I morti accertati
sono oltre 4mila, quindi possiamo dire che l’Ebola uccide, quest’anno, più del
Mediterraneo. Se ampliamo la prospettiva, usando i dati pubblicati oggi dall’Espresso,
fra il 2000 e il 2013 i migranti morti sarebbero stati più di 23 mila. Questo
per capire meglio le proporzioni.
Ebola… e quanti
altri virus del genere dobbiamo aspettarci nei prossimi anni? Secondo un centro
di ricerca americano (faccio riferimento a un programma visto su ARTE un paio
di settimane fa), una stima potenziale sarebbe di 300mila nuovi virus
sconosciuti per il momento. 300mila, non bruscolini.
Quindi va bene parlare di
Ebola, ma magari ricordiamoci anche il Marburg, cugino dell’Ebola, che ha
appena festeggiato il suo ritorno sui giornali col primo morto in Uganda.
Allora, leggiamo
i comunicati stampa, seguiamo le interviste, leggiamo i giornali e tutto il
resto.
Continuo a non trovare nulla di nuovo, a parte lo sciopero degli
infermieri in Liberia dato che non sono pagati. Mi sembra giusto, loro
rischiano la pelle, non certo gli economisti della Banca Mondiale o del Fondo Monetario.
Perché penso a loro? Semplice. Come già dicevo in precedenza su questo tema, la
distruzione dei servizi sanitari nazionali viene da lontano, da quei famosi
Piani di Aggiustamento Strutturale imposti da quei due nei lontani anni 80.
Ricordiamoci che, anche se in versione aggiornata, sono questi stessi approcci
che la Banca e il Fondo, assieme a Bruxelles, usano per calmare gli spiriti dei
paesi deboli dell’Europa. Distrutti i
settori dell’educazione e della salute (nonché dei servizi all’agricoltura),
adesso quando le nostre ONG vanno a operare in quei luoghi si trovano davanti a
una ignoranza crassa per cui li scambiano per portatori del virus (una malattia
portata dall’uomo bianco secondo molte testimonianze), e questo complica
moltissimo il lavoro sul terreno. Ma come potrebbero non essere così indietro
culturalmente se le loro scuole sono state annientate? E cosa dire dei loro
ospedali e, soprattutto, dei centri sanitari nelle campagne, cose che
ovviamente non esistono più?
Avevo già avuto
modo di dire forza Ebola. Solo lo spauracchio che qualcosa di serio arrivi da
noi potrà far cambiare qualcosa in maniera strutturale: quello di cui abbiamo
bisogno è di rimettere in piedi una sanità efficiente e pubblica, gratuita, in
quei paesi. Dobbiamo pagarla noi? Sì. Dato che si tratta di proteggere le
nostre paure. Per l’oggi ma soprattutto per il domani.
Resto comunque
scettico che anche se i morti arrivassero a 5-6 volte tanto, qualcosa
cambierebbe. I 23 mila morti nelle rotte dei migranti per venire da noi non
hanno prodotto assolutamente nulla. Perché dovrebbe preoccuparci l’Ebola? Perché
è infettivo? Ma anche l’avarizia, la grettezza, il disprezzo degli altri, il
razzismo sono tutti contagiosi eppure non ce ne preoccupiamo.
Non moriremo di
Ebola, ma del TTIP (Partenariato
transatlantico su commercio ed investimenti) magari sì. La negoziazione sull’accordo transatlantico va
avanti, senza che ne sappiamo granché. Per chi non lo ricordasse si tratta
(assieme al suo omologo transpacifico) di accordi commerciali per la creazione
di un enorme mercato unico; espressione di quella ideologia ultraliberistica
che ha condotto l’economia mondiale alla crisi più grave dal 1929 ad oggi.
Quella crisi che è prodotto di un modello economico che cancella sempre più
lavoro, che distrugge le campagne del Sud e che spinge milioni di persone a
migrare verso il Nord economico. Questo ci prepara come futuro il TTIP.
E’ importante
distogliere lo sguardo dai veri problemi. In questo modo si può andare avanti
con i temi importanti, senza essere disturbati. L’Ebola (o uno dei tanti nuovi
virus) è arrivato al momento giusto. Dall’altro lato avanza l’ISIS/ISIL,
insomma gli estremisti islamici, oramai alla frontiera turca, senza che questo
sembri preoccupare minimamente il Presidente Erdogan che, in un’intervista, ha
specificato che per lui Kurdi e ISIL pari sono, cosa per cui non interverrà. L’ISIS
bisognava proprio crearlo. Fino a un paio di anni fa nessuno li conosceva e
adesso sono lì a contendere le prime pagine all’Ebola.
Se per caso
restasse spazio sui giornali abbiamo sempre l’Ucraina, una guerra servitaci qui
in casa. Ricordiamoci anche che il fuoco continua a bollire in Kossovo, ancora
più vicino a casa nostra, per non parlare poi della Libia.
Non trovo invece una
riga sul TTIP.
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