Intervista con Joao Pedro Stedile, del MST e della Via Campesina Brasile,sull¹elezione del nuovo direttore della FAO, Josè Graziano e sui problemi alimentari del mondo
Fabiana Frayssinet, IPS, Rio de janeiro, 27 giugno 2011.
1) Che importanza ha l¹elezione di un brasiliano, o di un non-europeo, come direttore della FAO?
J.P.Stedile: C¹è un simbolismo importante per i militanti dei movimenti sociali brasiliani, poiché, al momento della fondazione della FAO, negli anni 50, il primo segretario generale è stato Josué de Castro, brasiliano, un ³militante sociale², autore della ³Geografia della fame², che è morto in esilio durante la dittatura militare. Ora, l¹incarico torna ad essere assunto da un altro brasiliano, che sostiene la riforma agraria e la lotta contro la fame. E c¹è un significato politico, poiché la candidatura Graziano è stata scelta dai paesi del sud, dai paesi poveri e agricoli, contro la candidatura del capitale, delle transnazionali, che era
rappresentata dal candidato spagnolo, che non voleva cambiare niente.
2) Quindi un brasiliano, Jose Graziano è stato eletto come direttore generale della FAO. Quali sfide ha di fronte?
JPS: Dovrà affrontare molte sfide. La Fao è una istituzione in cui sono presenti i rappresentanti dei governi, svilita, poiché, dopo la famosa rivoluzione verde degli anni 60, è aumentato solo il numero degli affamati in tutto il mondo. E questo numero ha raggiunto la cifra di un miliardo di persone che soffrono la fame tutti i giorni. Il ruolo della FAO, secondo me, è costruire proposte di politiche agrarie e agricole, che garantiscano sovranità alimentare in tutti i paesi del mondo. Ossia, ogni popolo deve avere le condizioni necessarie a produrre i propri alimenti nel proprio territorio. E per questo, i governi devono applicare politiche agrarie e
agricole corrette. La FAO deve riunire ricercatori seri di tutto il mondo, deve ascoltare i movimenti contadini e procedere nella costruzione di queste proposte d¹accordo con la realtà di ogni paese e tenendo conto di ciò di cui i popoli hanno bisogno.
3) Che cosa Graziano, durante la sua direzione della FAO, può utilizzare della gestione del programma Fame Zero e cosa deve invece evitare?
JPS: Il principale contributo del programma Fame Zero è nel segno della politica della sicurezza alimentare, che è diversa dalla sovranità alimentare. Sicurezza alimentare c¹è quando i governi assumono la responsabilità di non far mancare cibo al proprio popolo. Qui in Brasile, il programma Borsa Famiglia ha sottratto alla fame 10 milioni di famiglie, circa 40 milioni di persone| Sarebbe un primo passo se tutti i governi adottassero questa politica. Ma deve comunque essere vista come un
provvedimento temporaneo, di emergenza, per far superare la fame a un miliardo di persone, poi vanno costruite politiche che portino alla sovranità alimentare, in base alla quale ciascun paese deve produrre gli alimenti fondamentali necessari al suo popolo. Ossia, il superamento della fame si deve basare su misure strutturali e durature, perché le persone non dipendano per tutta la vita dagli aiuti del governo.
4) In che modo la FAO può impedire una nuova crisi mondiale degli alimenti e l¹innalzamento dei loro prezzi?
JPS: La crisi alimentare attuale ha le sue cause, fondamentalmente:
1. Nel controllo oligopolico che alcune imprese transnazionali esercitano sul mercato mondiale di cereali, latte, ecc. Controllano i prezzi e impongono le loro condizioni, visto che il loro obiettivo principale è unicamente il profitto.
2. Nel fatto che gli alimenti si sono trasformati in mere merci in questa fase del capitalismo e i raccolti e le scorte vengono utilizzati come fonte di speculazione nelle borse. E quindi, chi controlla le borse, controlla i prezzi. Si dice che siano stati già venduti in borsa i raccolti di cereali dei prossimi cinque anni!
3. Nel fatto che viviamo in una agricoltura industriale, sempre più dipendente dal petrolio. E ogni volta che sale il prezzo del petrolio, salgono i prezzi di tutti gli input agricoli, salgono i costi e salgono i prezzi di tutti i prodotti agricoli.
4. Nel fatto che la cosiddetta rivoluzione verde ha portato molti paesi alla monocultura, alla distruzione dei contadini, all¹espulsione dalle campagne. Per la prima volta, nella storia dell¹umanità, negli ultimi anni la popolazione delle città è maggiore che nelle campagne. E i contadini sono sempre stati i principali produttori di alimenti, in ogni paese. Se la politica generale del capitale li espelle e porta all¹esodo è chiaro che l¹offerta di alimenti per loro stessi e poi per le città diminuisce. Per questo, noi movimenti contadini della Via Campesina, in tutto il mondo, sosteniamo politiche internazionali che tengano sotto controllo questo fenomeno.
Si deve partire dal principio che il cibo non è una merce, ma un diritto di ciascuna persona.
Ø E i governi dovrebbero agire, prima di tutto, per stimolare la produzione di alimenti, perché ciascun paese produca quello di cui il proprio popolo ha fondamentalmente bisogno. E il commercio agricolo internazionale si eserciti soltanto sulle eccedenze di ogni paese.
Ø Ci dovrebbero poi essere politiche di valorizzazione del mondo contadino, con la riforma agraria e migliori condizioni di vita nelle campagne perché gli agricoltori vi restino, producano alimenti sani, non usino pesticidi e organizzino le loro cooperative per sfuggire al controllo delle imprese transnazionali.
Ø In terzo luogo dobbiamo evitare che l¹organizzazione mondiale del commercio OMC - continui a legiferare e fare accordi per regolare l¹agricoltura e gli alimenti. La OMC non ha un mandato né legittimità per imporre leggi ai popoli.
Ø Dobbiamo riorganizzare il modo di produrre dell¹agricoltura in tutto il mondo, recuperando e applicando le tecniche della agro-ecologia, su larga scala, con ricerche e sostegno all¹agricoltura ,per evitare la sua petrolizzazione. E ogni governo deve avere il controllo assoluto delle scorte di alimenti.
Chiaramente queste politiche non dipendono solo dalla FAO. Ma esigeranno una vera articolazione mondiale, di movimenti contadini, organizzazioni, ricercatori, opinione pubblica e governi progressisti, per fare pressione nella direzione dei cambiamenti necessari e avere le forze per affrontare gli interessi delle imprese transnazionali, le uniche beneficiate dalla crisi alimentare e dall¹aumento di prezzo degli alimenti.
5) Gli agrocombustibili sono colpevoli per questa nuova crisi?
JPS: L¹espansione delle coltivazioni di piante per la produzione di agrocombustibili contribuiscono all¹aumento di prezzo degli alimenti, anche se si tratta soltanto di una tra le diverse cause che ho indicato precedentemente. Diversi paesi, come il Brasile, stanno ampliando le loro aree e destinando terre molto buone alla coltivazione, soprattutto di canna da zucchero per produrre etanolo. In altri paesi si espandono altre monoculture. Queste monoculture danneggiano l¹equilibrio ambientale e le condizioni climatiche del pianeta poiché distruggono tutta la biodiversità che c¹era nel territorio ora occupato da immense piantagioni. E siccome i prezzi dell¹etanolo sono collegati a quelli del petrolio questo porta a un
eccezionale profitto agricolo per chi produce etanolo. Questo straordinario profitto, che si trae dalla produzione di etanolo, spinge in alto i prezzi di tutte le merci agricole. Quindi, secondo le leggi dell¹economia politica, gli alti prezzi dell¹etanolo influiscono direttamente sul prezzo di tutti i prodotti agricoli del paese e del mondo.
lunedì 11 luglio 2011
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