dall'autore di Il cacciatore di aquiloni e Mille splendidi soli
Sulla strada che dal piccolo villaggio di
Shadbagh porta a Kabul, viaggiano un padre e due bambini. Sono a piedi e
il loro unico mezzo di trasporto è un carretto rosso, su cui Sabur, il
padre, ha caricato la figlia di tre anni, Pari. Sabur ha cercato in
molti modi di rimandare a casa il figlio, Abdullah, senza riuscirci. Il
legame tra i due fratelli è troppo forte perché il ragazzino si lasci
scoraggiare. Ha deciso che li accompagnerà a Kabul e niente potrà fargli
cambiare idea, anche perché c'è qualcosa che lo turba in quel viaggio,
qualcosa di non detto e di vagamente minaccioso di cui non sa darsi
ragione. Ciò che avviene al loro arrivo è una lacerazione che segnerà le
loro vite per sempre. Attraverso generazioni e continenti, in un
percorso che ci porta da Kabul a Parigi, da San Francisco all'isola
greca di Tinos, Khaled Hosseini esplora con grande profondità i molti
modi in cui le persone amano, si feriscono, si tradiscono e si
sacrificano l'una per l'altra.
Verrebbe da pensare che anche la vena artistica di uno scrittore abbia un principio e poi possa afflosciarsi pian piano. Il libro è bello, ma non all'altezza dei precedenti. Stona quell'impressione di voler sfruttare un filone che lo ha reso famoso e quindi di andare avanti finchè tutti i dettagli non saranno stati resi pubblici. Quindi la mia impressione è che questo non sarà l'ultimo, ma che non saremo più all'altezza dei primi due.
domenica 11 gennaio 2015
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