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venerdì 21 giugno 2013

Conflict Resolution (?) Management in Guyana



La donna passava placida tutte le mattine nella strada a fianco dell’Hotel. Prima di lei arrivavano, in fila, le sue cinque vacche. Davanti a loro una delle due strade asfaltate della città, sempre ingombra nemmeno fossimo a Roma nell’ora di punta. Con stipendi medi dei funzionari pubblici di 200 dollari americani al mese, difficile capire come possano comprarsi tutte queste macchine.

Le vacche aspettavano, pazienti, al bordo della strada, che anche l’ultima fosse arrivata e, con lei, la donna minuta sotto il suo ombrello. In mano, come sempre, una piccola bandiera rossa e un ramoscello di albero per dare gli ordini alle vacche. Arrivata lei, si metteva in mezzo alla strada, segnalando con la bandiera rossa, e le vacche avanzavano. Dall’altra parte iniziava una stradina in terra che, dopo un centinaio di metri, le portava lungo il muro che separa la città dal mare. Grazie a un progetto dell’Unione Europea, stanno ripiantando le mangrovie, perché il muro da solo oramai non basta più. Altri arbusti sono stati piantati di qua dal muro, lungo il sentiero che lo costeggia, lì dove fra l’altro si può trovare della buona erba da brucare. Terra di nessuno, che la donna minuta ha capito essere una buona possibilità per alimentare le sue vacche. E così ogni giorno la trovavi lì, sotto l’ombrello che la proteggeva dal sole infernale dei tropici.

Anche stamattina noi eravamo lì per far colazione, vicino al bar. Da lì si vede bene la strada a fianco e, puntuale come sempre, è arrivata la prima vacca. Seguita da una seconda, da un vitello, da un’altra e avanti così fino a dieci. Chissà dove le ha trovate tutte, dato che fino a ieri erano ancora cinque.

Lei dietro, come sempre, con la sua bandierina, il ramoscello e l’ombrello.

L’attraversamento era iniziato, le macchine oramai conoscono que rito, ma non tutte. Trovi sempre quello che ha fretta, che se non arriva lui cade il mondo. L’ultima vacca non era ancora passata del tutto che lui ha voluto passare a tutti i costi, andandole a finire contro. Sapendo quanto sono solide, vi consiglio di evitare simili tentativi. La vacca ha preso sì una botta, ma la macchina di più. Dato che andavano comunque tutti piano, la vacca si è rigirata, ed ha proseguito il cammino. Lui no. Si è fermato ed ha cominciato ad inveire contro la placida donna che, a quel punto, ha tirato fuori gli artigli.

Dal bar abbiamo prima sentito la botta, poi, due minuti dopo, le grida diu lui immediatamente coperte da quelle di lei. Ed è iniziata così la sessione pratica di Gestione di Conflitti.

Dall’altra parte della strada le vacche si vedevano camminare, fermarsi a brucare un po’ d’erba qui e là, e poi proseguire verso il loro cammino abituale. Di qua invece era cominciata una discussione di quelle che solo il sole dei tropici sa animare così bene.

Folla di curiosi attorno, e noi con loro. Una radio che spandeva musica a tutto volume. I due che reclamavano in qualche dialetto conosciuto solo dagli Dei. Lui ha anche telefonato… e dopo un po’ è arrivato anche il ciccione di turno, seduto sulla potente moto della polizia locale. Si vedeva lontano un miglio che aveva cose migliori da fare, tanto che non è nemmeno sceso a controllare i “danni”. Discussioni di qua e di la, le uniche tranquille erano le vacche, nella loro millenaria saggezza, alla ricerca dell’unica cosa che le interessava, l’erba per riempirsi la pancia.

Dall’hotel sono usciti in tanti, macchine si sono fermate, bambini che andavano a scuola davano un occhio per capire come fosse la vita dei grandi…

Noi eravamo senza ombrello, e dopo un quarto d’ora di tira e molla, siamo partiti per primi. Dalla stanza dove sto scrivendo, non si sente più nulla. Forse il furore è passato o forse il poliziotto è riuscito a facilitare la soluzione del caso. Chissà… i giornali di domani ce lo diranno.

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