Posso capire i
sentimenti constrastanti che stanno agitanto l’universo mondo in queste ore, ma
nel contempo penso sarebbe opportuno cominciare a ragionare a mente fredda, da
una prospettiva europea e in funzione anche dei nostri interessi di cittadini
europei.
Fatte salve tutte
le derive buffonesche del personaggio, ci sono alcuni elementi da sottolineare
in queste elezioni:
1.
Una
volta ancora gli istituti di sondaggio e i vari opinion-makers dell’insieme dei
media si sono sbagliati alla grande. Non è bastato il tonfo del Brexit per
capire che non ci si puó fidare delle inchieste dei sondaggisti ma, peggio
ancora, chi ne esce con le ossa rotta sono quei media che per lavoro dovrebbero
occuparsi di studiare il proprio paese, quegli esperti sempre pronti ad andare
in televisione ma mai interessati ad essere lí dove il popolo vero si trova.
Traiamone quindi le conclusioni e cominciamo infine a pensare con la nostra
testa invece di farci infinocchiare da numeri e numeretti buttai lí come
specchietti per le allodole.
2.
Ha
perso Wall Street, che già si preparava a un trasloco in grande stile a
Washington, portandosi nei bagagli la loro venditrice ufficiale in gonnella.
Non mi faccio illusioni che questo schiaffo basti a far rinsavire i finanzieri,
ma almeno lasciami godere questo piccolo momento di gioia.
3.
Ha vinto il popolo americano della classe bassa e media. Trump ha dimostrato una
verità molto evidente anche in Europa ma che abbiamo molte difficoltá ad
ammettere (e vedremo cosa succederà in Francia fra poco): questo modello di
turbocapitalismo sta distruggendo lavoro (e la natura) a un ritmo forsennato. I
ricchi diventano sempre meno numerosi e sempre più ricchi, mentre la classe
media si impoverisce, il lavoro sparisce e chi stava giù nella scala sociale si
ritrova nel sottosuolo. Una volta c’erano delle forze di sinistra a dire queste
cose e a promettere cambiamenti. In America è brillata la stella di Sanders, un
politico onesto, coerente, preparato e di sinistra che aveva dato fiato al
sentimento di ribellione da sinistra. Il suo partito l’ha fatto fuori, pensando
che in quel modo eliminava il problema. Trump ha fatto campagna presso quella
gente, lisciando il pelo degli istinti più bassi se vogliamo, ma sicuramente è
riuscito ad apparire come l’unico che si interessa a loro. Non ci piace Trump?
Perfetto. Non ci piace Marine Le Pen? Va bene. Ma cosa andrebbe fatto per
cambiare questo andazzo? I Democratici americani hanno scelto di allinearsi su
Wall Street, e giustamente pagano lo scotto di una candidata impresentabile
come Hillary. In Francia i comunisti sono scomparsi, cosí come gli ecologisti e
i socialisti fanno politiche più a destra dei vecchi partiti conservatori al
potere qualche decennio fa. Non parlo dell’Italia per non cadere sempre nel
Renzi sí o Renzi no. Il punto resta che se cotinuiamo ad abbandonare il popolo
vero, il giorno che andranno a votare lo faranno per chi non li ha dimenticati,
poco importa che le promesse siano ridicole o mostruose. Quando mai si é visto
che un politico mantenga le proprie promesse? Ricordiamoci Andreotti e la
mitica frase secondo cui le promesse in politica si possono anche non
mantenere, ma bisogna saperle fare. La questione centrale per chi ancora pensa
di essere di sinistra, è l’accettazione pura e semplice di un modello economico
che ci porta al baratro. A partire dal momento che cominciamo a dire che altre
possibilità non esistono, e quindi non le vogliamo nè cercare nè studiare, la
conseguenza logica è che i poveri, i senza lavoro, non vogliamo più vederli
perchè non abbiamo nulla da offrire loro. Ed ecco il letto preparato per i
futuri populismi o avventurieri come Donald. La sua elezione dovrebbe
insegnarcelo, ma non sono sicuro che in tanti lo capiranno.
4.
Un’occasione
per diventare europei? Grazie a Trump, gli europei dovranno scegliere cosa fare
con le armate americane di stanza a casa nostra. Lui dice, banale banale, che
se voglaimo la protezione americana dobbiamo pagare. Otitmo, finalmente
qualcuno che mette un prezzo a questo. L’unico modo per cercare di convincere i
28 governi che abbiamo bisogno di una difesa europea degna di questo nome, e
non più terziarizzata agli americani, era questo: che un Donald qualunque
venisse a dire: cacciate i soldi. Forse finalmente cominceremo a pensare a un’Europa
unita anche da quella parte.
5.
Finalmente, ha perso Obama: dico per fortuna. Avrà fatto tante cose buone (ma a parte gli orti
di Michelle non me ne vengono in mente... ) ma Guantanamo non l’ha chiusa, le
guerre in medio oriente sono peggio di prima, e soprattutto, guardandolo con
gli occhi europei e non della banca centrale di Francoforte, Obama ha aiutato
ad esportare la crisi del 2008 verso casa nostra. Loro ne sono venuti un po’
fuori, ma con condizioni lavorative sempre peggiori, per cui si é ridotto il
tasso di disoccupazione ma é aumentata la povertà... ma noi da quel casino non
ne siamo venuti fuori. Ovvio che abbiamo molte colpe noi, ma un alleato come
quello lí io sarei contento stesse un po’ a casa sua.
Detto questo, é
ovvio che hanno perso anche le donne, o almeno quelle che speravano, non si sa
su quali basi, che Hillary avrebbe fatto qualcosa per loro. Il principio delle
promesse non mantenute si applica anche a lei. Già avevamo avuto un Clinton
alla casa Bianca per cui possiamo dire di conoscere l’abisso fra le promesse
progressiste e quelel poche mantenute. Per cui, da oggi si cambia. Spero che
dalle nostre parti si capisca il lavoro profondo di rifondazione che i partiti
e movimenti devono fare, altrimenti arriverà anche da noi la stessa tromba d’aria...
Nessun commento:
Posta un commento