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domenica 23 novembre 2014

Le parole elementari



“Quando manca la solidarietà in un paese, ne risentono tutti. Di fatto, la solidarietà è l’atteggiamento che rende le persone capaci di andare incontro all’altro e di fondare i propri rapporti reciproci su quel sentimento di fratellanza che va al di là delle differenze e dei limiti, e spinge a cercare insieme il bene comune”.

Sono passati pochissimi giorni da quando queste parole sono risuonate nel salone dove si celebrava la seconda conferenza internazionale sulla nutrizione. Papa Bergoglio va avanti per la sua strada, cercando di convincere chi lo ascolta, di seguirlo. Avrà bisogno di molto tempo per convincere inannzittuo le sue pecorelle che la solidarietà sembrano averla dimenticata da tempo. 

Non riusciamo proprio a capire che preoccuparsi per gli altri, compatire, è l’unica base di partenza possibile per una convivenza su questa terra. Tirati su da decenni di cultura individualista, oramai non vediamo più l’altro, vediamo il pericolo che costui incarna, pericolo di portarci via il nostro lavoro, i nostri risparmi, la nostra tranquillità. Tutto sembra come se, di colpo, questi altri, invidiosi, avessero deciso di venire di punto in bianco a farci del male così, per ripicca. Non riusciamo proprio ad interrogarci sulla dimensione processuale della storia, sul fatto che qualcosa possa aver provocato queste migrazioni e che qualche meccanismo, gli stessi che ha spiegato ancora una volta il Papa “rosso”, siano lì a continuare a mandare acqua verso un solo mulino, sempre più piccolo e dove entrano sempre meno gente.

Questa mattina, nel tradizionale programma sulla situazione in Africa, francofona, sul canale TV5, l’attenzione era centrata sulla Repubblica Centrafricana. Un esperto francese, con passati ruoli di alto funzionario in vari dei governi passati, ricordava una verità che noi non vogliamo sentire. La RCA come è chiamata comunemente, è un paese ricco, di risorse naturali, e povero, per i propri abitanti. L’interesse delle potenze coloniali, in questo caso la Francia, si è limitato a sobbillare, aiutare 5 colpi di Stato in cinquant’anni di esistenza del paese, in modo da esser sicuri che chi stava al potere rispondesse agli interessi che contano, che non sono quelli delle popolazioni, ma dei paesi del Nord.

Vale per la RCA come per la gran maggioranza di questi paesi. Finchè c’era da prendere, si è preso, tutto, risorse naturali ed umane. Non si è mai pagato il conto. Questo dobbiamo ricordarcelo. La Francia si è seduta tra i vincitori della prima guerra mondiale anche grazie alle migliaia e migliaia di combattenti reclutati, con o senza la loro volontà, nelle Colonie. E ancora adesso noi continuiamo a voler promuovere una immigrazione selezionata. Cioè vogliamo portar via da quei paesi le poche intelligenze che riescono a formare, in modo che laggiù resti la feccia, quelli che noi non vogliamo.

Ma i conti prima o poi bisogna pagarli. E se non vogliamo ricordarcelo noi, allora vengono loro a ricordarcelo. Vengono e verranno, sempre di più. Ma questo non ci interessa. Guardate i telegiornali italiani e quelli di altri paesi europei. Da noi il monologo renziano ha soppiantato quello berlusconiano. Ma sempre lì siamo. Parole, parole e parole, promesse, mai che  si voli alto a spiegare a che gioco stiamo giocando, che anche noi abbiamo le mani sporche di sangue come gli altri, ma che vorremmo venirne fuori, cominciando col cambiare il nostro, italiano ed europeo, adesso che abbiamo la Mogherini a dirigere la politica estera europea, modo di rapportarci al sud. 

Poi arrivano le storie come quelle di Tor Sapienza, un aperitivo di quello che succederà in futuro. Adesso poi che la crisi colpisce anche qui, allora cosa diciamo ai nostri giovani? Andate a cercare lavoro all’estero. Cioè: fate quello che fanno gli africani, i siriani, i pakistani e tutti gli altri… ma se lo fate voi è una ricerca della miglior opportunità, se lo fanno loro vengono a rubarci il lavoro, violentare le nostre donne…
E’ incredibile che sia un Papa, vecchio per lo più, a dover venire a dire le parole più elementari che nessun leader di sinistra riesce neanche più a pensare. Per forza poi che lo chiamano “comunista”.

Comunque intanto la guerra va avanti alle nostre frontiere, la temperatura politica sta salendo di nuovo nei balcani prossimi alle nostre coste, per non dire di quello Stato Islamico che oramai riesce a far proseliti a tutto spiano nei nostri paesi. La terza guerra mondiale di cui già da tempo sta parlando il Papa, sarà fatta di questo. Di tutti contro tutti: noi europei contro cittadini europei che torneranno a casa a farci la guerra a domicilio, di alleanze asimemtriche che cambieranno di giorno in giorno, di una marea di senza diritti che pian piano verrà a invadere i nostri cortili e di una economia che, al finanziarizzarsi, continuerà a tagliare posti di lavoro, in nome dell’efficienza. Se non fermiamo tutto questo, saremo fritti. Ogni giorno che passa ci avvicina a un non ritorno, se non vogliamo farlo per noi, pensiamo almeno ai nostri figli. Quando li avremo mandati in Australia, America o chissà dove e lì gli diranno che non sono i benvenuti, che devono tornarsene a casa, che puzzano o che violentano le donne locali, ricordiamoci di quello che stiamo facendo noi adesso. Ma l’Uomo ha memoria corta. Basta guardare cosa stanno combinando gli israeliani contro i palestinesi, negando loro il diritto di esistere come popolo. Nemmeno con quello che hanno sofferto gli ebrei sono riusciti a capire profondamente la necessità della solidarietà. Quindi, perché sperare?

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