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mercoledì 15 ottobre 2014

Rieccoci con l’Ebola – ma non dimentichiamo il resto



I morti accertati sono oltre 4mila, quindi possiamo dire che l’Ebola uccide, quest’anno, più del Mediterraneo. Se ampliamo la prospettiva, usando i dati pubblicati oggi dall’Espresso, fra il 2000 e il 2013 i migranti morti sarebbero stati più di 23 mila. Questo per capire meglio le proporzioni.
Ebola… e quanti altri virus del genere dobbiamo aspettarci nei prossimi anni? Secondo un centro di ricerca americano (faccio riferimento a un programma visto su ARTE un paio di settimane fa), una stima potenziale sarebbe di 300mila nuovi virus sconosciuti per il momento. 300mila, non bruscolini. 

Quindi va bene parlare di Ebola, ma magari ricordiamoci anche il Marburg, cugino dell’Ebola, che ha appena festeggiato il suo ritorno sui giornali col primo morto in Uganda.

Allora, leggiamo i comunicati stampa, seguiamo le interviste, leggiamo i giornali e tutto il resto. 

Continuo a non trovare nulla di nuovo, a parte lo sciopero degli infermieri in Liberia dato che non sono pagati. Mi sembra giusto, loro rischiano la pelle, non certo gli economisti della Banca Mondiale o del Fondo Monetario. Perché penso a loro? Semplice. Come già dicevo in precedenza su questo tema, la distruzione dei servizi sanitari nazionali viene da lontano, da quei famosi Piani di Aggiustamento Strutturale imposti da quei due nei lontani anni 80. Ricordiamoci che, anche se in versione aggiornata, sono questi stessi approcci che la Banca e il Fondo, assieme a Bruxelles, usano per calmare gli spiriti dei paesi deboli dell’Europa.  Distrutti i settori dell’educazione e della salute (nonché dei servizi all’agricoltura), adesso quando le nostre ONG vanno a operare in quei luoghi si trovano davanti a una ignoranza crassa per cui li scambiano per portatori del virus (una malattia portata dall’uomo bianco secondo molte testimonianze), e questo complica moltissimo il lavoro sul terreno. Ma come potrebbero non essere così indietro culturalmente se le loro scuole sono state annientate? E cosa dire dei loro ospedali e, soprattutto, dei centri sanitari nelle campagne, cose che ovviamente non esistono più?

Avevo già avuto modo di dire forza Ebola. Solo lo spauracchio che qualcosa di serio arrivi da noi potrà far cambiare qualcosa in maniera strutturale: quello di cui abbiamo bisogno è di rimettere in piedi una sanità efficiente e pubblica, gratuita, in quei paesi. Dobbiamo pagarla noi? Sì. Dato che si tratta di proteggere le nostre paure. Per l’oggi ma soprattutto per il domani.

Resto comunque scettico che anche se i morti arrivassero a 5-6 volte tanto, qualcosa cambierebbe. I 23 mila morti nelle rotte dei migranti per venire da noi non hanno prodotto assolutamente nulla. Perché dovrebbe preoccuparci l’Ebola? Perché è infettivo? Ma anche l’avarizia, la grettezza, il disprezzo degli altri, il razzismo sono tutti contagiosi eppure non ce ne preoccupiamo.

Non moriremo di Ebola, ma del TTIP (Partenariato transatlantico su commercio ed investimenti) magari sì. La negoziazione sull’accordo transatlantico va avanti, senza che ne sappiamo granché. Per chi non lo ricordasse si tratta (assieme al suo omologo transpacifico) di accordi commerciali per la creazione di un enorme mercato unico; espressione di quella ideologia ultraliberistica che ha condotto l’economia mondiale alla crisi più grave dal 1929 ad oggi. Quella crisi che è prodotto di un modello economico che cancella sempre più lavoro, che distrugge le campagne del Sud e che spinge milioni di persone a migrare verso il Nord economico. Questo ci prepara come futuro il TTIP.

E’ importante distogliere lo sguardo dai veri problemi. In questo modo si può andare avanti con i temi importanti, senza essere disturbati. L’Ebola (o uno dei tanti nuovi virus) è arrivato al momento giusto. Dall’altro lato avanza l’ISIS/ISIL, insomma gli estremisti islamici, oramai alla frontiera turca, senza che questo sembri preoccupare minimamente il Presidente Erdogan che, in un’intervista, ha specificato che per lui Kurdi e ISIL pari sono, cosa per cui non interverrà. L’ISIS bisognava proprio crearlo. Fino a un paio di anni fa nessuno li conosceva e adesso sono lì a contendere le prime pagine all’Ebola.

Se per caso restasse spazio sui giornali abbiamo sempre l’Ucraina, una guerra servitaci qui in casa. Ricordiamoci anche che il fuoco continua a bollire in Kossovo, ancora più vicino a casa nostra, per non parlare poi della Libia.

Non trovo invece una riga sul TTIP.



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