In queste ore il
disegno di Wolfgang S. diventa sempre più chiaro. Quello che non è riuscito al
piccolo austriaco, lui vuole provare a crearlo attraverso il dominio
economico-finanziario. Non c’è più bisogno di comandare territorialmente,
rifare l’Impero, adesso basta imporre i dogmi neoliberali e oltreché a piegare
le reni alla Grecia, come blaterava il nostro, uno alla volta dovremo tutti
metterci in ginocchio a Wolfgang il Terribile.
Qualunque sia la
fine del tormentato negoziato, al momento di scrivere sono ancora lì a
discutere, quel che è chiaro è che l’Europa è morta. L’Europa come sogno, come
attore importante nella storia attuale, si è sciolta come neve al sole.
Incapace di risolvere un microproblema, tanto da farlo diventare un problema
mondiale, i paesi europei si presentano totalmente divisi alle grandi sfide che
attendono l’umanità. Quattro sono i mostri che avanzano e che hanno cominciato
a fare squadra, il che avrà un effetto moltiplicatore su tutti noi.
La crisi
ecologica, da decenni sottovalutata da tutti i governi e al massimo considerata
come una sciocchezza da lasciare ai verdi, sta diventando ogni giorno più
evidente. Il cambio climatico, il depauperamento delle risorse naturali, la
desertificazione che avanza e la degradazione crescente delle terre, il tutto
per un costo vicino ai 500 miliardi di dollari annui stimati dalle nazioni
unite.
Questa crisi
non viene più sola. La crisi finanziaria sta moltiplicando i problemi
ecologici, dato che i triliardi fantasma che si scommettono ogni millisecondo
non sanno più dove andare per portare a casa tassi di profitto per gli ingordi
detentori dei pacchetti azionari. Ed ecco che la finanziarizzazione della
Natura diventa la sponda ideale. Sfruttare tutto quello che Madre Natura ci ha
lasciato, metterlo sul mercato, dare un prezzo anche a Dio oramai….Un Cavaliere
dell’Apocalisse che nessuno oramai riesce più a controllare. 2500 miliardi di
dollari bruciati in pochissimo tempo alla borsa di Shangai, stime cautelative,
e tutti lì ad aspettare il vero botto che arriverà fra non molto. I computer
fanno le transazioni in microsecondi, in automatico, fuori dalla portata di
comprendonio anche di Zio Paperone, che pur di soldi ne capiva qualcosa.
Questa finanziarizzazione
è figlia di una crisi economica che sta arrivando all’apogeo. La
terziarizzazione dei servizi, la ricerca disperata di ridurre il costo del
lavoro, come se fosse questo che determina il prezzo finale, sta riportando in
auge cose viste anni fa nello Stato del Parà, in Brasile, e raccontatemi da un
collega che ha lavorato tutta la vita nell’Africa francofona. La servitù e la
schiavitù come ultima frontiera: costo quasi zero per avere prezzi sempre più
bassi. Un’economia che è uscita di testa, perché non ci sono più acquirenti,
per cui devono disperatamente convincerci ogni minuto che dobbiamo comprare
qualcosa, anche senza soldi, magari prendendoli a prestito, ed ecco il legame
con la finanza.
Da piccolo quando
vedevo una Mercedes non riuscivo nemmeno a pensare quanti stipendi di mio padre
muratore ci sarebbero voluti per comprarla. Oggi ti dicono che bastano qualche
cento euro al mese ed è subito tua. Qualcosa non mi funziona. Poi guardi le
scritte in piccolo e capisci (non tutti a dire il vero) il tranello. Vogliono
portarci tutti dentro il mondo finanziario, dove compri a rate e dove ti vendi
il tuo futuro. Guardate gli studenti delle università private americane, o
delle grandi scuole francesi e inglesi: esci con un bel diploma e con un debito
tale per cui non potrai mai permetterti di avere delle opinioni libere, ma
sarai obbligato a pensare quello che
vuole la Casta, e così ti garantiranno di poter rimborsare i tuoi debiti e fra
40 anni magari potrai anche comprarti una casetta.
Tutto questo si
basa sull’ultimo grande postulato, detto con semplicità disarmante da The Iron Lady:
la società non esiste, conosco solo individui. Rompere il patto sociale, la
convivenza pacifica, ognuno pensi a sé stesso. Individualismo che fa a botte
con la storia dell’Umanità. Ma nessun capo di Stato sembra ergersi contro di
questo, l’unico a farlo resta il Papa che oramai tutti chiamano il Comandante
Francesco.
Rompere i legami
comunitari, voler aprire mercati per beni occidentali in tutto il mondo
attraverso anche la guerra se serve. Un modello che abbiamo visto all’opera con
la guerra in Irak e che ci viene ancora venduto oggigiorno.
Oramai la Storia ha
cambiato strada. Il tramonto americano è iniziato, e dato che la Cina non potrà
sostituirlo per la semplice ragione che l’America oltre a un dominio
tecnologico, economico e finanziario aveva anche un dominio culturale popolare
a cui tutti ci siamo sottomessi volontariamente. La Cina potrà avere un impero
economico, finanziario forse, militare certamente, ma resta etnicamente troppo
lontana da tutto il resto del mondo. Per cui potrà espandersi economicamente ma
dietro di sé lascia spazi aperti. Ed è lì dentro che da un lato si inseriscono
i salafiti e tutte le sette terroristiche che si fanno scudo della religione.
Fenomeni che sarebbero stati marginali cinquant’anni fa ma che adesso hanno
davanti a loro un’autostrada a quattro corsie. L’America non riesce a
contenerli, l’Europa si è squagliata, i cinesi non possono nemmeno provarci
dato che non hanno nulla da offrire, ma solo da prendere.
In questo casino
di scioglimento culturale e di arrampanti finanzieri d’assalto, la Germania,
anzi Wolfgang il Terribile pensa di poter far nascere un nuovo Reich. Forse i
suoi occhiali gli permettono di vedere bene da vicino, ma di sicuro non vede
oltre i confini europei. Capace di far crollare l’Europa pur di imporre la
dittatura del Marco tedesco, sembra convinto che ci sia un destino imperiale
per il suo paese. Non riesce proprio a capire che o si cambia radicalmente
strada o la prossima guerra asimmetrica del tutti contro tutti porterà via lui
e tutti quelli che la pensano come lui.
Tsipras magari
perderà, ma almeno avrà messo al centro il vero problema dell’Europa e del
mondo attuale. Non si può continuare ad andare avanti contro la maggioranza dei
popoli. Non si può distruggere la natura in nome della finanza, non si può
distruggere il lavoro in nome di benefici per gli azionisti e non si può
distruggere la democrazia in nome dell’efficienza.
Wolfgang il
Terribile e la sua controfigura politica sono un passato che ci ha portato
guerre e dolori, dal 1870, al 1914, al 1939…. Questa è la Germania che
conosciamo e questa è la Germania che nono vogliamo. Il rischio è una guerra non
di territori da conquistare o di carri armati da distruggere. Sarà diversa, con
il sud del mondo che vorrà venire da noi, per il semplice principio dell’acqua:
mio padre muratore mi insegnava che l’acqua fa livello, per cui tende ad andare
là dove ce n’è meno per pareggiare il livello. Nello stesso modo gli sfruttati
del sud del mondo vengono e verranno da noi finché i nostri livelli di vita non
si uguaglieranno. Se non ce la faranno a piedi verranno con altri mezzi, tanto
oramai i diseredati del sud ce li creiamo in casa, a Kilometro zero, nostrani. Sono
sempre più arrabbiati e dato che non abbiamo risposte alle loro domande, vanno
da chi dà loro queste risposte, anche se a noi non piacciono. L’Isis e tutti
sti terroristi hanno uno story-telling che fa breccia, mentre noi non abbiamo
più nulla da contrapporre.
Intanto andiamo
avanti a distruggere il pianeta, in nome dei nostri piccoli egoismi non
guardiamo mai il senso di quello che le nostre Ditte fanno all’estero. La
stessa ragione per cui abbiamo lasciato prosperare la mafia prima e adesso una
mafia verde che vive e prospera sui rifiuti, quelli nostri. La logica è la
stessa, dove non c’è più Società, Comunità, l’Homo Economicus cerca profitti immediati,
confortato da decenni di acculturamento che andava in questa direzione.
Non riusciremo a
venirne fuori senza aver capito che oramai tutto si tiene, le quattro grandi
crisi non si possono più trattare separatamente; bisogna quindi iniziare da
quanto abbiamo più vicino, cioè l’ALTRO. Ama il prossimo tuo un po’ più di te
stesso, dice il Comandante Francesco. Ecco, a questo si riassume il nodo
centrale: da lì si deve ripartire.
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