Per strada
stamattina pensavo all’arrocco, una mossa
scacchistica che consiste nel muovere il re di due case a destra o a sinistra
in direzione di una delle due torri e successivamente muovere la torre (verso
la quale il re si è mosso) nella casa accanto alla casa occupata dal re. L’arrocco
ha uno scopo importante nell’apertura delle partite perché permette di
rafforzare la difesa del re e nel contempo mettere la torre in una posizione
più attiva.
Pensavo a questo
dopo essermi riletto il discorso di Re Giorgio e gli applausi indecenti che una
classe politica allo sbando gli riservava. Si sono difesi come potevano,
essendo oramai allo sbando, autisti incapaci di condividere il comune sentire
della gente fuori da quei palazzi. Si difendono, chiudendo porte e portoni,
facendo spallucce alle critiche durissime come riguardasse qualcun altro. Solo
i grillini e i sellini hanno, coerentemente, ricordato che lì dentro si stavano
solo scavando la fossa.
Che il caimano
fosse contento lo si può capire, ogni giorno che passa lo allontana dai processi
in corso e da quelli da venire. Essendo lui proprietario unico del suo partito,
avendoli comprati tutti fino all’ultimo, può permettersi di fare e disfare il
paese a suo piacimento e interesse. Che i civici a loro volta fossero
soddisfatti, anche questo si può capire: tutto pur di evitare la scomparsa (chi
si ricorda più di Fini, uno dei tre proprietari del partito?).
Ci resta l’ex PD,
il participio passato che deve solo certificare a se stesso di essersi
suicidato.
Vedremo se il Notaio passerà oggi in Sede, in occasione della
riunione interna, o se si dovrà aspettare ancora qualche tempo.
Resta che questi
deputati e senatori, per ragioni diversissime tra loro, ma accomunati nella
stessa incapacità di coniugare l’interesse nazionale con le loro piccole voglie
personali, hanno pensato di trovare la soluzione riproponendo il Presidente
uscente. Pensavano in questo modo di realizzare il salto della quaglia,
disorientando un’opinione pubblica che non li regge più, rimettendo al suo
posto Giorgio Napolitano, facendolo diventare “Re” (fra virgolette) e
dimostrando così la loro totale incapacità a guardare avanti. Il fatto poi che
si parli di Giuliano Amato come possibile Premier, la dice lunga su come questi
politici guardino avanti con gli occhi sulla nuca.
Che poi il
Presidente uscente abbia accettato, non rendendosi conto del prezzo che dovrà
pagare in termini di credibilità con quel popolo progressista che l’aveva
sostenuto all’inizio del settennato scorso, lascia pensare che, ancora una
volta, la vecchia classe politica parli un linguaggio di interessi che le sono
propri e che il richiamo della foresta sia stato più forte di tutto. Accettare
l’incarico per difendere, nei fatti, questa classe politica, vuol dire
accettare di farsi trascinare in pieno in quel “teatrino della politica” che, a
parole, tante volte si era criticato e detto di voler cambiare. Forse mai come
stavolta repetita NON iuvant.
Repetita iuvant solo a chi ha una memoria, ma come sappiamo (e nel tuo libro Esperanza lo ribadisci) la storia si tende a dimenticare. Gli italiani, poi, non si ricordano cos'ha detto Monti l'altro giorno, perché dovrebbero ricordarsi cos'è successo in questi 50 giorni domani?
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