già stato decretato dal Presidente della Repubblica).
Possiamo poi dimenticare l’inabissamento del cargo il 18 aprile scorso con
quegli 800 affogati? http://www.corriere.it/cronache/15_maggio_07/arrestato-scafista-ligure-sbarco-migranti-puglia-8dfbf9a8-f4a3-11e4-83c3-0865d0e5485f.shtml
Mettiamoci infine
la guerra di Crimea e d’Ucraina e la conclamata incapacità dell’Unione Europea
di risolvere il piccolissimo problema della Grecia, 2% del suo budget, e farlo
diventare un problema mondiale del quale oggi, 7 luglio, non si sa
assolutamente come e se ne verranno fuori.
Per noi europei è
chiaro che la guerra è iniziata e, quel che è peggio, che non siamo
assolutamente preparati, politicamente, ad affrontarla. A capo della
Commissione abbiamo un fantasma, Jun-chi? Sparito nel nulla dopo le roboanti
dichiarazioni in favore del SI in una contenda referendaria di uno stato
membro. Non solo non aveva il potere di intervenire a dire la sua, ma in più ha
sbagliato in pieno, di fatto autoescludendosi da qualsiasi possibile ruolo di mediatore
in futuro. L’autoproclamato asse franco-tedesco, quello che a parte i guai
finanziari non è stato in grado di risolvere nulla, ha deciso di prendere in
mano i destini di quella unione europea che sta cadendo a brandelli. Nessuna
legittimità democratica, nessuno ha dato a quei due il potere di sostituirsi alle
istituzioni europee, ma lo fanno lo stesso. Già portano il peso di aver creato
questa situazione, loro due e le banche e il mondo della finanza che hanno
dietro, adesso avranno anche la responsabilità di non aver risolto un bel
nulla.
Ma una volta
tanto guardiamo oltre la Grecia. Per quanto sia capitale quello che sta
succedendo in quel paese, il problema maggiore sta nella conferma che l’Europa
come è messa non ha nessuna idea di come prendere in mano i destini dei suoi
popoli e meno ancora dei popoli vicini. Abbiamo la guerra davanti casa in
Libia, l’Isis che si sta impiantando in Tunisia distruggendo l’unico stato democratico
di quelle sponde del mediterraneo, abbiamo la guerra in casa dalla Crimea all’Ucraina,
dentro le frontiere oramai abbiamo terroristi pronti a passare all’azione, un’economia
che non si muove e soprattutto nemmeno uno straccio di idea in quelle teste
bloccate su ricette grottesche che solo ci porteranno alla guerra ancor prima.
Cito un articolo
che vi invito a leggere sulla Repubblica di oggi a firma di Lucio Caracciolo
(un altro pericoloso estremista …):
“L’Europa tedesca
è altrettanto realista dell’acqua secca o del legno ferroso. Lo conferma la
tragedia greca, di cui stiamo sperimentando solo le prime battute. Pur di
preservare la sua stabilità la Germania ha esportato instabilità nel resto d’Europa,
a cominciare dalla periferia mediterranea. Sotto il profilo economico e
monetario, propugnando una ricetta unica – la propria – per contesti
radicalmente diversi, sicché senza le pressioni americane e il pragmatismo di
Mario Draghi l’eurozona sarebbe già saltata da tempo sotto i colpi dell’austerità.
Sotto il profilo geopolitico, rifiutandosi di assumere ogni responsabilità
nelle crisi del Mediterraneo e lasciando che lo scontro sull’Ucraina fosse
appaltato ai baltici, per i quali la distruzione della Russia è obiettivo
appetibile. E adesso lasciando andare Atene alla deriva.
Smottamento
economico, sociale e geopolitico che infragilisce l’euro e completa la
destabilizzazione delle nostre frontiere mediterranee dopo la disintegrazione della
Jugoslavia (incentivata dalla coppia austro-tedesca) e della Libia (follia franco-britannica),
per tacere del Levante in fiamme e del solipsismo turco.”
Quello che si sta
negoziando a Bruxelles per trovare una soluzione sulla Grecia è solo l’aperitivo.
Questa classe politica ci sta portando dentro una guerra del quale non vogliamo
capire le ragioni profonde, non abbiamo un’idea di quali siano gli interessi in
gioco e le moventi alleanze.
Il segnale di
risveglio ai popoli europei datoci dal popolo greco è importante, ma non
pensiamo che sarà sufficiente.
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