Mondadori, 2008
Nel corso della sua lunga, sfolgorante carriera di alto funzionario di
banca, Febo Germosino ha ricevuto tre lettere anonime. Adesso, nel primo
giorno della sua nuova vita da pensionato, le ha allineate davanti a
sé. Le prime due sono vecchie di decenni, l'ultima è recente e insinua
dubbi sulla fedeltà della sua giovane e bellissima seconda moglie,
Adele. È lei la protagonista di questo romanzo, una splendida 'femme
fatale' che ama indossare un apparentemente castigato tailleur grigio.
Un vestito che per lei ha un profondo significato simbolico. Un
significato che sarebbe stato molto meglio non conoscere mai.
Primo libro che leggo di Camilleri, dopo i tanti Montalbani visti in tivù - ma non letti.
Va via veloce, una storia piccola, insignificante, di una donna affamata di sesso, come la descrivono i vari critici che ho consultato dopo la lettura. Molto improbabile la figura di lei, attorno a chi è costruito il libro, così che il resto della storia, l'invischiante complicità con la mafia in cui si ritrova preso l'ex funzionario di banca, e la normalissima caritas della borghesia, sicialiana e non, di voler far qualcosa per i più poveri, giusto per riempire delle giornate che altrimenti non sanno di nulla... sono dei riempitivi. Avendo scelto di centrare il libro su lei e lui, ed avendo trattato lei con un imbarazzante ritratto che sembra fare da specchio a problemi dell'autore con le donne, il compito non sembra riuscito. Se avete visto le ultime puntate di Montalbano in vendita in queste settimane, sembra la stessa solfa: donne bellissime e disponibilissime a far di tutto con tutti... una volta passi, ma poi ritrovi questo come un leitmotiv ed allora ti stanca...
Non si fosse chiamato Camilleri, dubito che questo libro avrebbe ricevuto tutti sti complimenti.
domenica 30 novembre 2014
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