I francesi d’oltremare hanno già cominciato a votare. Continuiamo a dare i numeri e a ragionare un po’ sui possibili esiti futuri.
Ci siamo americanizzati sempre di più e i francesi, più bravi di noi, lo fanno anche alle elezioni. Oramai giocano su 4 tempi, come nel basket. Domani finisce il secondo tempo, ma i conti veri si faranno alla fine del quarto (elezioni legislative, equivalenti alle politiche nostre).
Vince Macron, col 61,8% dei voti battendo MLP che arriva comunque a 38,2. Tutti contenti, sia in casa Macron che da Marine. Ancora più contento è François Baroin, nuova stella della destra repubblicana che guiderà la campagna elettorale per loro. Contento anche Melenchon a sinistra e insomma, a parte i socialisti (se ancora esistono) per il resto, a casa loro, tutti stappano champagne.
Macron vince ma non convince. Vince per l’inerzia delle cose, perché avere contro il Fronte Nazionale fa ancora un certo effetto, sempre meno però e su questo si centra l’analisi della sua fragilità. Non ha fatto cappotto, cioè non ha attirato molta gente al di là di quelli andati a votare per lui per fare sbarramento contro MLP. I suoi problemi, come lui ben sa, iniziano lunedì mattina. Deve nominare un primo ministro e molto probabilmente lo sceglierà fuori dal serraglio parlamentare attuale. Un nome nuovo, magari donna (anche se ci credo pochissimo) che possa rafforzare l’immagine della novità. Così facendo però non avrà qualcuno di fiducia che conosca i giochi parlamentari, i trucchetti, le scorribande, quando farle e con chi farle. Insomma, nella realtà si metterà ancor di più nelle mani delle vecchie volpi, tipo il socialista Collomb, che lo hanno appoggiato. Indicherà magari Bayrou per un ministero, non di primissimo piano, sempre per tenersi qualcuno che lo aiuti nella partita che si apre lunedì: preparare le liste per il terzo turno e cercare di farsi un partito suo alle successive elezioni. Cosa non facile, proprio perché la dinamica dell’elezione presidenziale sparirà rapidamente e ognuno tornerà a remare per conto suo.
I primi a ricordarglielo saranno quelli della destra gollista. Fatto fuori Sarkozy, Juppè e Fillon, Baroin diventa l’angelo salvatore, il mazziere che, se gioca bene, sarà il candidato naturale al prossimo giro. Baroin malgrado la faccia da eterno giovane, è un vecchio arnese della politica. Me lo ricordo quando era giovane sul serio, nel 1985, assieme a Chirac e il loro slogan “Vivement demani aver le RPR”. Conosce la politica e il suo partito a menadito e non sembra avere scheletri nell’armadio. Compito suo è di uccidere subito il progetto di Macron: far vincere i candidati gollisti e impedire che quelli di Macron siano eletti. Sembra la stessa cosa ma non lo è. In Francia si gioca anche lì sui due turni: nel primo si vota chi si vuole e poi, alla conta finale, si va al ballottaggio fra i primi due candidati, raramente, ma succede, i primi tre (bisogna aver fatto un minimo di voti per andare al ballottaggio). Nel passato funzionava il sistema del blocco repubblicano per cui se al ballottaggio arrivava un/a candidato/a del FN, gli altri votavano tutti contro. Ecco perché MLP non ha praticamente nessun parlamentare. Sarà diverso stavolta, e Macron difficilmente potrà contare sul rapporto dei voti gollisti in caso di necessità. Macron dovrà sudarseli tutti, perché, posso immaginare, nella logica gollista questa volta sarà meglio far eleggere un/a socialista piuttosto che un Macron. Baroin deve stare attento anche alla sua destra, quella parte del suo partito che sta andandosene verso MLP. Anche qui la stessa storia. Faranno sbarramento a MLP localmente se questo non favorisce Macron, altrimenti, ognuno per sé e Dio per tutti.
Prevedo che Baroin riuscirà salvare i cocci gollisti perché, differenza di Macron, non ha flirtato con i socialisti e non è spinto dalla finanza internazionale. Quindi se fa bene le liste, i gollisti torneranno in forma sulla scena; magari un po’ dimagriti, ma pronti alla bagarre. Ed è evidente che Baroin ha tutto l’interesse, dopo le elezioni, a lasciar cuocere Macron a fuoco lento, per arrivare con calma al 2022 e prendere lui il potere assieme al suo partito.
In casa MLP si festeggia, e parecchio. La strategia della de-diabolizzazione, o normalizzazione che dir si voglia, ha pagato. Il suo Fronte adesso diventa un partito come gli altri al parlamento. Nelle legislative, sempre per i vecchi riflessi, non farà scintille, ma avrà un gruppo parlamentare (di deputati) e pian Iano arriveranno anche i senatori (che in Francia non si votano dal popolo).
In casa Le Pen qualcuno avrà sognato anche percentuali più alte, ma va ricordato che MLP raddoppia le percentuali del padre, che si era fermato al 20% nel 2002. I suoi candidati per le legislative lì ha già, anche se una parte se ne va dopo aver capito la natura fascista e razzista del movimento, resta il fatto che quelli che presenterà rischiano di essere una sorpresa per molti. Così, per il sano principio del “qui lo dico e qui lo nego”, MLP potrebbe essere la sorpresa delle legislative.
Allora, se Macron non farà il botto, come penso, Baroin porterà a casa un risultato migliore di quanto lasciasse sperare lo stato del partito gollista attuale, quelli che rischiano di sparire sono i socialisti. Gli elefanti hanno cominciato da tempo ad andarsene, via dalla vita politica come Segolene Royale, oppure in transito da Macron, portandogli in dote le loro reti di voti locali. Il problema di Macron è che se li accetta può far cassa, rischiando però che il rigetto sia più forte della somma eventuale. Dilemma non facile per Macron (che fare con questi ras locali socialisti) ma ancor più per i socialisti: senza questi ras, senza appena con i giovani, senza una segretaria nazionale con le idee chiare ed avendo abbandonato da tempo le classi più povere, potrebbe uscire dalle elezioni realmente con le ossa rotte, cioè con meno deputati di MLP.
Per ultimo teniamo Melenchon: anche lui non ha un partito, simmetricamente a Macron ha attirato tanta gente nuova, facendo dei dispiaceri a tanti BoBo parisiens che non gli perdonano di non aver dato chiare indicazioni a favore della patria e di Macron per il secondo turno. Il segretario del minuscolo partito comunista, che ha sostenuto Macron, cercherà di far valere i valori e i candidati del PC, ma stavolta molto probabile che Melenchon vada con una lista sua. Ha detto che sarà l’ultimo giro di giostra per lui e che alla prossima andrà in pensione. Per cui avanti, anche se non credo arriverà a presentarne in tutti i collegi. Farà il pieno a sinistra, ponendosi di fatto come l’unico argine democratico alla deriva di un sistema che darà, nei fatti, imperniato sulle banche e la finanza via Macron, sostenuto criticamente, ma pronto ad ammazzarlo da parte dei gollisti e con una destra Lepenista scatenata dentro e fuori il parlamento. Insomma si preparano tempi molto incerti.
Sarò ovviamente curioso di capire cosa voteranno tutti quelli/e di “sinistra” che sono andati a dare il loro voto a Macron, alle legislative. Fossero un minimo razionali, tolta di mezzo Marine, dovrebbero tornare alla sola forza democratica di sinistra,Melenchon, ma io credo che qualche novità ci attende anche da quella parte.
Voilà, io le mie previsioni le ho fatte, anche senza la famosa palla di lardo usata dal giornalista Gianni Mura. Buona domenica e, soprattutto, buon futuro.
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