I residenti in
strada a Tor Sapienza: «Chiediamo più sicurezza». Auto e cassonetti dati alle
fiamme e scontri con gli agenti. Due feriti lievi
ricoverati in ospedale
Questo é uno dei
titoli di quello che è successo ieri sera a Roma. Ma poteva tranquillamente
essere accaduto in qualsiasi altra città d’Italia e d’Europa, con toni più o
meno virulenti.
Ovviamente non ci
si aspetta che dei semplici cittadini possano capire la magnitudine del
problema ed avere delle soluzioni per questo. Però siamo in diritto di
aspettarci da chi ci governa, indipendentemente dal colore politico, una
chiarezza di fondo sul tema, dopodiché ognuno può fare quello che ritiene più
opportuno per la sua bottega elettorale.
Nel 1990 la
popolazione africana era inferiore al miliardo. Nel 2010 sono arrivati a passare
il miliardo e le proiezioni per il 2100 non ve le dico nemmeno perché magari
non ci credereste (basta andare sul sito delle nazioni unite e troverete tutti
i grafici ed i numeri).
Salvo una deriva accelerata
dei continenti nei prossimi 5-10 anni, l’Africa resterà dov’`e, cioè davanti a
casa nostra. Di conseguenza la speranza che gli emigranti africani se ne vadano
in America o in Cina sono piuttosto remote (anche se, per fare un esempio, la
popolazione emigrata in America da Capo Verde è maggiore di quella rimasta nel
paese).
Quindi, che ci
piaccia o meno, se non facciamo qualcosa di strutturale sulle ragioni della
povertà (e, aggiungo io, la popolazione) africana, hai voglia quante
manifestazioni potrai fare, tanto quelli sempre qua verranno. Non è solo che
sono “attirati” dalle nostre lande, ma soprattutto non hanno ragioni per
restare lì da loro. Quindi per popolazioni che non hanno più terra né acqua,
che soffrono sotto regimi dittatoriali (con i quali noi facciamo affari), l’idea
di andarsene via è fortissima. Il fatto poi che l’Europa, e l’Italia in
particolare, siano così vicini, facilita la decisione.
Cosa fare: a
parte sparargli, come suggeriva Calderoli, Senatore di questa Repubblica («Bisogna
sparare sugli scafisti, usando cannoni o colubrine, poco importa»), - difficile
immaginare di sparare a qualche milionata di immigrati che verranno qui - forse
bisognerebbe pensare a qualcosa di un po’più complicato ma che nel medio
periodo forse potrebbe portare a dei risultati.
Dunque, il punto
fermo iniziale è quello demografico. Da quando abbiamo cominciato a sentir
strillare la Lega, poco piú di un ventennio fa, ad oggi, ci sono 500 milioni di
africani in più. Saranno sempre di più nel futuro se non cominciamo a metterci
in testa che una sana pianificazione familiare deve essere promossa in quei
paesi. La Chiesa ha contribuito per decenni ad opporsi ad ogni forma di planning,
e questo fa di lei uno dei responsabili del problema attuale. L’arrivo in forze
degli islamisti radicali complicherà ulteriormente le cose dato che per loro le
donne devono stare a casa a far figli. Quindi se non si pone questa questione
al centro del dibattito, avremo centinaia di africani in più nei prossimi anni
(lo dico adesso, le stime parlano di 4 miliardi nel 2100!!!). Magari non
piacerà alla Curia romana, ma non si possono fare sconti. Già il genocidio in
Rwanda è venuto da questo mix di non voler controllare l’espansione demografica
(per ragioni decise dal paese colonizzatore dell’epoca, molto ma moto
cattolico) di fronte a una scarsità evidente di risorse naturali. Quindi
pillole e preservativi come piovesse, anche di contrabbando se necessario, e
uno sforzo serio da parte di quei paesi con cui si può parlare per promuovere
questo tema velocemente. Inutile ricordare che il primo ostacolo lo troviamo
qui nella città eterna, oltre tevere, senza bisogno di andare molto lontano.
Ma la questione
demografica da sola non basta. Noi continuiamo a inondare il continente con i
nostri prodotti agricoli sovvenzionati, distruggendo così le loro agricolture,
oppure gli intimiamo, via Banca mondiale, di mettersi a produrre solo colture
da esportazione per fare cassa e pagare i debiti, mentre per la loro sicurezza
alimentare basta andare sul mercato mondiale. E finalmente andiamo a prender
loro le migliori terre ed acque per produrre o agro carburanti oppure prodotti
che servono a quei paesi che possono pagare, come la Cina in questo momento, o
gli arabi del petrolio.
Con questo
andazzo, se qualcuno venisse nella vostra azienda agricola a prendervi le
vostre terre, mettesse in vendita davanti la vostra casa gli stessi prodotti
vostri a metà prezzo grazie alle sovvenzioni e poi venisse ad intimarvi l’ordine
di mettervi a produrre per un fantomatico mercato mondiale e non produrre più
quello che vi serve per la vostra alimentazione, immagino che prima lo
prendereste per matto, poi prendereste il bastone e lo caccereste via. Ma se
invece non potete farlo, allora siete voi a partire. E questo è quello che
succede. Quindi o cambiamo diametralmente il nostro modo di porci rispetto a
questi paesi, oppure è inutile che continuiamo a gridare quando vengono qui. Ricordiamoci
che siamo noi, del Nord, a spingerli a partire. Se fossimo più furbi ci
ricorderemmo che una volta partiti verranno qui, dato che non hanno altra
scelta. Ma sembra proprio che la mano destra che decide il nostro modello
economico, non si parli con la sinistra che ci ricorda che sono esseri umani da
aiutare.
Guardiamo prima
in casa nostra, prima di andare ancora a gridare per strada. E se gridare
bisogna, e credo sia utile, allora andiamo a gridare contro quelli che da
30 anni sanno tutte queste cose e non
fanno nulla, a Roma come a Bruxelles come a New York e altrove.
Non che mi faccia
illusioni, ma almeno penso vadano dette queste cose.
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