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martedì 12 giugno 2018

Riflessioni mattutine sul nuovo governo, migranti e il futuro dell’Europa



Abbiamo un governo nuovo che mette in pratica quanto ha detto in campagna elettorale. Piaccia o non piaccia, queste cose Salvini le aveva dette e adesso le fa. La necessità di riaprire il discorso migranti (ma non solo, ricordate che Salvini ripete spesso che il problema è di aiutare l’Africa a svilupparsi e quindi non solo di controllare i porti di imbarco come continua a ripetere La Repubblica) a livello europeo è abbastanza chiaro a molti. I governi precedenti non hanno avuto la forza o la volontà di porre il problema in maniera brutale, e il risultato si è visto: l’Italia è rimasta da sola a occupare il fronte sud e gli italiani hanno votato come hanno votato. Salvini pone il problema in modo diverso, brutale, ma nell’immediato questo ha funzionato. Anche la Spagna adesso ripete che il problema va risolto a livello europeo, così come Malta e l’Italia. Bisogna costruire una alleanza politica più larga perché è evidente che i paesi del nord europeo così come i pesi massimi Germania e Francia non hanno nessuna voglia, nella pratica, di aprire questa discussione. Ecco perché Salvini propone, in via forse provocatoria, ma non credo tanto, che il punto di primo contatto diventino le navi dove vengono tratti in salvo i migranti e quindi le nazionalità delle bandiere di quelle navi. Il tema Aquarius sarebbe quindi un problema inglese e non italiano. Interessante, vedremo come andrà avanti.

Ritorno sul silenzio di fondo dei francesi, il cui ministro dell’interno, ex-socialista, usa metodi e frasi che in Italia lo classificherebbero automaticamente come fascista. Il presidente Macron non lo amai smentito, confermandogli la fiducia il che, proprietà traslativa della politica, ci fa pensare che Macron pensi quello che il suo ministro fa. Ricordiamoci di come trattano i migranti che vorrebbero passare in Inghilterra (la famosa “giungla” di Calais) e il blocco al confine con l’Italia dove ammassiamo migranti che loro non vogliono vedere.

Il problema è chiaramente a una scala superiore, minimo europea, ma va ben al di là della questione migrazione. Con l’incapacità confermata ogni giorno di più da parte della Merkel e di Macron di proporre una visione minimamente accettabile dell’Europa del domani (leggetevi l’articolo di Piketty su La Repubblica di oggi), i problemi si accumulano, così come i surplus della bilancia tedesca. Di fatto la loro assenza politica lascia spazio tutte le avventure possibili, con l’unico risultato diconfermare, nella percezione della gente comune, che questa europa non funziona per loro ma solo per chi ha i soldi. Il presidente dei “molto ricchi” (dixit l’ex-presidente Hollande) Macron, e la mutter tedesca continuano a portarci verso l’inevitabile: una frattura sempre più grande che va al di là della discussione Euro sì-Euro no, e che tocca il cuore del problema. Questa costruzione europea non ci difende da nulla e si mette gli uni contro gli altri. Se passiamo a una scala superiore, la nostra (europea) progressiva marginalizzazione fa il gioco di Trump, Putin e  Ici-Git-Ping di eliminarci dai grandi consessi internazionali tipo G7 o G8, e di farsi gli affari loro a scapito nostro.

E’ ovvio che le paure espresse dal governo giallo-verde (oramai verde-giallo) non hanno una sostanza sufficiente per smuovere le montagne; possono solo abbaiare al ladro al ladro, ma se poi chi ha compiti (e capacità) superiori, non li esercita, avremo più governi verdi-gialli in giro per l’europa, cioè andremo verso una rottura che farà solo il gioco delle altre grandi potenze mondiali mentre noi, da separati, non riusciremo, ancor meno di adesso, di gestire problemi complessi come la migrazione.

Concludendo: battere i pugni sul tavolo serve, ma non basta. Bisogna che chi pensa di esser ancora capace di far politica si risvegli, e, spero io, bisogna che noi popoli europei, stante l’incapacità delle classi governative e dei leader attuali, li mandiamo a casa e li sostituiamo con leader veri, del popolo, per costruire una europa più democratica, capace di porre il problema centrale del sottosviluppo del sud, della mancanza di governance (che ci fa tanto piacere intrattenete attualmente) come LA sfida del futuro. Questa europa chiaramente non ce la fa. E questo perché non hanno l’intelligenza politica per capire queste complessità. I loro leader hanno studiato nelle grandi scuole di management e amministrazione, ma non hanno mai studiato politica e non hanno mai guardato in faccia la realtà quotidiana, che non conoscono.


Quindi, criticate finché volete o applaudite Salvini, ma il problema si gioca a scale superiori. Il sogno ideale sarebbe una europa solidale che si da da fare per democratizzare i paesi africani cacciando via tutti quei presidenti che sono lì per fare gli affari delle nostri multinazionali, una europa che aiuti lo sviluppo locale senza inondare le loro agricolture con i nostri prodotti sovvenzionati, una europa che non va a rubare le loro terre per fare gli agro-carburanti per le nostre vetture. Una europa che, forte di una azione democratizzante di questo tipo, può ergersi, sul serio questa volta, a paladino del tema dei diritti e quindi sedersi, in modo unito, di fronte all’assemblea delle nazioni unite e ricordare che solo quella è la sede accettabile per discutere e mettersi d’accordo. Una Europa dove i tedeschi verrebbero a Canossa con le loro politiche che creano sottosviluppo a casa degli altri. Un’Europa dove finalmente ci sentiremmo a casa nostra.

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