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lunedì 27 luglio 2015

2015 L32: La muraille de lave - Arnaldur Indridason

Points 2013

Le commissaire Erlendur est parti en vacances sur les lieux de son enfance, il ne donne aucune nouvelle, on a retrouvé sa voiture abandonnée en rase campagne. Mais son équipe continue à travailler. Tandis qu'Elinborg, la fine cuisinière, s'occupe d'une affaire de viol, Sigurdur Oli, le jeune homme moderne formé aux Etats-Unis, reconnaît par hasard dans la rue l'un des témoins d'une affaire de pédophilie en partie résolue et le suit.
Dans le même temps, un ami lui demande d'aider discrètement un couple de jeunes cadres qui, partiquant léchangisme, fait l'objet d'un chantage.
Troublé par son divorce, surveillé de près par sa hiérachie qui n'apprécie pas ce type d'aide, Sigurdur Oli va aller jusqu'au bout d'une histoire surprenante, révélant la cupidité qui s'est emparée de la société islandaise avec l'expansion mondiale des modèles financiers.
Commencé comme un polar classique, tissant les trames de plusieurs affaires, ce roman montre au lecteur comment, à l'image de la muraille de lave, au pied de laquelle un remous violent engloutit toutes les embarcations qui l'approchent, et surnom donné au siège d'une grande banque à l'architecture sombre et aux pratiques discutables, l'impudeur de l'amour de l'argent peut entraîner dans son tourbillon la perte de tout critère moral.

Un po'difficile da leggere dato il tema scelto (i traffici della finanza islandese poco prima della crisi). Si vede in translucido il penchant dell'autore per l'Occidente americano, e contro quelle scuole "piene di comunisti" come dice il personaggio principale... ci sono momenti in cui il dialogo sembra un po' decalé rispetto all'atmosfera del posto... insomma una sufficienza per l'impegno, ma potrebbe fare meglio...

lunedì 20 luglio 2015

2015 L31: E disse - Erri De Luca

"Mosè, primo alpinista, è in cima al Sinai. Inizia così il suo corpo a corpo con la più potente manifestazione della divinità." Erri De Luca racconta l'eroe Mosè con la grazia del grande scrittore che reimmagina, attraverso la Scrittura, la grandezza sofferente dell'uomo alla guida di un popolo in fuga. "E disse": con questo verbo la divinità crea e disfa, benedice e annulla. Dal Sinai che scatarra esplosioni e fiamme, vengono scandite le sillabe su pietra di alleanza. Nell'impeto di un'ora di entusiasmo un popolo di servi appena liberati si sobbarca di loro: "Faremo e ascolteremo". Luogo di appuntamento è il largo di un deserto, dove la libertà è sbaraglio quotidiano. Notizia strepitosa: nell'antico ebraico, madrelingua, le parole della nuova legge sono rivolte a un tu maschile. Le donne guardano con tenerezza gli uomini commossi e agitati. Il dito scalpellino che scrive in alto a destra: "Anokhi", Io, è il più travolgente pronome personale delle storie sacre. 

A costo di andar controcorrente, a me il libro non é piaciuto affatto.

2015 L30: Un paradis trompeur - Henning Mankell

Le froid et la misère ont marqué l'enfance de Hanna Renström dans un hameau au nord de la Suède.
En avril 1904, à l'âge de dix-huit ans, elle s'embarque sur un vapeur en partance pour l'Australie dans l'espoir d'une vie meilleure. Pourtant aucune de ses attentes – ou de ses craintes – ne la prépare à son destin. Deux fois mariée brièvement, deux fois veuve, elle se retrouve à la tête d'une grosse fortune et d'un bordel au Mozambique, dans l'Afrique orientale portugaise. Elle se sent seule en tant que femme au sein d'une société coloniale régie par la suprématie machiste des Blancs, seule de par la couleur de sa peau parmi les prostituées noires, seule face à la ségrégation, au racisme, à la haine, et à la peur de l'autre qui habite les Blancs comme les Noirs, et qui définit tout rapport humain. Ce paradis loin de son village natal n'est-il qu'un monde de ténèbres ?

Non é il migliore di Mankell. I personaggi, alcuni almeno, sono un po' troppo grossolani e la storia sembra un po' troppo tirata per i capelli.

martedì 14 luglio 2015

Houston, abbiamo un problema!



Un grosso problema, e si chiama Germania. “Si è persa la fiducia” diceva pochi giorni fa la Cancelliera. Ed aveva ragione, sbagliava solo l’oggetto del contendere che non era la Grecia, pulviscolo atmosferico nella stratosfera economico-finanziaria mondiale, ma la sua Germania.

Quando un problema diventa ricorrente, c’è di che preoccuparsi. Si da stura a tutti quelli che pensano che, sotto sotto, la vera natura tedesca sia quella guerriera, già vista all’opera nel 1870, e poi nella prima e seconda guerra mondiale. Erano rimasti calmi per alcuni decenni, ma dal momento della riunificazione i vecchi spiriti mal sopiti sembrano tornati a dominare lo spirito tedesco.

Nipotini dello Sturm und Drang, lo tradiscono nel momento del massimo parossismo del Faust di Goethe: "Il sentimento è tutto!". Per loro si potrebbe parafrasare dicendo che “il rigore finanziario è tutto!”.

Dicevo ieri che comunque andasse a finire l’Europa aveva chiuso. Dopo aver letto le condizioni imposte ai greci, mi vien da citare quanto detto dall’ufficiale francese Ferdinando Foch all’indomani del trattato di Versailles imposto alla Germania dopo la fine della prima guerra mondiale:

“Questa non è una pace, è un armistizio per vent’anni”

Nessuno dei commentatori ascoltati ieri sera sulle televisioni estere e nazionali crede che queste condizioni possano essere realmente rispettate, in particolare il pozzo di San Patrizio dei 50 miliardi. Un economista francese concludeva dicendo che fra pochi mesi ci ritroveremo a dover iniziare un’altra volta a discutere della Grecia perché con queste misure recessive gli equilibri macroeconomici potranno solo peggiorare per cui nessuno degli indicatori potrà passare al verde. Allora o sono incompetenti quelli che lo hanno imposto, oppure volevano sul serio fare una “rappresaglia” come dice un giornalista di Repubblica oggi. Parola forte, che rimanda inevitabilmente all’ultimo tentativo militare tedesco di imporsi al mondo e ai fatti di via Rasella (https://it.wikipedia.org/wiki/Rappresaglia_%28film_1973%29).

Al netto di tutto resta la percezione popolare sempre più forte che chi comanda sia Berlino e che lassù nessuno si interessi dell’Europa dei popoli. Ecco perché se l’unico simbolo rimasto è l’Euro, bisogna essere coerenti e dire che questa moneta, simbolo di una imposizione che oggi schiaccia la Grecia e domani tutti gli altri, non ci sta bene, meglio chiudere questa avventura e ricominciare da capo. Solo rimescolando le carte esiste una possibilità che anche i tenori del rigorismo finanziario paghino in parte per le assurdità delle loro ricette.

Un’Europa della finanza, incapace di vedere la montagna di problemi che il loro modello economico sta creando dappertutto, dalla distruzione del clima, al terrorismo oramai in casa, e ancora peggio alla rottura del patto sociale, .. un’Europa così non serve più a nulla. O si cambia la Germania, o cambieremo l’Europa a partire dal basso. La Grecia ha fatto il primo tentativo, andato così così, ma almeno ha avuto il coraggio di dire che il Re è Nudo!. Fra poco sarà la Spagna a poter mandare un segnale forte, … chissà se un giorno ci sveglieremo anche noi. Il rischio è che sia l’estrema destra a trarne beneficio. I prossimi mesi ci diranno chi avrà avuto ragione.


lunedì 13 luglio 2015

Nasce il Quarto Reich sulle ceneri dell’Europa?



In queste ore il disegno di Wolfgang S. diventa sempre più chiaro. Quello che non è riuscito al piccolo austriaco, lui vuole provare a crearlo attraverso il dominio economico-finanziario. Non c’è più bisogno di comandare territorialmente, rifare l’Impero, adesso basta imporre i dogmi neoliberali e oltreché a piegare le reni alla Grecia, come blaterava il nostro, uno alla volta dovremo tutti metterci in ginocchio a Wolfgang il Terribile.

Qualunque sia la fine del tormentato negoziato, al momento di scrivere sono ancora lì a discutere, quel che è chiaro è che l’Europa è morta. L’Europa come sogno, come attore importante nella storia attuale, si è sciolta come neve al sole. Incapace di risolvere un microproblema, tanto da farlo diventare un problema mondiale, i paesi europei si presentano totalmente divisi alle grandi sfide che attendono l’umanità. Quattro sono i mostri che avanzano e che hanno cominciato a fare squadra, il che avrà un effetto moltiplicatore su tutti noi.

La crisi ecologica, da decenni sottovalutata da tutti i governi e al massimo considerata come una sciocchezza da lasciare ai verdi, sta diventando ogni giorno più evidente. Il cambio climatico, il depauperamento delle risorse naturali, la desertificazione che avanza e la degradazione crescente delle terre, il tutto per un costo vicino ai 500 miliardi di dollari annui stimati dalle nazioni unite.

Questa crisi non viene più sola. La crisi finanziaria sta moltiplicando i problemi ecologici, dato che i triliardi fantasma che si scommettono ogni millisecondo non sanno più dove andare per portare a casa tassi di profitto per gli ingordi detentori dei pacchetti azionari. Ed ecco che la finanziarizzazione della Natura diventa la sponda ideale. Sfruttare tutto quello che Madre Natura ci ha lasciato, metterlo sul mercato, dare un prezzo anche a Dio oramai….Un Cavaliere dell’Apocalisse che nessuno oramai riesce più a controllare. 2500 miliardi di dollari bruciati in pochissimo tempo alla borsa di Shangai, stime cautelative, e tutti lì ad aspettare il vero botto che arriverà fra non molto. I computer fanno le transazioni in microsecondi, in automatico, fuori dalla portata di comprendonio anche di Zio Paperone, che pur di soldi ne capiva qualcosa.

Questa finanziarizzazione è figlia di una crisi economica che sta arrivando all’apogeo. La terziarizzazione dei servizi, la ricerca disperata di ridurre il costo del lavoro, come se fosse questo che determina il prezzo finale, sta riportando in auge cose viste anni fa nello Stato del Parà, in Brasile, e raccontatemi da un collega che ha lavorato tutta la vita nell’Africa francofona. La servitù e la schiavitù come ultima frontiera: costo quasi zero per avere prezzi sempre più bassi. Un’economia che è uscita di testa, perché non ci sono più acquirenti, per cui devono disperatamente convincerci ogni minuto che dobbiamo comprare qualcosa, anche senza soldi, magari prendendoli a prestito, ed ecco il legame con la finanza.

Da piccolo quando vedevo una Mercedes non riuscivo nemmeno a pensare quanti stipendi di mio padre muratore ci sarebbero voluti per comprarla. Oggi ti dicono che bastano qualche cento euro al mese ed è subito tua. Qualcosa non mi funziona. Poi guardi le scritte in piccolo e capisci (non tutti a dire il vero) il tranello. Vogliono portarci tutti dentro il mondo finanziario, dove compri a rate e dove ti vendi il tuo futuro. Guardate gli studenti delle università private americane, o delle grandi scuole francesi e inglesi: esci con un bel diploma e con un debito tale per cui non potrai mai permetterti di avere delle opinioni libere, ma sarai obbligato  a pensare quello che vuole la Casta, e così ti garantiranno di poter rimborsare i tuoi debiti e fra 40 anni magari potrai anche comprarti una casetta.

Tutto questo si basa sull’ultimo grande postulato, detto con semplicità disarmante da The Iron Lady: la società non esiste, conosco solo individui. Rompere il patto sociale, la convivenza pacifica, ognuno pensi a sé stesso. Individualismo che fa a botte con la storia dell’Umanità. Ma nessun capo di Stato sembra ergersi contro di questo, l’unico a farlo resta il Papa che oramai tutti chiamano il Comandante Francesco.

Rompere i legami comunitari, voler aprire mercati per beni occidentali in tutto il mondo attraverso anche la guerra se serve. Un modello che abbiamo visto all’opera con la guerra in Irak e che ci viene ancora venduto oggigiorno.

Oramai la Storia ha cambiato strada. Il tramonto americano è iniziato, e dato che la Cina non potrà sostituirlo per la semplice ragione che l’America oltre a un dominio tecnologico, economico e finanziario aveva anche un dominio culturale popolare a cui tutti ci siamo sottomessi volontariamente. La Cina potrà avere un impero economico, finanziario forse, militare certamente, ma resta etnicamente troppo lontana da tutto il resto del mondo. Per cui potrà espandersi economicamente ma dietro di sé lascia spazi aperti. Ed è lì dentro che da un lato si inseriscono i salafiti e tutte le sette terroristiche che si fanno scudo della religione. Fenomeni che sarebbero stati marginali cinquant’anni fa ma che adesso hanno davanti a loro un’autostrada a quattro corsie. L’America non riesce a contenerli, l’Europa si è squagliata, i cinesi non possono nemmeno provarci dato che non hanno nulla da offrire, ma solo da prendere.

In questo casino di scioglimento culturale e di arrampanti finanzieri d’assalto, la Germania, anzi Wolfgang il Terribile pensa di poter far nascere un nuovo Reich. Forse i suoi occhiali gli permettono di vedere bene da vicino, ma di sicuro non vede oltre i confini europei. Capace di far crollare l’Europa pur di imporre la dittatura del Marco tedesco, sembra convinto che ci sia un destino imperiale per il suo paese. Non riesce proprio a capire che o si cambia radicalmente strada o la prossima guerra asimmetrica del tutti contro tutti porterà via lui e tutti quelli che la pensano come lui.
Tsipras magari perderà, ma almeno avrà messo al centro il vero problema dell’Europa e del mondo attuale. Non si può continuare ad andare avanti contro la maggioranza dei popoli. Non si può distruggere la natura in nome della finanza, non si può distruggere il lavoro in nome di benefici per gli azionisti e non si può distruggere la democrazia in nome dell’efficienza.

Wolfgang il Terribile e la sua controfigura politica sono un passato che ci ha portato guerre e dolori, dal 1870, al 1914, al 1939…. Questa è la Germania che conosciamo e questa è la Germania che nono vogliamo. Il rischio è una guerra non di territori da conquistare o di carri armati da distruggere. Sarà diversa, con il sud del mondo che vorrà venire da noi, per il semplice principio dell’acqua: mio padre muratore mi insegnava che l’acqua fa livello, per cui tende ad andare là dove ce n’è meno per pareggiare il livello. Nello stesso modo gli sfruttati del sud del mondo vengono e verranno da noi finché i nostri livelli di vita non si uguaglieranno. Se non ce la faranno a piedi verranno con altri mezzi, tanto oramai i diseredati del sud ce li creiamo in casa, a Kilometro zero, nostrani. Sono sempre più arrabbiati e dato che non abbiamo risposte alle loro domande, vanno da chi dà loro queste risposte, anche se a noi non piacciono. L’Isis e tutti sti terroristi hanno uno story-telling che fa breccia, mentre noi non abbiamo più nulla da contrapporre.

Intanto andiamo avanti a distruggere il pianeta, in nome dei nostri piccoli egoismi non guardiamo mai il senso di quello che le nostre Ditte fanno all’estero. La stessa ragione per cui abbiamo lasciato prosperare la mafia prima e adesso una mafia verde che vive e prospera sui rifiuti, quelli nostri. La logica è la stessa, dove non c’è più Società, Comunità, l’Homo Economicus cerca profitti immediati, confortato da decenni di acculturamento che andava in questa direzione.

Non riusciremo a venirne fuori senza aver capito che oramai tutto si tiene, le quattro grandi crisi non si possono più trattare separatamente; bisogna quindi iniziare da quanto abbiamo più vicino, cioè l’ALTRO. Ama il prossimo tuo un po’ più di te stesso, dice il Comandante Francesco. Ecco, a questo si riassume il nodo centrale: da lì si deve ripartire.

martedì 7 luglio 2015

Renzi: “Europa cambi o è finita!”



Per una volta tanto, sono d’accordo con il nostro Primo Ministro (http://www.repubblica.it/politica/2015/07/06/news/grecia_renzi_domani_da_bruxelles_via_definitiva_per_risolvere_emergenza_-118459969/). Certo, pensare che questa Europa possa cambiare, ci vuole tanta speranza, ma magari la crepa introdotta dal popolo greco riuscirà a scalfire il muro dell’indifferenza eretto a Bruxelles.

Si potrebbe comunque anche dire che l’Europa che avevamo imparato a sognare fin da bambini alle elementari, ai tempi del MEC, sia oramai morta, date le prove inconcludenti che ha dato di sé in questi ultimi mesi.

Tutte le guerre iniziano a partire da un evento più o meno rilevante che serve poi per temporizzare gli avvenimenti; così con la morte del Arciduca Ferdinando per la prima guerra e l’invasione della Polonia per la seconda. La terza guerra, essendo per sua natura diversa dalle altre, non ha ancora trovato una data o un periodo che possa considerarsi a detta di molti, come l’inizio. E questo malgrado il fatto che personalità come il Papa dicono da tempo che siamo già entrati nella terza guerra mondiale. http://it.euronews.com/2015/06/06/papa-francesco-a-sarajevo-terza-guerra-mondiale-combattuta-a-pezzi/

Credo che il 2015 potrebbe diventare l’anno ufficiale d’inizio di questa guerra. Ricordiamo l’11 gennaio a Parigi con la strage di Charlie Hebdo, la strage del Bardo a Tunisi, seguita dalla recente strage in spiaggia sempre in Tunisia, paese colpito a morte (lo Stato d’emergenza è già stato decretato dal Presidente della Repubblica). Possiamo poi dimenticare l’inabissamento del cargo il 18 aprile scorso con quegli 800 affogati? http://www.corriere.it/cronache/15_maggio_07/arrestato-scafista-ligure-sbarco-migranti-puglia-8dfbf9a8-f4a3-11e4-83c3-0865d0e5485f.shtml

Mettiamoci infine la guerra di Crimea e d’Ucraina e la conclamata incapacità dell’Unione Europea di risolvere il piccolissimo problema della Grecia, 2% del suo budget, e farlo diventare un problema mondiale del quale oggi, 7 luglio, non si sa assolutamente come e se ne verranno fuori.

Per noi europei è chiaro che la guerra è iniziata e, quel che è peggio, che non siamo assolutamente preparati, politicamente, ad affrontarla. A capo della Commissione abbiamo un fantasma, Jun-chi? Sparito nel nulla dopo le roboanti dichiarazioni in favore del SI in una contenda referendaria di uno stato membro. Non solo non aveva il potere di intervenire a dire la sua, ma in più ha sbagliato in pieno, di fatto autoescludendosi da qualsiasi possibile ruolo di mediatore in futuro. L’autoproclamato asse franco-tedesco, quello che a parte i guai finanziari non è stato in grado di risolvere nulla, ha deciso di prendere in mano i destini di quella unione europea che sta cadendo a brandelli. Nessuna legittimità democratica, nessuno ha dato a quei due il potere di sostituirsi alle istituzioni europee, ma lo fanno lo stesso. Già portano il peso di aver creato questa situazione, loro due e le banche e il mondo della finanza che hanno dietro, adesso avranno anche la responsabilità di non aver risolto un bel nulla.

Ma una volta tanto guardiamo oltre la Grecia. Per quanto sia capitale quello che sta succedendo in quel paese, il problema maggiore sta nella conferma che l’Europa come è messa non ha nessuna idea di come prendere in mano i destini dei suoi popoli e meno ancora dei popoli vicini. Abbiamo la guerra davanti casa in Libia, l’Isis che si sta impiantando in Tunisia distruggendo l’unico stato democratico di quelle sponde del mediterraneo, abbiamo la guerra in casa dalla Crimea all’Ucraina, dentro le frontiere oramai abbiamo terroristi pronti a passare all’azione, un’economia che non si muove e soprattutto nemmeno uno straccio di idea in quelle teste bloccate su ricette grottesche che solo ci porteranno alla guerra ancor prima.

Cito un articolo che vi invito a leggere sulla Repubblica di oggi a firma di Lucio Caracciolo (un altro pericoloso estremista …):
“L’Europa tedesca è altrettanto realista dell’acqua secca o del legno ferroso. Lo conferma la tragedia greca, di cui stiamo sperimentando solo le prime battute. Pur di preservare la sua stabilità la Germania ha esportato instabilità nel resto d’Europa, a cominciare dalla periferia mediterranea. Sotto il profilo economico e monetario, propugnando una ricetta unica – la propria – per contesti radicalmente diversi, sicché senza le pressioni americane e il pragmatismo di Mario Draghi l’eurozona sarebbe già saltata da tempo sotto i colpi dell’austerità. Sotto il profilo geopolitico, rifiutandosi di assumere ogni responsabilità nelle crisi del Mediterraneo e lasciando che lo scontro sull’Ucraina fosse appaltato ai baltici, per i quali la distruzione della Russia è obiettivo appetibile. E adesso lasciando andare Atene alla deriva.
Smottamento economico, sociale e geopolitico che infragilisce l’euro e completa la destabilizzazione delle nostre frontiere mediterranee dopo la disintegrazione della Jugoslavia (incentivata dalla coppia austro-tedesca) e della Libia (follia franco-britannica), per tacere del Levante in fiamme e del solipsismo turco.”

Quello che si sta negoziando a Bruxelles per trovare una soluzione sulla Grecia è solo l’aperitivo. Questa classe politica ci sta portando dentro una guerra del quale non vogliamo capire le ragioni profonde, non abbiamo un’idea di quali siano gli interessi in gioco e le moventi alleanze. 

Il segnale di risveglio ai popoli europei datoci dal popolo greco è importante, ma non pensiamo che sarà sufficiente.

lunedì 6 luglio 2015

Grazie Popolo greco

Cocente sconfitta del turbocapitalismo made in Bruxelles. Angela Merkel e il suo lacchè Hollande costretti a riaprire una discussione considerata già conclusa.

Una lezione di democrazia come non si vedeva da tanto tempo. Per restare ai casi nostri, andrei indietro fino al 1974 quando il referendum sul divorzio sancì l’entrata dell’Italia nel XX secolo, malgrado le fortissime resistenze della Chiesa e del suo partito di riferimento, la DC.

Quanta strada da allora. Ci si batteva pro o contro, il nano Fanfani era il nemico da abbattere, ma era una cosa vera, fra uomini, non come è diventato il mondo e la nostra povera Europa da tanti, troppi anni. L’idea stessa di consultare il popolo su scelte strutturali, come quelle che la Troika dal nuovo nome voleva imporre al popolo greco, ecco, a tanti è sembrata una idea balzana. Questo significa che il processo di formattazione mentale, portato avanti dal capitale finanziario e dai suoi seguaci di vari colori, col controllo dei mass media di ogni scuola e tendenza, oramai ha fatto scuola. Domina, anzi dominava quasi dappertutto, finchè un piccolo Calimero non è uscito fuori a dire che il Re era nudo.

L’Unione Europea che ci avevano venduto da piccoli era diventata un contenitore per proteggere i grandi capitali bancari, a scapito dei popoli che dovevano farla. I segnali erano stati tanti, pervicacemente inascoltati da una classe politica autoreferenziale che trova incredibile l’idea stessa che qualcuno al di fuori del loro gruppetto osi andare a chiedere cosa ne pensano quelli che subiranno le misure.

I ladri di Brussels, quelli che hanno imposto il salvataggio delle banche tedesche e francesi, trasferendo il debito privato greco, creato per far comporare materiale bellico tedesco e francese, ricordiamolo, nelle casse statali, e poi imponendo misure di cui alcuni, pochi, economisti dello stesse FMI si sono pentiti ed hanno fatto un mea culpa tardivo ed inutile, ecco questa casta al cui confronto il nostor mondo di mezzo del Cecato e compagnia sembrano una compagnia di giro di mezza tacca, hanno continuato a volere la morte del popolo greco.

La ragione era ed è molto semplice. Tsipras ha detto basta a questa serie di misure che avrebbero salvato ancora una volta le banche creditrici europee, le banche greche e l’euro, e ha semplicemente chiesto al suo popolo cosa ne pensava.

Malgrado le interferenze esterne, degne della CIA all’epoca nel Cile democratico di Allende, con l’impresentabile presidente della UE Junker a schierarsi pubblicamente in un processo nazionale, nel quale non aveva assolutamente in diritto di intervenire, ecco, malgrado questi personaggi, o forse grazie ai loro interventi, il popolo greco ha detto un rotondo OKI. No a questa idea di Euranza, una europa finanziaria dove i popoli non contano nulla. Il tenativo di riportare indietro le lancette della storia verso un medio evo di servitù, non ha funzionato.

La Grecia ha mostrato che si può dire di no alla Finanza mondiale, anche quando si nasconde dietro personaggi che, se avessero il minimo senso dell’onore, e parlo di Junker, dovrebbero dimettersi, per un comportamento squallido a difesa delle banche. Ma Junker lo conosciamo bene, per tutto quello che ha combinato a casa sua. Peggio ancora è stata la piccola cancelliera, incapace di ergersi nemmeno al ginocchio dei grandi politici tedeschi. Una piccoletta, schiava degli interessi delle banche e finanze nazionali. Parlare poi degli altri, a partire da Hollande o del nostro premier, sarebbe tempo sprecato. Tutti lì a tifare per il SI.. e adesso? Con che faccia si presenteranno davanti a Tsipras, ma soprattutto davanti alla Storia?

Hanno contribuito a distruggere l’idea di Unione, grazie  a loro l’estrema destra avanzerà in molti paesi ma almeno i popoli resistenti, cominciando dalla Spagna, seguiti dal Portogallo, ricorderanno che un altro futuro è possibile.

E’ finita una battaglia, vinta, contro il Goliah bancario. Non confondiamo però battaglia e guerra. La guerra è ricominciata, e la voglia di rivincita dei ricchi è sempre presente. Non possono ammettere la possibilità di un pareggio, per cui cercheranno la vendetta.

Oramai il declino di una bella idea, come fu l’ Europa degli Spinelli, gli Altieri e gli altri, non esiste più. L’asimmetria di potere è ancora fortissima, per cui poche sono le speranze di vincere questa guerra, per costruire una Europa dei popoli. Ma almeno da ieri sappiamo che la speranza esiste.

La destra ha perso, e ha perso di brutto. Ma ha perso anche una sinistra europea incapace di capire dove siano gli interessi del popolo. Venduti al capitale e al neoliberalismo, sono indistinguibili dalla destra. Avere il PD al governo con Berlusconi quasi non ha fatto scandalo, adesso con Alfano sembra tutto normale, ce lo propagano come un governo progressista. Da noi in Italia come altrove. Non vi vogliamo più, lo avete capito? Non rappresentate più nulla al di là dei vostri interessi. La lotta sarà di lunga durata, poche certezze di vittoria, ma questa lotta la dobbiamo anche ai popoli del sud del mondo, che imparino anche loro a ribellarsi. Il dominio del capitale, della finanza, che ci sta portando alla distruzione del pianeta terra e di chi ci abita, va fermato, democraticamente, dicendo OKI.

Oggi è un giorno felice. Da stasera riprende la lotta.

giovedì 2 luglio 2015

2015 L29: Respiro corto - Massimo Carlotto

Einaudi Stile Libero 2012

Un mafioso russo, un criminale paraguayano, il rampollo di un'aristocratica e agiata famiglia parsi e un truffatore americano sono costretti ad abbandonare i loro paesi. I loro destini si incroceranno a Marsiglia. Bernadette Bourdet, chiamata ironicamente B. B. per la sua scarsa avvenenza, è un commissario della narcotici che ascolta solo Johnny Hallyday e comanda una squadra di agenti reietti, cacciati da tutti i commissariati. Agisce al di fuori della legge ma i capi la lasciano fare perché i suoi metodi funzionano. Il suo sogno è fare pulizia dei politici e degli amministratori corrotti, ma non le è permesso oltrepassare i confini dei bassifondi. B. B. condivide una strana amicizia con un anziano boss della mala corsa. Entrambi pensano che la Marsiglia di un tempo fosse migliore e tentano di arginare un destino ineluttabile.
Bello, il Carlotto futuribile che accellera a 200 all'ora... forse troppo veloce... si perdono i contorni, il paesaggio sparisce, omicidi, violenze di tutto a una velocità che arrivi in fondo e ti chiedi: ma mi é piaciuto?