Se non ci fosse stato un uomo come lui, bisognava
inventarlo. Un Ghandi africano che ha messo in ginocchio il Golia bianco,
obbligandolo a scendere a patti (anche se da una posizione di forza), e
restituire il Sudafrica alla maggioranza di sudafricani, di colore, che ne
erano stati esclusi dagli inglesi prima e dai boeri poi.
Se non ci fosse stato Mandela avremmo ancora una battaglia
mondiale da combattere in nome dei supremi principi di uguaglianza e libertà.
Ma Mandela c’è stato, il Sudafrica si è africanizzato e quella battaglia è
stata vinta. Ma come spesso succede, la battaglia vinta ha lasciato lo spazio
alla conta finale. E dopo oltre vent’anni siamo lì a chiederci quanto questa
nuova classe politica sia diversa da quelle che abbiamo conosciuto in tanti,
troppi altri paesi. Forse sta proprio qui la nemesi: togliendo l’ostacolo del
regime razzista, Mandela ha scoperchiato la banalità di un’altra classe
dirigente corrotta e avida di potere. Nessuno dei grandi principi gettati al
vento all’epoca è stato mantenuto: le township sono lì come prima, la riforma
agraria non ha datto i frutti sognati da quelli che ci avevano creduto, io non
essendo mai stato fra quelli. Il Dio mercato ha continuato a regnare come prima
e gli esclusi hanno continuato ad esserlo, così come prima. L’unica differenza
essendo nel colore di quelli che approfittano del potere.
Il “tradimento” fra virgolette dell’ANC, il partito di
Mandela, in realtà non è molto diverso da quello che tanti altri partiti “progressisti”
hanno fatto una volta giunti al potere. Parlavamo pochi giorni fa del Partito
dei Lavoratori del Brasile, copia conforme in quanto a tradimento (corruzione e
allontanamento dalla sua base sociale sono stati i numeri chiave della sua
esperienza governativa fin’ora), ma cosa potremmo dire noi del nostro PD, o i
francesi del loro partito socialista? E chi si ricorda cosa sognava il Frente
Sandinista del Nicaragua quando combatteva per la libertà di quel paese? Forse
della “pinhata” che ha seppellito la maggioranza di quei lider storici? Inutile
parlare poi dei movimenti di liberazione africani: una volta giunti al potere
hanno annusato il buon profumo di quelle stanze e da lì non si sono più
schiodati.
Il Sudafrica era un bel sogno, finchè Mandela stava in
galera. Chissà cosa pensava realmente dei suoi compagni di avventura una volta
arrivato al potere; mi chiedo quante illusioni si facesse, dopo averli visti
avvicinarsi al potere e ai soldi. Ma anche se si fosse accorto della banalità
delle loro pratiche, dello sprofondare nella miseria di comportamenti
individuali che hanno fatto allontanare persone responsabili come Desmond Tutu…,
cosa avrebbe potuto fare?
Madiba se ne va, oggi o domani non conta, tanto oramai è
morto nel cuore di chi sta al potere e il suo messaggio oramai è partito nel
vento, perché un giorno qualcun altro lo riprenda per un’altra lotta. Sei stato
grande Madiba, ma come tanti altri leader sei stato più bravo nella lotta per
liberare il tuo paese, ma poi nella negoziazione forse hai ceduto troppo e poi
quando hai lasciato la tua presidenza, mai una parola per denunciare questa
deriva. Almeno nessuno potrà dire che hai approfittato, tu; diverso l’accanirsi
del clan attorno a te, già lì a spartirsi l’eredità, il “brand” che il tuo nome
rappresenta.
Il Potere ne ha corrotti tanti, tu almeno non sei fra
quelli. Ma il sogno è svanito: adesso che te ne vai, sotto il cono di luce
resterà solo il tuo (ex) partito e l’amaro in bocca che non riusciamo a
toglierci. Dove troveremo mai l’antidoto che permetta di ridurre almeno questa
corruzione e queste pratiche endemiche? Ci hai mai pensato, Madiba?
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