La
processione della settimana santa continua, e finirà solo nel prosismo week-end
quando le spoglie del Lider Maximo saranno inumate nella sua città.
Ho
aspettato un po’ prima di scrivere qualcosa, essendo i sentimenti un po’ misti.
Come tutti (o quasi) credo che si debba dargli atto della liberazione di Cuba
da una situazione di sottosviluppo culturale e economico dove l’aveva confinata
lo zio Sam. Detto questo, va anche ricordato che non era da solo in questa
avventura, iniziata col primo tentativo di sbarco del 1953, ma grazie alla sua
parlantina, la cultura gesuitica e a una ego smisurata, riuscì ben presto a
imporsi come il gran capoccione. Quella era un’epoca in cui si privilegiavano
gli eroi solitari, ma non era un obbligo. Fu una scelta, di uomini in carne ed
ossa. Ed ecco che quando apparve sulla scena un possibile prim’attore come il
Che, Fidel fece di tutto per allontanarlo in modo da evitare la sua ombra.
Fidel fece
peró un’altra cosa, poco conosciuta dal gran pubblico, ancorchè tutto fu fatto
alla luce del sole. Ricordando che era figlio di un produttore agricolo con una
relativa (grande) estensione di terra, senza essere un vero e proprio
latifondista, quando si trattò di promuovere la nazionalizzazione delle terre
in mano alle imprese americane, la versione di riforma agraria che venne proposta
era alquanto blanda, fissando un limite di oltre 400 Ha al di sopra dei quali
si diventava soggetti all’esproprio. Con questa legge si eliminavano i grandi
latifondi improduttivi, ma si lasciava chiaramente una parte importante all’iniziativa
privata, cosa che era abbastanza in linea con le idee fondamentali di Fidel.
Come si trova scirtto sul sito marxismo.net, questa legge “Non intaccava in maniera rilevante il potere delle
multinazionali, che potevano mantenere il possesso dei terreni oltre il limite
stabilito, a discrezione del governo. A un’analisi approfondita non differiva
da altre leggi di riforma applicate in altri paesi dell’America Latina” (http://www.marxismo.net/opuscoli/cuba.htm)
La reazione isterica degli Stati Uniti di Eisenhower, che
rifiutarono in blocco questa legge, provocó una accellerata svolta in direzione
di un socialismo in salsa sovietica, con una nuova legge di riforma agraria che
avrebbe cancellato di fatto la proprietà privata. Che Fidel avesse realmente in
mente quel modello resta materia ancora aperta tra gli storici. Quel che è
sicuro è che non avendo lui stesso domestichezza con il tema agrario, dovette
seguire le direttive ideologiche che portarono rapidamente al potere una casta
di burocrati che si impegnarono a copiare pedissequamente un modello che non
aveva nessuna possibilità di funzionare, non rappresentando nè gli interessi
degli operai nè quello dei contadini.
Da quel momento la storia divenne quella conosciuta, di
un leader attaccato al potere, mantenuto in quel posto dalla ignoranza (e l’odio)
americana, facendone un burattino di decisioni che venivano regolarmente prese
altrove.
La grancassa mediatica locale, il controllo assoluto dei
media e l’impossibilità per una qualsiasi forma di opposizione democratica di
organizzarsi e di essere accettata in quanto parte fondamentale nella
dialettica politica, permisero al regime castrista di affermarsdi, controllare
tutti i gangli vitali e approfittarne per mettere le mani sul formaggio, con un
nepotismo tipico di quello che consideriamo il terzo mondo (che oramai abbiamo
in casa anche noi).
Fosse morto subito dopo la presa del potere, l’indomani
della prima legge di riforma agraria, oggi saremmo qui a celebrare un eroe al
pari (e forse più) del Che. Ma lasciare all’apice della propria fortuna non ha
mai contraddistinto gli uomini di potere. Il voler mantenersi negli anni, a
tutti i costi, grazie all’appoggio datogli dagli Stati Uniti che ne hanno fatto
il “male” assoluto, permettendo così di sfruttare a fini di appoggio interno
tutto quanto veniva sparato dai media americani, fa sì che oggi guardiamo con
distacco e un certo fastidio la dipartita di uno degli uomini che avrebbero
potuto rappresentare molto per le speranze degli oppressi e che invece, al pari
di tanti che l’hanno seguito, ultimo Chavez o il prossimo, Mugabe, ha
contribuito moltissimo ad allontanare le masse giovanili da ideali e valori
socialisti.
Non piango per la tua morte Fidel, perchè credo che i
molti demeriti successivi, abbiamo largamente oscurato gli aspetti positivi all’inizio
della tua avventura. RIP Fidel, ma speriamo di non aver più bisogno di falsi
eroi e falsi miti, perchè la lotta collettiva per migliorare questo mondo e le
condizioni di vita di milioni e milioni di poveracci si possa fare senza dover
ricorrere a figure come la tua.
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