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domenica 12 maggio 2024

Cari progressisti, reali e immaginari, è venuto il momento di fare “coming out”


 Scrivo questo messaggio a poche settimane di una importante elezione europea, dove lo scontro tra destre (di vario tipo) a forze che, a parole, si rivendicano del campo progressista, è centrale.

La confusione è grande sotto il cielo, soprattutto tra i progressisti che da un lato festeggiano la lotta armata di liberazione partigiana, che ci ha permesso di liberarci dal giogo fascio-nazista, e dall’altro non vogliono aiutare la resistenza del popolo ucraino contro l’assalto fascista di Putin.

 

Un’altra questione però occupa la mia mente, da alcuni anni oramai: l’uguaglianza di genere. Dovrebbe essere un precedente naturale, ovvio, per qualsiasi persona che si rivendichi del campo progressista, indipendentemente dal partito, movimento o sindacato che trovi grazia ai suoi occhi. In realtà non lo è affatto, e nessun partito, movimento o sindacato progressista, qualsiasi cosa questa parola voglia dire, non lo rivendica e soprattutto non lo mette in pratica al loro interno.

 

L’uguaglianza di genere non è solo la rivendicazione di salari uguali, o di avere più donne nei posti di comando o, massima apertura finora registrata, più servizi come asili nido per le mamme e genitori in generale.

 

L’uguaglianza di genere, come dovremmo sapere, inizia alla base, laddove il sistema capitalista ha trovato il modo di riprodurre il suo modello ideale, il patriarcato, a costo zero, e cioè dentro casa. Trasformando la famiglia in un centro di potere dominato dalla figura paterna, la donna si è vista relegata ai margini della società, cercando degli spazi di sopravvivenza e di affermazione propria sfuggiti al controllo maschile.

 

Che questa voglia di potere e di controllo del mondo maschile abbia a vedere col fatto che la riproduzione della specie umana passa per la donna, un potere che i maschi non possono sottrarre alle donne, è abbastanza evidente. Ma basti pensare poi all’altra funzione chiave, l’alimentazione, cioè la cucina, che da sempre è stata patrimonio femminile. Basta guardare un qualsiasi documentario sui primi chef stellati francesi, Paul Bocuse in testa, che sono disponibili negli archivi televisivi francesi, roba di 50 anni fa, e lui, come tanti altri chef, ricorda gli insegnamenti fondamentali ricevuti dalle proprie mamme e nonne. Storicamente la trasformazione dei prodotti di base in cibo gustoso è stata possibile grazie al genio femminile. Poi, a un certo punto, la cucina è diventata di tendenza, e allora il maschio ha deciso di appropriarsi anche di questo spazio: ed ecco la pletora di chef di tutti i tipi, rigorosamente maschi al 95%, e lo spirito di competitività che il maschio porta sempre con sé. Solo una persona abitata da questo spirito patriarcale di dominio poteva inventare robacce come Master Chef, trasformando il piacere di cucinare, per gli altri prima che per sé, in una gara ad eliminazione. 

 

Insomma, le resistenze maschili all’emergere giusto e naturale della metà del mondo, quello femminile, sono forti e forse addirittura aumentano. Ecco perché mi aspettavo che dopo le ondate di violenza sempre più marcata contro le donne, questi progressisti che vogliono il nostro voto, avessero fatto una piccola riflessione sulle basi di questo problema atavico, e cioè cosa succede dentro casa, dentro la coppia, sposata o no.

 

Peine perdue, come dicono i francesi: nessun leader o mezzo-leader o intellettuale qualsiasi e meno ancora qualsiasi attivista, ha ancora avanzato una proposta su questo tema, che riguarda le proprie organizzazioni, i propri movimenti e i propri partiti. In realtà un partito ha osato compiere questo passo, uno di sinistra di cui parleremo nei prossimi mesi: segnale che anche questo mondo conservatore può iniziare a muoversi.

 

Dentro la coppia si esercita un potere maschile che inizia da piccoli e diventa la norma da adulti. Comanda l’uomo, e se per caso qualche maschio decide di occuparsi di una parte dei compiti quotidiani per tenere a galla una coppia, spesso e volentieri questo è fatto come un “favore” che si fa alla propria partner.

 

Ecco perché credo sia necessario inviare questo messaggio, rivolto ai maschi, simpatizzanti o attivisti di questo mondo “progressista” che non vede il problema centrale di questo mondo: l’essere costruito su basi patriarcali, prima ancora che capitaliste, dove domina la competizione, la voglia di accaparrarsi risorse e territori e quindi potere, il tutto a scapito di tutto quello che è altro: la natura, tanto cara a Papa Francesco, ma innanzitutto a scapito della metà femminile del mondo.

 

A voi, maschi “progressisti” dico quindi che è giunta l’ora di fare il vostro “coming out”: guardatevi dentro di voi, dentro le vostre coppie e riconoscete le asimmetrie di potere che avete contribuito a costruire e a mantenere dentro le vostre coppie e, per estensione, nelle vostre attività nella sfera pubblica.

 

Dovete iniziare dalla sfera privata, domestica, a riequilibrare il mondo. Non serve a nulla proporre programmi mirabolanti, pagine e pagine di promesse come state facendo tutti in vista delle Europee, fintanto che continuerete a portare avanti un modello patriarcale dentro casa vostra.

 

Volete sul serio un mondo diverso, più pacifico, più armonico con la natura e con gli altri? Bene, allora iniziate dentro casa. Ora!

 

 

 

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