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venerdì 20 maggio 2011

DSK, effetto domino sulla Fao

http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/126716/dsk_effetto_domino_sulla_fao
articolo di Stefano Baldolini

Difficile crederlo, eppure lo scandalo sessuale di Dominique Strauss-Kahn si intreccia (anche) con il futuro della Fao, il cui direttore generale, il senegalese Jacques Diouf, scade il prossimo giugno. Sei i candidati alla sostituzione: due europei, un indonesiano, un iracheno, un iraniano e un brasiliano. Mai come questa volta, il posto è ambito.
La recente visita del segretario di stato Hillary Clinton ha restituito all’agenzia delle Nazioni Unite un prestigio che aveva dimenticato. Lontani erano infatti i tempi di Henry Kissinger, che nel 1974 lanciò la storica (e disattesa) promessa: «Entro un decennio, nessun uomo, donna o bambino andrà a letto affamato».
Per sostituire Diouf si stanno muovendo i governi e le cancellerie europee e anche questa è una novità. Pare che nei corridoi di Bruxelles un paio di riunioni a livello governativo non siano passate inosservate per durezza e asprezza di toni. Pare inoltre che i governi dei paesi extraeuropei, Brasile in testa, non siano per niente contenti della doppia candidatura del Vecchio continente.
Ma come – sostengono – non è sufficiente il controllo degli altri posti chiave (da spartirsi con gli americani) come Fmi, banca mondiale e Wto? Il punto è che se il successore di DSK a Washington fosse – fatto storico – un non europeo, allora questi ultimi, l’austriaco Franz Fischler, e soprattutto il ministro degli esteri spagnolo Miguel Ángel Moratinos potrebbero accampare pretese per Roma. In questo caso, addio alle aspirazioni dell’ex ministro della sicurezza alimentare brasiliano José Graziano da Silva e dell’outsider iraniano Mohammad Saeid Noori Naeini. Al limite potrebbe spuntarla, e sarebbe la classica candidatura debole che accontenta tutti, il tecnocrate indonesiano Indroyono Soesilo.
Che la Fao sia tornata centrale nello scacchiere dei posti che contano, come detto, lo testimonia la nuova vicinanza dell’amministrazione Obama.
Pur rimanendo fedeli ai rapporti bilaterali e al World Food Program, è indubbio che molte cose siano cambiate dai tempi di Bush jr, che lavorò indefesso per la smobilitazione e lo svuotamento de facto dell’agenzia dell’Onu. Come detto, i venti minuti della Clinton nel palazzo che Mussolini commissionò per ospitarvi il ministero per l’Africa italiana, testimoniano il cambio di rotta. Ma non va sottovalutato che dal 2009 l’ambasciatore degli Stati Uniti presso la Fao non sia uno sconosciuto funzionario, o un americano in esilio dorato nella città eterna. La scelta di Obama è invece caduta su Ertharin Cousin, avvocato di livello – nata e laureata nella Law School di Chicago dove lo stesso Obama ha insegnato – con ventennale esperienza in ong e nel settore, servizio nell’amministrazione di Bill Clinton, e catapultata direttamente dallo staff del presidente.
D’altro canto la sensibilità di Washington rispetto a temi come la crisi alimentare è molto aumentata dopo le rivolte del pane nel nord Africa. Non è passato inosservato il legame tra democrazia e sollevazione dei ceti medio bassi di paesi come Egitto e Tunisia. Questa caratteristica della rivolta ha suscitato molto interesse.
Prima della cosiddetta primavera araba si accendevano decine di focolai, ma tutti innescati da contadini o dagli ultimi della fila. La scintilla è esplosa con maggiore violenza quando a reclamare cibo – e libertà – hanno iniziato le fasce operaie e urbane.
C’è un altro aspetto che desta qualche preoccupazione. Nel 2007 prima della crisi finanziaria mondiale si registrò un’incredibile impennata dei prezzi delle derrate alimentari. Il 70 per cento causato da transazioni di tipo finanziarie. Fu un campanello d’allarme non ascoltato.
Ebbene, a febbraio 2011 l’indice Fao dei prezzi delle derrate ha fatto segnare un nuovo record.

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