giovedì 14 luglio 2011
L. 35: Il gioco delle tre carte - Marco Malvaldi
Editore Sellerio Editore Palermo (collana La memoria) - 2008
Ritorna, con la seconda avventura dopo "La briscola in cinque", la squadra di investigatori del BarLume di Pineta, detto anche "l'asilo senile". A parte il barista Massimo e la sua banconista, la bella e comprensiva Tiziana, il più giovane del gruppo è Aldo, ultrasettantenne gestore dell'osteria Boccaccio. Seguono Nonno Ampelio, Pilade, il Del Tacca del Comune, il Rimediotti. La loro attività, unica, più che principale, si svolge nel presidiare il BarLume e, dietro il paravento della partita a carte, passare al setaccio tutti gli avvenimenti di Pineta, in un pettegolezzo toscano senza eufemismi e senza ritrosie. Qualche volta resta nelle maglie fitte della rete, un fatto criminale. In realtà è Massimo, pronto all'intuizione ma svogliato all'azione, che è spinto a investigare, richiesto casualmente dal commissario Fusco. I vecchietti fanno da polo dialettico in un contraddire minuzioso che però facilita la sintesi: corale ambientazione umana, provinciale e antiglobalizzata (lenta, senza preoccupazione di efficienza mezzo-fine). Uno sfondo di commedia italiana a dei gialli enigmistici la cui soluzione è affidata alla virtù del ragionamento e alla fortuna del caso. Nel gioco delle tre carte un esercizio di abilità e di elusione fornisce lo schema per risolvere un enigma criminoso consistente nel nascondere ostentando. Nel corso di un congresso, viene ucciso un professore giapponese. La chiave del mistero è in un computer che in apparenza non contiene niente di significativo.
Non ha l'ambizione di essre uno dei più grandi giallisti, ma questa serie di Malvaldi si legge che è un piacere. Si sente forte l'impronta casalinga, storie pensate a partire da gente conosciuta, il nonno e lo stesso barista. Pensando a libri d' estate (e non solo) questa è proprio la serie giusta. Un piacere leggerli. Questo è il mio primo, fra poco prenderò in mano la briscola a cinque.. un divertiumento assicurato. Penso che un posto in classifica, ad honorem, se lo meriteranno proprio.
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