I “forgotten” hanno
votato, massicciamente per Trump. Come hanno evidenziato molti giornalisti,
Clinton ha perso perché per la prima volta da decenni la Rust Belt ha votato
per il candidato repubblicano. Alcuni sono lí a ripetere come un mantra: come
sia stato possibile, dato che, grazie a Obama, la disoccupazione è scesa al 5%.
Ci voleva poco per pensare che ci fosse “anguille sous roche” come dicono i
francesi, cioè che ci fosse qualcosa che non andava. Ieri sera ci si è messo il
prof. Thomas Porcher di Parigi a spiegare che quel valore, 5%, nasconde una
realtà molto più amara, fatta di un numero crescente a ritmi vertiginosi di
pasti distribuiti dalle mense dei poveri, a testimonianza di due cose: la prima
è che i salari non sono saliti, per cui adesso esiste una povertà diffusa di
gente che lavora e vive di carità alimentare, dorme in macchina etc. La seconda
che una fetta dei disoccupati, quelli di lungo periodo, non cercano nemmeno
più, talmente scoraggiati dalle evidenze che vedono attorno a sè, per cui cala
la disoccupazione e aumenta la povertà. Che
sia stata più forte la seconda lo si è capito ieri, quando questa fascia di
classe media impoverita, ex classe operaia ha votato per colui che ha saputo
presentarsi come l’uomo del cambiamento.
Il punto centrale
è proprio questo qui: la casta al potere, repubblicana o democratica che fosse,
da decenni predicava la stessa politica economica, il famoso Consenso di
Washington, fatto di appoggio totale alla globalizzazione, apertura dei mercati
finanziari, chiusura delle migrazioni umane, sviluppo tecnologico tendente a
rafforzare l’individualizzazione dell’essere di fronte a quella che decenni fa
si chiamava la massa.
Questa era la “populace”,
i “forgotten” che da anni non andavano più a votare, quelli a cui nessuno si
interessava più perchè non c’era nulla da offrire, non una speranza, nulla. Lenin aveva insegnato che per fare la
rivoluzione a u certo punto bisognava raccoglierlo questo malcontento e
costruire su quello la presa del potere. Trump ha cos1i applicato l’ABC del
buon leninista.
Non importa
discettare su cosa abbia proposto e cosa poi farà. Quella è un’altra discussione.
Come sappiamo tra promesse e realizzazioni ne passa di acqua sotto i ponti. Il
punto sul quale non mi sembra si sia fermato nessuno è proprio la causa che ha
portato poi questi “forgotten” ad essere così scontenti. Per me la causa è
abbastanza chiara perchè la vedo all’opera ogni giorno nei tanti paesi dove
opero. Un modello economico escludente, concentratore di ricchezze che sta pian
piano spazzado via le conquiste sociali, economiche e culturali che decenni di
lotte avevano ottenuto, e questo con il beneplacito quasi assoluto delle forze
dette progressiste.
Che i partiti di
destra siano a favore di quel modello mi sembra tautologico. Sono forze
politiche nate per fare quel tipo di lobbying, quindi non sto qui a giudicarle.
Giudico invece quelle forze che erano nate in opposizione a questo modello e
che, col tempo, si sono fatte prendere in un abbraccio mortale. Ce l’ho con
quel mondo intellettuale che ha dimenticato di fare il suo lavoro e ha trovato
molto più semplice e soddisfacente starsene in poltrona, ribattendo le solite
ovvietà prodotte dal circolo Barnum della comunicazione fittizia e manipolata. Le
centinaia di giornali e media ameircani schierati compatti a favore della
Clinton hanno sputtanato mondialmente tutta la categoria. Frotte di analisti a
spiegarci perchè lui non poteva vincere, ed eccolo lì. Ha vinto lui, il suo
discorso che ha toccato le corde sensibili dei “forgotten”. Da politico ha
ovviamente aggiunto tutta una serie di altre frasi, concetti, idee una più
complicata e rabbiosa dell’altra... Ma se ha vinto ha vinto per quei voti. I “progressisti”
non fanno più sognare, per cui, dico io, impariamo la lezione e torniamo a
studiare, a cancellare questi partiti e far ripartire qualcosa di diverso dal
basso. Ceteris paribus la Francia voterà
a destra, e forse così a destra da far passare la Le Pen, ma non perchè sia
fascista, solo perchè da anni sono gli unici ad andare a razzolare in mezzo ai
forgotten francesi. Le proposte di Trump non valgono niente e porteranno alla
rovina? Lo spero proprio per alcune di loro, ma quando penso al gran programma
di lavori pubblici non sono poi cosí negativo. E nemmeno quando dice di esser
contro la globalizzazione... Ma comunque non voglio fare la disanima punto per
punto, la questione per me è il segnale mandato a tutti noi “di sinistra”. O ci
diamo da fare oppure per recuperare quel gap perso da decenni, e ci vorrà tempo
ed energie, e, ripeto, di certo non questi politici attuali, oppure accettiamo
l’evidenza che saranno altri a raccogliere quei voti. Si chaima democrazia, che
ci piaccia o meno.
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