sabato 27 ottobre 2012
2012 L51: Giancarlo De Cataldo - Io sono il Libanese
Einaudi Stile Libero
Il Libanese aveva venticinque anni, un nome di battaglia che conoscevano ancora in pochi, troppo pochi, e un'ossessione.
Voleva diventare il re di Roma.
L'avevano preso per una storia di armi, e si era subito messo al lavoro: dal carcere potevano nascere grandi cose.
I camorristi dettavano legge, i romani chinavano il capo. I romani dormivano. Il suo compito: svegliarli.
Aveva sondato il terreno con uno spacciatore del Tufello, un cassettaro di Borgo Pio, un giovane rapinatore della Borghesiana e un usuraio di piazza del Fico.
Niente da fare.
Finché si manteneva sul vago, lo stavano a sentire, sembravano persino interessati. Eh, certo, Roma nun è piú quella de 'na vorta… qua le cose nun vanno… nun semo piú padroni a casa nostra… tocca inventasse quarche cosa… Ma appena si azzardava a scendere sul concreto, partivano moccoli e scaracchie. Che? Un progetto? Organizzazione? Ma noi siamo già organizzati. Ognuno ci ha la sua batteria, e basta e avanza, ché a Roma, se sa, due semo troppi, e tre è già 'na folla. Che te sei messo in testa, 'a Libano? De pensa' in grande? Te voi inventa' 'na banda? Ma nun è pane pe' li denti tua… e poi, a pensare in grande c'è già il Terribile. Sì, certo, come no.
I romani non erano gruppo, non erano squadra, non erano niente di niente. E lui, che li voleva coesi, determinati, invincibili, lui era solo un sognatore.
Il Libanese si era sentito meschino, invisibile. Aveva vacillato. Pensava seriamente di cambiare vita. Trovarsi un lavoro, una donna.
Forse non era cosa per uno nato e cresciuto nei vicoli di Trastevere.
Forse davvero Roma non vuole un re perché non è piú regina di niente. È solo una vecchia cortigiana stanca, che succhia l'ultimo sangue ai suoi giovani figli e quando ne ha abbastanza li getta via.
Devo ammettere che l'impressione che ho avuto leggendolo è che l'abbia scritto con una mano legata dietro la schiena. In scioltezza, giusto per metter giù una storiella. Mi aspettavo di più, sembra quasi che stia tirando fuori i pezzi rimasti dal famoso romanzo criminale e che, uno alla volta, gli ridia una pulitina e li metta fuori. Il romanzetto non è male, ma insomma, ci si poteva aspettare di più.
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