Cari,
per me e christiane sabato è stato un momento bello, da ricordare anche negli anni a venire. Non avevo previsto lo sfogo che Djedjé ha anche registrato (e a chi chiedo di non mandarlo in giro dato che vorrei restasse una cosa nostra, una specie di lascito per il futuro).
Come vi dicevo, l’importanza di fare gruppo, in orizzontale piuttosto che in verticale, è stato uno dei tratti fondamentali per me fin da quando ho iniziato a lavorare. Se vogliamo cercare di cambiare qualcosa in questo mondo, in meglio ovviamente, dobbiamo arrenderci all’evidenza che da soli non potremo fare nulla. Si, potremo far carriera, ma alla fine quando si arriva lassù, non ci si rende nemmeno più conto di quanto si sia lasciato per strada, e che si arriva nudi alla meta: forse ci sarà il potere ma sicuramente non c’è più il volere (cambiare il mondo). Ma tra la coscienza dell’importanza del fare gruppo al riuscirci, ce ne passa.
Dopo oltre 30 anni di impegno sul tema dello sviluppo, mi rendo conto che la verticalità resta ancora l’asse centrale per gran parte di chi ci lavora. Verticalità di rapporti che fanno sì che non si capisca fino in fondo quando fondamentale sia l’investimento negli e con gli altri. Il “perdere tempo” con gli altri (come mi disse un giorno un mio ex-Direttore) è fondamentale per tessere una rete nella diversità, per restare aperti ad altre visioni, magari opposte, e quindi imparare a costruire a partire dall’altro.
Ci riprovo con voi come nucleo duro, forse l’ultimo, e vedremo se pian piano riusciremo ad aggiungere altre persone che condividano nei fatti questa stessa volontà. Alcuni di loro già li conosco, avendoci lavorato assieme in questi anni, ma non essendo fisicamente a Roma non potevo invitarli a stare con noi sabato.
Ricordiamoci che al di là dei nostri piccoli e grandi problemi, abbiamo scelto di dedicarci a qualcosa di più grande di noi, che necessita una mente aperta e capace di andare al di là del “noi”. Se vogliamo provare a far sì che questa maionese prenda, questa volta, ci vuole un po’ di impegno da parte di tutti, fantasia tanta per pensare il come e il quando costruire un gruppo solido e aperto. Se una cosa l’ho imparata in questi anni è proprio questa: assieme possiamo sognare di cambiare qualcosa, se non altro staremo meglio noi, allineando di più quello che diciamo voler fare e quello che facciamo poi sul serio. Cambiare il mondo necessita che ci cambiamo noi, dal di dentro. Io di energia ne ho ancora un po’, e come vi ho detto sono disposto a giocarmela. Vi aspetto l’anno prossimo a fine maggio, con il diritto di invitare qualcun altro, chi sembrerà giusto a voi…
Ciao
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