“Quando manca la solidarietà in un paese, ne risentono
tutti. Di fatto, la solidarietà è l’atteggiamento che rende le persone capaci
di andare incontro all’altro e di fondare i propri rapporti reciproci su quel
sentimento di fratellanza che va al di là delle differenze e dei limiti, e
spinge a cercare insieme il bene comune”.
Sono passati pochissimi giorni da quando queste parole sono
risuonate nel salone dove si celebrava la seconda conferenza internazionale
sulla nutrizione. Papa Bergoglio va avanti per la sua strada, cercando di
convincere chi lo ascolta, di seguirlo. Avrà bisogno di molto tempo per
convincere inannzittuo le sue pecorelle che la solidarietà sembrano averla
dimenticata da tempo.
Non riusciamo proprio a capire che preoccuparsi per gli
altri, compatire, è l’unica base di partenza possibile per una convivenza su
questa terra. Tirati su da decenni di cultura individualista, oramai non
vediamo più l’altro, vediamo il pericolo che costui incarna, pericolo di
portarci via il nostro lavoro, i nostri risparmi, la nostra tranquillità. Tutto
sembra come se, di colpo, questi altri, invidiosi, avessero deciso di venire di
punto in bianco a farci del male così, per ripicca. Non riusciamo proprio ad
interrogarci sulla dimensione processuale della storia, sul fatto che qualcosa
possa aver provocato queste migrazioni e che qualche meccanismo, gli stessi che
ha spiegato ancora una volta il Papa “rosso”, siano lì a continuare a mandare
acqua verso un solo mulino, sempre più piccolo e dove entrano sempre meno
gente.
Questa mattina, nel tradizionale programma sulla situazione
in Africa, francofona, sul canale TV5, l’attenzione era centrata sulla
Repubblica Centrafricana. Un esperto francese, con passati ruoli di alto
funzionario in vari dei governi passati, ricordava una verità che noi non
vogliamo sentire. La RCA come è chiamata comunemente, è un paese ricco, di
risorse naturali, e povero, per i propri abitanti. L’interesse delle potenze
coloniali, in questo caso la Francia, si è limitato a sobbillare, aiutare 5
colpi di Stato in cinquant’anni di esistenza del paese, in modo da esser sicuri
che chi stava al potere rispondesse agli interessi che contano, che non sono
quelli delle popolazioni, ma dei paesi del Nord.
Vale per la RCA come per la gran maggioranza di questi
paesi. Finchè c’era da prendere, si è preso, tutto, risorse naturali ed umane.
Non si è mai pagato il conto. Questo dobbiamo ricordarcelo. La Francia si è
seduta tra i vincitori della prima guerra mondiale anche grazie alle migliaia e
migliaia di combattenti reclutati, con o senza la loro volontà, nelle Colonie.
E ancora adesso noi continuiamo a voler promuovere una immigrazione
selezionata. Cioè vogliamo portar via da quei paesi le poche intelligenze che
riescono a formare, in modo che laggiù resti la feccia, quelli che noi non
vogliamo.
Ma i conti prima o poi bisogna pagarli. E se non vogliamo
ricordarcelo noi, allora vengono loro a ricordarcelo. Vengono e verranno,
sempre di più. Ma questo non ci interessa. Guardate i telegiornali italiani e
quelli di altri paesi europei. Da noi il monologo renziano ha soppiantato
quello berlusconiano. Ma sempre lì siamo. Parole, parole e parole, promesse,
mai che si voli alto a spiegare a che
gioco stiamo giocando, che anche noi abbiamo le mani sporche di sangue come gli
altri, ma che vorremmo venirne fuori, cominciando col cambiare il nostro,
italiano ed europeo, adesso che abbiamo la Mogherini a dirigere la politica
estera europea, modo di rapportarci al sud.
Poi arrivano le storie come quelle di Tor Sapienza, un
aperitivo di quello che succederà in futuro. Adesso poi che la crisi colpisce
anche qui, allora cosa diciamo ai nostri giovani? Andate a cercare lavoro all’estero.
Cioè: fate quello che fanno gli africani, i siriani, i pakistani e tutti gli
altri… ma se lo fate voi è una ricerca della miglior opportunità, se lo fanno
loro vengono a rubarci il lavoro, violentare le nostre donne…
E’ incredibile che sia un Papa, vecchio per lo più, a dover
venire a dire le parole più elementari che nessun leader di sinistra riesce
neanche più a pensare. Per forza poi che lo chiamano “comunista”.
Comunque intanto la guerra va avanti alle nostre frontiere,
la temperatura politica sta salendo di nuovo nei balcani prossimi alle nostre
coste, per non dire di quello Stato Islamico che oramai riesce a far proseliti
a tutto spiano nei nostri paesi. La terza guerra mondiale di cui già da tempo
sta parlando il Papa, sarà fatta di questo. Di tutti contro tutti: noi europei
contro cittadini europei che torneranno a casa a farci la guerra a domicilio,
di alleanze asimemtriche che cambieranno di giorno in giorno, di una marea di
senza diritti che pian piano verrà a invadere i nostri cortili e di una
economia che, al finanziarizzarsi, continuerà a tagliare posti di lavoro, in
nome dell’efficienza. Se non fermiamo tutto questo, saremo fritti. Ogni giorno
che passa ci avvicina a un non ritorno, se non vogliamo farlo per noi, pensiamo
almeno ai nostri figli. Quando li avremo mandati in Australia, America o chissà
dove e lì gli diranno che non sono i benvenuti, che devono tornarsene a casa,
che puzzano o che violentano le donne locali, ricordiamoci di quello che stiamo
facendo noi adesso. Ma l’Uomo ha memoria corta. Basta guardare cosa stanno
combinando gli israeliani contro i palestinesi, negando loro il diritto di
esistere come popolo. Nemmeno con quello che hanno sofferto gli ebrei sono riusciti
a capire profondamente la necessità della solidarietà. Quindi, perché sperare?
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