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lunedì 17 ottobre 2011

Haiti: i perchè di una crisi


A volte bisogna guardarsi indietro e avere buona memoria per far chiarezza su problemi che sembrano insolubili. Haiti è un disastro, questo è sotto gli occhi di tutti, ma forse pochio ricordano che, fino alla fine degli anni 70, esisteva ancora un minimo di agricoltura contadina, povera, che come tutte le agriculture contadine di questo mondo faceva un po' di colture, un po' di agroforesteria e soprattutto dell'allevamento di pochi animali, in particolare maiali.

Alla frine di quegli anni, via un aereo arrivato d'Europa, entrò anche la peste suina, malattia sconosciuta negli Stati Uniti. Che c'entra questo con Haiti direte voi? Centra, perchè Haiti è maledettamente vicino allo zio Sam e la paura prese alla gola i decisori del ministero dell'agricoltura americano che, detto fatto, convinse il governo che l'unica soluzione possibile era quella di ammazzare tutti (tutti, non 95%, ma il 100%) i maiali che esistevano ad Haiti e in Repubblica Dominicana.

Con l'appoggio dell'IICA questo fu imposto e realizzato tra il 1978 e il 1982. Per Haiti e i suoi contadini fu un disastro totale, che probabilmente ha anche contribuito ad accellerare la caduta del dittatore Duvalier.

Gli americani, coscienti di aver creato un gran problema, decisero di porre rimedio e sostituire i maiali ammazzati con nuovi e più moderni. Maiali che uscivano non più dalla secolare selezione contadina, ma dai risultati dei centri di ricerca americani. Razze nuove che avevano bisogno di una cura particolare e di cibi di una certa qualità. Tutto quello che i contadini di Haiti non erano in grado di dar loro.

Il risultato fu che quasi la metà del mezzo milione di maiali introdotti dagli americani e dall'IICA morirono rapidamente. I contadini haitiani non hanno fatto altro che seguire l'esempio: mettersi a disboscare e vendere la legna trasformata in carbone, non essendoci altri modi per sopravvivere, così che da un lato ruscirono a rallentare la loro morte e dall'altra nel frattempo hanno pelato le montagne a livelli quasi irrecuperabili. Ecco perchè, senza una politica di ricapitalizzazione dell'agricoltura, gli sforzi per gestire le aree degradate non potranno portare risultati certi e sostenibili.

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