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martedì 13 gennaio 2015

2015 L2: Paolo Nori - Siamo buoni se siamo buoni


Marcos y Marcos

Ermanno Baistrocchi si sveglia in un letto d’ospedale e subito salta fuori sua moglie. Eran degli anni, che non la vedeva, e gli vien da pensare, a vederla così, da vicino, che ha tanta di quella pelle. E le dice anche una cosa che forse non avrebbe avuto il coraggio, di dirgliela, se non avesse picchiato la testa, e gli sembra che sia così bella che gli viene da chiedersi «Ma perché, è così bella?»
Poi salta fuori sua figlia, Daguntaj, che ride di fianco al letto intanto che legge un romanzo che ha scritto Ermanno, La banda del formaggio, si intitola, poi salta fuori Cianuro, uno spacciatore romagnolo che deve chiedergli un favore, poi salta fuori la Mirca, l’ufficio stampa della casa editrice che prima era di Ermanno adesso lui l’ha venduta, poi salta fuori Salvarani che ha comperato la casa editrice di Ermanno e si è impegnato a pubblicare il romanzo, La banda del formaggio, solo dopo che Ermanno è morto.
E l’ha pubblicato prima perché i giornalisti davan la morte di Ermanno come un fatto certo e imminente, e quando uno scrive un romanzo e poi muore, è una strategia di marketing vincente, dice Salvarani, e Ermanno è d’accordo.
E quel romanzo che ha scritto, La banda del formaggio, Ermanno l’ha scritto per raccontare la storia del suo migliore amico, Paride, che si è suicidato, e adesso Ermanno si accorge che gli è successa una cosa stranissima che dicon però che succede: una persona scompare, e il mondo si ripopola.
E in questo mondo lui delle volte vorrebbe delle cose che gli vien da pensare che non succederanno mai, ma mai, ma mai mai mai mai mai, e delle altre volte si dice che basta essere buoni per due mesi, e poi per altri due mesi, e poi per altri due mesi, e poi dopo vediamo.

Che ne penso: mi son divertito a leggerlo, ha fatto passare le tante ore bloccato in un micro sedile di Swiss air andando a Nairobi, in un attimo. Resta il ricordo, falsamente ironico, su Walter Veltroni e il suo negare di esser mai stato comunista dopo esser stato dirigente della FGCI, dirigente del partito comunista e avanti così. Con quella storia lì li sistema tutti, da Scalfari ai vari alti e altri personaggi, Chiamparino in primis, che ovviamente saltano tutti la domanda cruciale, al presentare il libro di Veltroni: Ma davvero lei pensa che noi ci abbiamo creduto, quando ha detto di non essere mai stato comunista?.

La congiura dell'ipocrisia, questo avrebbe anche potuto essere un sottotilo.

Per il resto, stile disarmante, lettura da consigliare.

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