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martedì 26 marzo 2019

Terra contesa e jihadismo, strage in Mali

Mi permetto di riprendere il titolo dell'articolo pubblicato da Africarivista, che vi invito a leggere, disponibile all'indirizzo seguente: https://www.africarivista.it/terra-contesa-strage-in-mali/137866/.

Una volta ancora assistiamo al compimento della profezia che da anni cerco di spiegare su queste pagine. La contesa per risorse naturali limitate, con lo sfondo di stati in precarie situazioni e che si ostinano a non riconoscere il ruolo chiave delle autorità comunitarie locali, per cui le capacità di "governance" stanno andando a farsi friggere, il costo decrescente delle armi e le conseguenze del cambio climatico, nonché una ottusità di fondo della comunità internazionale, includendo in questo le Nazioni Unite (e la mia cara ex-FAO), fanno sì che a mano a mano che questi scontri si protraggono, qualcuno ha capito di poterne tirare dei benefici politici. Ecco apparire quindi le varie branchie dell'estremismo religioso, in questo momento mussulmano ma chi può escludere che gli altri non farebbero lo stesso? 

Questo meccanismo lo abbiamo visto in azione anni fa in Nigeria, cercando di allertare i miei capi agenzia ma anche il rappresentante delle Nazioni Unite sulla necessità di attaccare il problema alle radici e cioè la questione Terra (e acqua, beninteso). Non si è voluto far nulla, preferendo il solito tran tran di interventi "emergenziali" che non vanno mai al fondo del problema e lasciando marcire una situazione che non può che peggiorare, non solo in Nigeria o Mali, ma nell'intero continente, nelMedio Oriente e nell'Asia. Dopo sforzi continui ma inascoltati da parte dei colleghi responsabili delle Emergenze in FAO, non resta che aspettare e vedere cos'altro succederà prima che si decidano a fare qualcosa e non solo far finta di fare qualcosa come fanno adesso. Il fatto che le Nazioni Unite abbiamo approvato un documento sulla questione dei conflitti, su insistenza di un'agenzia periferica della famiglia ONU, non avanza il dibattito di una virgola. 

Mancala volontà politica, più che i soldi. La ragione è semplice, nella sua estrema complessità: le decrescenti capacità delle istituzioni pubbliche dei paesi della fascia saharo-saheliana di "governare" i loro territori, assieme all'insipienza di chi non ha mai voluto accettare altre istituzioni locali per gestire queste realtà, hanno una chiara responsabilità politica, he discende dalle politiche di aggiustamento strutturale imposte dalla Banca Mondiale per riparare ai guasti delle politiche precedenti, che avevano creato la spirale del debito, volute da chi? Dalla stessa Banca Mondiale. I risultati di medio-lungo termine di queste politiche li vediamo benissimo adesso: sistemi sanitari ridotti a zero, per cui a ogni piè sospinto tutto diventa una pandemia e le ONG occidentali corrono a chiedere soldi per loro, e non per rimettere in piedi i sistemi sanitari locali. Il sistema educativo è stato ridotto a zero, per cui le uniche scuole rimaste sono le Madrasse islamiche, colonizzate sempre più da leader estremisti che preparano le future forze combattenti, e infine istituzioni pubbliche corrotte, incapaci e inutili. Questo abbiamo voluto, anche noi italiani, grazie all'appoggio che le nostre delegazioni presso quelle istituzioni hanno sempre dato a queste politiche. Perché, ricordiamocelo bene, la Banca Mondiale non è un extra-terrestre caduto dal cielo, ma una istituzione voluta dagli americani che noi occidentali abbiamo applaudito e finanziato.

Da lì bisognerebbe ripartire, ma non sarebbe sufficiente. Essendo il cuore del problema legato alla terra, bisognerebbe che la principale agenzia delle nazioni unite che ha il compito storico di lavorare su questo tema, si desse da fare sul serio, con una strategia dei piccoli passi che parta dalle tante cose fatte sul terreno e su queste costruire una capacità negoziale che porti i principali attori a dialogare e concertare delle azioni che creino lavoro e sviluppo, salvaguardando la natura. E invece l'agenzia in questione cosa fa? Continua a sproloquiare sulle direttive volontarie per una governanza responsabile della terra. E' come se, avendo il motore della vostra macchia sfasciato, chiedeste a uno dei tanti lava-macchine di pulirla per bene dentro e fuori. Fanno riunioni, pubblicazione, scrivono progetti per avere soldi per fare altre riunioni e altre pubblicazioni, ma mai, dico mai, che cerchino di lavorare su queste questioni in modo serio e approfondito. 

Ecco perché é facile prevedere che le cose potranno solo peggiorare. Non interessa quasi a nessuno risolverle, e quei pochi non hanno potere per farlo. Una nota finale andrebbe fatta per il Vaticano e il Papa che, anni fa, era venuto due volte in visita alla FAO per proporre delle azioni comuni sulle questioni dei conflitti fondiari. Aveva anche scritto un'ottima enciclica che lasciava ben sperare noi tutti, ma poi, come molto spesso gli accade, ha girato pagina e di questo non si è più sentito parlare.
Quindi suggerirei almeno che cattolici, pro-bancomondialisti o tutti quelli che pensano che questo modello di "sviluppo" sia il migliore possibile, almeno abbiano la compiacenza di non venire a piangere per questo e altri massacri che continueranno.

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