Rieccoci qui, a Maputo, in quel paese che, da anni oramai, é una scuola aperta di quanto succede attorno alle risorse naturali, terra e acqua, del loro accaparramento da parte di pochi, degli stratagemmi usati, delle resistenze in alto, del "cosa ci facciamo noi qui".
Siamo arrivati qui poco dopo la fine del conflitto, guerra civile, che ha strangolato il paese fin dalla sua indipendenza nel 1975 (ascoltatevi la canzone di Bob Dylan, album Desire, dedicata a questo paese: I'd like to spend some times in Mozambique). Erano i primi anni 90 e noi venivamo qua con la sola arma che abbiamo con noi ancora oggi: parole per cambiare il mondo.
Questa l'ho presa a prestito da un grande e famoso scrittore peruviano, da un libro dove narra, fra le altre cose, le gesta di Flora Tristán, del suo prodigarsi per lottare per un mondo piú corretto, dove uomini e donne avessero uguali diritti. Una riformista che venne considerata come una pericolosa rivoluzionaria in quella Francia gretta ed ottusa della metá del secolo XIX.
Anche lei si chiedeva il senso di quelle parole, abbinate ad un'azione che oggi ci fa sorridere, ci appare velleitaria.
Mi guardo dentro e mi chiedo quanto velleitari siamo anche noi a continuare a credere nella forza delle idee, delle piccole cose, quanto siamo riusciti ad incidere realmente e profondamente in queste realtá strutturatesi durante molti secoli, attorno all'ingiustizia.
Domanda vana, mai avremo la risposta. Ma se da un lato il dubbio rimane, ci accompagna, dallº altro questo stesso dubitare ci dá la forza di continuare, di andare avanti.
Diceva quello dell'Appennino (Pavana): la mia parte ve la posso garantire ... (firmato F. Guccini)
giovedì 22 aprile 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
il bisogno di credere che possiamo ancora aiutare e che forse le parole non bastino ma possono sempre portare gli altri a riflettere. continua a lottare in ciò che credi. Don Chisciotte non è uno stupido ma un vero combattente idealista!
RispondiElimina