sabato 24 settembre 2011
L. 44: Una mente per uccidere - P.D. James
Mondadori, Oscar, 1993
In una clinica esclusiva per malattie mentali viene ritrovata, brutalmente assassinata, la signorina Bolam, funzionaria amministrativa dell'Ospedale. Chiamato ad investigare sul caso, l'ispettore Adam Dagliesh scoprirà ben presto che erano in molti ad odiare la vittima e ad avere quindi un movente per ucciderla
Un vecchio libro trovato di là in libreria, giusto per riposare un po' la mente. Un classico degli intrighi della James. Nulla di nuovo ma si impara sempre sulla società inglese....
Ricetta Xuor: L'improbable
ci vogliono delle noci fresche e dei giuggioli freschi. Se non li avete .... amen...
ingredienti: cavolfiore, sale e pepe e burro. Parmiggiano grattugiato.
Fate cuocere il cavolo al vapore e poi mettetelo in una pirofila da forno. Tagliate le noci e i giuggioli molti fini e spargeteli sul cavolo; un po' di sale e pepe e burro. Un colpetto di parmiggiano e avanti popolo per 20 minuti a 180.
E ho detto tutto!!
ingredienti: cavolfiore, sale e pepe e burro. Parmiggiano grattugiato.
Fate cuocere il cavolo al vapore e poi mettetelo in una pirofila da forno. Tagliate le noci e i giuggioli molti fini e spargeteli sul cavolo; un po' di sale e pepe e burro. Un colpetto di parmiggiano e avanti popolo per 20 minuti a 180.
E ho detto tutto!!
L.43: Dans avec le siècle - Stéphane Hessel
Seuil, 2007
Derrière la carrière exemplaire d'un diplomate qui, né allemand en 1917, choisira de Gaulle et la Résistance, sera déporté, participera à tous les grands moments de la vie internationale et finira ambassadeur de France, se cache en Stéphane Hessel un personnage dont l'originalité, le goût du risque et le respect d'autrui séduisent ceux qui l'approchent et font de cette autobiographie une vraie danse avec le siècle. Non conformiste par hérédité (il est le fils de Franz et Hélène Hessel qui formeront avec Henri-Pierre Roché le célèbre trio de " Jules et Jim "), il est homme de multiples cultures : l'Allemagne de son enfance lui donne le goût de la littérature et de la poésie, la France qu'il choisit jeune homme, l'Angleterre de la guerre et les Etats-Unis de sa vie professionnelle tissent le réseau de ses amitiés et de ses fidélités. Homme de conviction, il évoque avec chaleur le travail collectif, celui qu'il a connu au Club Jean-Moulin comme à l'ONU, en Algérie comme auprès de Pierre Mendès France ou de Michel Rocard. Homme de cœur, enfin, il a choisi d'être un médiateur, un de ceux qui, du Burundi aux " sans papiers ", tentera toujours, sans illusions et sans découragement, de faire confiance à l'avenir.
Biographie de l'auteur
Stéphane Hessel est né à Berlin en 1917. Normalien, Français libre, déporté, diplomate en poste à New York, à Saigon, à Alger, à Genève. Proche collaborateur de Pierre Mendès France, de Pierre Abelin, de Michel Rocard, il a été membre de la haute Autorité pour la communication audiovisuelle (1982-1985) et du Haut Conseil pour l'intégration (1990-1993) et a représenté la France à la Conférence mondiale de Vienne pour les droits de l'homme en 1993. Il a été membre du " collège des médiateurs " pour les " sans papiers " de Saint-Bernard.
Per farsi un' idea più completa dell'autore di Indignatevi.
Paragrafo finale da ricordare soprattutto per noi mediatori:
Il n'y a pas de médiation réussie. Mais chacune, par son échec mème, ouvre la voie à une autre, plus large, qui va échouer à son tour. C'est par leur enchainement inlassable que s'écrit l'histoire courageuse de notre espèce.
sabato 17 settembre 2011
Ricetta Xuor: Brandade de morue sur lit de tomates confites
Pour 3 personnes
400 gr de morue déssalée
300 gr de pommes de terre
2 gousses d’ ail
8 tomates san marzano
Huile d’olive extra V.
Faire cuire pendant 15 minutes la morue dans de l’eau bouillante (avec une feuille de laurier dans l’eau)
Nettoyer la morue de la peau et des arêtes. Passera u mixeur.
Faire cuire les pommes de terres 20 minutes dans l’eau bouillante et une fois cuites les passera u presse-purée
Presser l’ail et mélanger le tout et ajouter 4 cuillerées d’huile d’olive.
Couper les tomates en deux; poser les dans un plat qui va au four. Parsemer d’herbes de Provence, un peu de poivre (ne pas saler) et un peeu d’huile d’olive.
Au four, 30 minutes à 180°.
Quand les tomates sont cuites les recouvrir de la brandade. Remettre au four 15 minutes. Servir chaud accompagné d’une salade verte.
400 gr de morue déssalée
300 gr de pommes de terre
2 gousses d’ ail
8 tomates san marzano
Huile d’olive extra V.
Faire cuire pendant 15 minutes la morue dans de l’eau bouillante (avec une feuille de laurier dans l’eau)
Nettoyer la morue de la peau et des arêtes. Passera u mixeur.
Faire cuire les pommes de terres 20 minutes dans l’eau bouillante et une fois cuites les passera u presse-purée
Presser l’ail et mélanger le tout et ajouter 4 cuillerées d’huile d’olive.
Couper les tomates en deux; poser les dans un plat qui va au four. Parsemer d’herbes de Provence, un peu de poivre (ne pas saler) et un peeu d’huile d’olive.
Au four, 30 minutes à 180°.
Quand les tomates sont cuites les recouvrir de la brandade. Remettre au four 15 minutes. Servir chaud accompagné d’une salade verte.
giovedì 15 settembre 2011
L. 42 - Le bestial serviteur du pasteur Huuskonen - Arto Paasilinna
À l'approche de la cinquantaine, le pasteur Oskar Huuskonen traverse une mauvaise passe. Son mariage bat de l'aile, sa foi vacille, ses prêches peu conformes aux canons de l'Église lui attirent les foudres de ses supérieurs et ses paroissiens le désolent. Comme si cela ne suffisait pas, ses ouailles décident de lui offrir pour son anniversaire un cadeau empoisonné : un ourson qui vient de perdre sa mère. Ruiné et l'esprit chagrin, Huuskonen décide de partir à l'aventure avec son ours. Un long périple qui les mènera de la mer Blanche à Odessa, Haïfa, Malte ou Southampton, en quête d'un sens à leur existence.
Tradotto anche in italiano:Il migliore amico dell'orso
Se la lepre di Vatanen era un richiamo alla libertà, questa volta è la presenza ben più ingombrante di un orso a catapultare il nuovo romanzo di Paasilinna tra avventure esilaranti e profonde riflessioni. L'animale, regalato al pastore protestante Oskari Huuskonen e da lui allevato, incarnerà, per quest'uomo di mezz'età incastrato tra crisi di vocazione e crisi coniugale, una via di Riga: battezzandolo Satanasso, il pastore sembra già intuire che quel curioso compagno lo invita a varcare i limiti della sua vita frustrata da religioso di provincia. Congedato dal vescovo per le sue posizioni poco ortodosse (come quando vagheggia di un Gesù "ministro del governo rivoluzionario"), per il reverendo inizia così una deriva geografica ed esistenziale: prima il letargo con l'orso e il risveglio dei sensi con la giovane etologa che lo assiste, poi il viaggio, in bilico tra sacro e profano. Paasilinna ritrova nelle vicende del pastore e del suo peloso Sancho Panza una grande felicità creativa, alternando invenzioni picaresche e interrogazioni filosofiche sulla prossimità tra naturale e soprannaturale, alla ricerca di una fede più autentica nell'uomo e nella vita.
Mi associo anch'io al coro dei tanti che l'hanno trovato molto delizioso. Ironico, distaccato, Arto regola alcuni conti con le religioni e i religiosi.
Nel mio top 10 questo se la giocherá per il primo posot, in compwetizione con Fred V. ovviamente)
mercoledì 14 settembre 2011
Anguillara S.: Un’idea di fare comunitá (forse) buttata al vento
La scrivo qui prima che la mia vacillante memoria me la faccia dimenticare. Dopo aver fatto un giro di alcuni dei gruppi sociali di Anguillara, vecchi contadini, pescatori, pastori, donne, immigrati e il gruppo della Comunitá Cusmano, mi venne naturale proporre a gran voce quello che uno degli intervistati nel video “Quando gli albanesi eravamo noi” (Taher, egiziano) diceva alla fine: se tutti noi, immigrati d aun lato e anguillarini dall’altra, facessimo uno sforzo verso gli altri, potremmo diventare un esempio per l’Italia intera.
Ecco, mi agganciai all’idea dell’altro. Fu cosí che il video sulla Comunitá Cusmano si intitoló In viaggio verso gli altri, dove quegli altri eravamo noi stessi.
A quel punto venne naturale parlarne con un gruppo organizzato di giovani (Argo il loro nome) per proporre loro una iniziativa a costo quasi zero basata sull’idea di usare i telefonini che oramai tutti hanno, giovani e vecchi, e le loro possibilitá di fare fotografie e piccoli video e mandarli per posta elettronica o sms.
La tecnologia al servizio dell’uomo: si chiederebbe a tutte le persone interessate di fare un micro video (30 secondi o poco piú) su chi sia il TUO altro. Puó essere il tuo miglior amico, il tuo cane, i tuoi genitori, i figli, insomma di tutto un po’. Lo scopo non è di mostrare un gruppo in particolare ma mostrare, al contrario, che GLI ALTRI SIAMO TANTI E SIAMO TUTTI NOI.
Tutti i video sarebbero stati poi montati da un caro amico (Massi) in modo da farne, all’inizio dell’estate, una presentazione in piazza. La scommessa era che, dato che tutti amano vedersi in un video, mettendoli tutti tanta gente sarebbe venuta a vedere il risultato e ció avrebbe permesso di lanciare la riflessione: Siamo sulla strada per diventare una comunitá o semplicemente continuiamo a convivere senza parlarci? Possiamo sfruttare questa ocasione per pensare a cosa si potrebbe fare assieme?
Qulacosa di simile l’avevamo giá fatta al momento della presentazione pubblica del video “Quando gli albanesi ..”; con l’aiuto del Comune si era organizzata la prima festa popolare fra immigrati e indigeni. Alla fine vennero quasi solo gli immigrati, in particolare i romeni, ma furono cosí tanti da sorprendere tutti, per la loro organizzazione e, alla fine, per la riuscita della festa. Il sindaco di allora venne alla fine della manifestazione (noi girammo un video sulla festa, mai trasmesso) e si prese l’impegno di organizzarne un’altra addirittura per fine anno.
Gli anni son passati, la giunta di sinistra lasció il posto ad una di destra e l’unica speranza mi sembró questa dei giovani di Argo.
Ma nemmeno quella volta andó bene. Altri anni dopo, ci siamo ritrovati prima delle ultime elezioni ed io, testardo figlio di madre tedesca, ho rimesso lí l’idea. Bisognerebbe pensare a come organizzarla, sensibilizzare le scuole e le varie organizzazioni del paese in modo sia chiaro che non vuole essere una cosa di parte.
Mettere al centro i giovani, anche perché sono i piú smaliziati con le tecnologie.
Si parló, e molto. Vennero le elezioni e rivinse una giunta di centro-sinistra. Ci si diede appuntamento, e poi piú nulla.
A questo punto io metto lí l’idea; se un giorno qualcuno vorrá prenderla, tanto di guadagnato. Buon pomeriggio.
Ecco, mi agganciai all’idea dell’altro. Fu cosí che il video sulla Comunitá Cusmano si intitoló In viaggio verso gli altri, dove quegli altri eravamo noi stessi.
A quel punto venne naturale parlarne con un gruppo organizzato di giovani (Argo il loro nome) per proporre loro una iniziativa a costo quasi zero basata sull’idea di usare i telefonini che oramai tutti hanno, giovani e vecchi, e le loro possibilitá di fare fotografie e piccoli video e mandarli per posta elettronica o sms.
La tecnologia al servizio dell’uomo: si chiederebbe a tutte le persone interessate di fare un micro video (30 secondi o poco piú) su chi sia il TUO altro. Puó essere il tuo miglior amico, il tuo cane, i tuoi genitori, i figli, insomma di tutto un po’. Lo scopo non è di mostrare un gruppo in particolare ma mostrare, al contrario, che GLI ALTRI SIAMO TANTI E SIAMO TUTTI NOI.
Tutti i video sarebbero stati poi montati da un caro amico (Massi) in modo da farne, all’inizio dell’estate, una presentazione in piazza. La scommessa era che, dato che tutti amano vedersi in un video, mettendoli tutti tanta gente sarebbe venuta a vedere il risultato e ció avrebbe permesso di lanciare la riflessione: Siamo sulla strada per diventare una comunitá o semplicemente continuiamo a convivere senza parlarci? Possiamo sfruttare questa ocasione per pensare a cosa si potrebbe fare assieme?
Qulacosa di simile l’avevamo giá fatta al momento della presentazione pubblica del video “Quando gli albanesi ..”; con l’aiuto del Comune si era organizzata la prima festa popolare fra immigrati e indigeni. Alla fine vennero quasi solo gli immigrati, in particolare i romeni, ma furono cosí tanti da sorprendere tutti, per la loro organizzazione e, alla fine, per la riuscita della festa. Il sindaco di allora venne alla fine della manifestazione (noi girammo un video sulla festa, mai trasmesso) e si prese l’impegno di organizzarne un’altra addirittura per fine anno.
Gli anni son passati, la giunta di sinistra lasció il posto ad una di destra e l’unica speranza mi sembró questa dei giovani di Argo.
Ma nemmeno quella volta andó bene. Altri anni dopo, ci siamo ritrovati prima delle ultime elezioni ed io, testardo figlio di madre tedesca, ho rimesso lí l’idea. Bisognerebbe pensare a come organizzarla, sensibilizzare le scuole e le varie organizzazioni del paese in modo sia chiaro che non vuole essere una cosa di parte.
Mettere al centro i giovani, anche perché sono i piú smaliziati con le tecnologie.
Si parló, e molto. Vennero le elezioni e rivinse una giunta di centro-sinistra. Ci si diede appuntamento, e poi piú nulla.
A questo punto io metto lí l’idea; se un giorno qualcuno vorrá prenderla, tanto di guadagnato. Buon pomeriggio.
martedì 13 settembre 2011
Allacciarsi le cinture di sicurezza
Ieri sera il telegiornale della principale rete pubblica francese ha rotto il tabú riguardo alla crisi greca; interrogando l’esperto in studio sulla possibilitá di un “default” greco, la risposta è stata un chiaro SI! La Grecia andrá al fallimento e tutti (o almeno i piú vivi) si stanno preparando per questo scenario. Cosa questo implichi in costi addizionali per gli altri paesi e per la stessa moneta unica è probabilmente ancora difficile da capire, ma che si vada verso un temporale molto piú forte delle nubi nere attuali, non sembrano piú esserci dubbi. La stima iniziale fatta un po’a spanne, diceva un’altra giornalista stamattina presto, è di circa 20-24miliardi di euro per la Francia, dato l’alto livello di esposizione delle sue banche.
Bruxelles ci ricordava giá ieri, prima ancora che la manovra attuale sia approvata, che potrebbe non bastare. Con questi segnali che arrivano dalla Grecia è possibile che anche per noi si annuncino giorni molto piú neri e che non si riesca a quadrare il bilancio alla fine.
Questo potrebbe alla fine far saltare l’equilibrio politico attuale ed aprire le strade alla ricerca di altre soluzioni. Da parte del cavaliere è piú che probabile, certo anzi certissimo che se lo mettono fuori dal governo userá tutta la sua artigleria, giornali, televisioni e chi piú ne ha piú ne metta, per sparare ad alzo zero contro tutti i nemici, PD in testa.
E lí ritorniamo al tema centrale della “credibilitá”. Dalema continua a ripetere che Berlusconi non c’ha piú credibilitá e per questo deve andarsene. E come Dalema molti ripetono questo leit motiv. Detto questo, ritornando alla storia di Penati, un pezzo da novanta figlio culturale di questo PD, il problema si porrá uguale per Bersani nell’ipotesi che si vada a processo (cioè nemmeno che Penati sia condannato). E’abbastanza facile immaginare i giornali berlusconiani irridere al Bersani che usi la carta della credibilitá e della competenza (e della diversitá) nel momento in cui il suo uomo di fiducia si ritrovi sotto processo per tutte ste storie di tangenti.
Ripeto, se Penati non ne viene fuori pulito come se avesse usato Dash, i giorni di Bersani saranno contati. E questo indipendentemente che si vada ad elezioni, il problema è che i giovani che si sono mossi questa primavera, lo hanno fatto su una base di volere facce e comportamenti nuovi. Un segretario del PD che non sappia cosa faccia il suo braccio destro ha la stessa forza di un Tremonti che non sapeva cosa combinasse Milanese. E ricordiamoci che, se nell’immaginario dei giovani, passa l’idea che son tutti uguali, hanno vinto quelli del PDL. Quindi, ogni buon politico deve porsi il problema dell’eventuale scenario (ripeto, eventuale) della caduta di Penati, rovinosa, che trascini con se Bersani (e chi altri?).
A questo punto inizierá la caccia a trovare una faccia nuova, velocemente, che possa incarnare i valori, la storia, i principi e tutto il resto. Bene, la mia proposta ve la faccio subito. Parlo di una personalitá che ha tutti questi requisiti ed in piú è donna. Bianca Berlinguer. Capace di stare davanti a una telecamera, incarna geneticamente i valori della diversitá tanto cara al padre suo, è sufficentemente super partes per non spaventare i Popolari ed è soprattutto una fuori dai giri dei maneggioni.
Ricordatevi che da oggi in poi ogni giorno è buono per cadere nell’inferno. Ci trascienrá giú il tonfo finanziario associato alla stasi economica. Zero crescita vuol dire meno entrate e quindi piú debiti e noi dobbiamo cercare soldi sulmerctao internazionale per pagare i nostri debiti. Saltando la Grecia i prossimi rischiamo di essere noi e quindi bisognerebbe prepararsi sul serio.
Bruxelles ci ricordava giá ieri, prima ancora che la manovra attuale sia approvata, che potrebbe non bastare. Con questi segnali che arrivano dalla Grecia è possibile che anche per noi si annuncino giorni molto piú neri e che non si riesca a quadrare il bilancio alla fine.
Questo potrebbe alla fine far saltare l’equilibrio politico attuale ed aprire le strade alla ricerca di altre soluzioni. Da parte del cavaliere è piú che probabile, certo anzi certissimo che se lo mettono fuori dal governo userá tutta la sua artigleria, giornali, televisioni e chi piú ne ha piú ne metta, per sparare ad alzo zero contro tutti i nemici, PD in testa.
E lí ritorniamo al tema centrale della “credibilitá”. Dalema continua a ripetere che Berlusconi non c’ha piú credibilitá e per questo deve andarsene. E come Dalema molti ripetono questo leit motiv. Detto questo, ritornando alla storia di Penati, un pezzo da novanta figlio culturale di questo PD, il problema si porrá uguale per Bersani nell’ipotesi che si vada a processo (cioè nemmeno che Penati sia condannato). E’abbastanza facile immaginare i giornali berlusconiani irridere al Bersani che usi la carta della credibilitá e della competenza (e della diversitá) nel momento in cui il suo uomo di fiducia si ritrovi sotto processo per tutte ste storie di tangenti.
Ripeto, se Penati non ne viene fuori pulito come se avesse usato Dash, i giorni di Bersani saranno contati. E questo indipendentemente che si vada ad elezioni, il problema è che i giovani che si sono mossi questa primavera, lo hanno fatto su una base di volere facce e comportamenti nuovi. Un segretario del PD che non sappia cosa faccia il suo braccio destro ha la stessa forza di un Tremonti che non sapeva cosa combinasse Milanese. E ricordiamoci che, se nell’immaginario dei giovani, passa l’idea che son tutti uguali, hanno vinto quelli del PDL. Quindi, ogni buon politico deve porsi il problema dell’eventuale scenario (ripeto, eventuale) della caduta di Penati, rovinosa, che trascini con se Bersani (e chi altri?).
A questo punto inizierá la caccia a trovare una faccia nuova, velocemente, che possa incarnare i valori, la storia, i principi e tutto il resto. Bene, la mia proposta ve la faccio subito. Parlo di una personalitá che ha tutti questi requisiti ed in piú è donna. Bianca Berlinguer. Capace di stare davanti a una telecamera, incarna geneticamente i valori della diversitá tanto cara al padre suo, è sufficentemente super partes per non spaventare i Popolari ed è soprattutto una fuori dai giri dei maneggioni.
Ricordatevi che da oggi in poi ogni giorno è buono per cadere nell’inferno. Ci trascienrá giú il tonfo finanziario associato alla stasi economica. Zero crescita vuol dire meno entrate e quindi piú debiti e noi dobbiamo cercare soldi sulmerctao internazionale per pagare i nostri debiti. Saltando la Grecia i prossimi rischiamo di essere noi e quindi bisognerebbe prepararsi sul serio.
domenica 11 settembre 2011
L. 41: Malavita - Tonino Benacquista
Une famille d'Américains s'installe à Cholong-sur-Avre, en Normandie. Fred, le père, se prétend écrivain et prépare un livre sur le Débarquement. Maggie, la mère, est bénévole dans une association caritative et se surpasse dans la préparation des barbecues. Belle, la fille, fait honneur à son prénom. Warren enfin a su se rendre indispensable pour tout et auprès de tous. La multiplication d'événements bizarres rend pourtant suspecte l'installation de ces nouveaux voisins : accident du plombier, incendie du supermarché, etc. Le lecteur découvre peu à peu que Fred Blake est en réalité Giovanni Manzoni, repenti de la Mafia que le FBI a décidé de cacher en France avec sa famille.
all'inizio sembra una storia molto banale e non prende molto, poi piano la maionese riesce e diventa una lettura piacevolissima per la fine estate...
sabato 10 settembre 2011
La “nostra” sinistra e il futuro dell’Italia
Un altro -5% (meno cinque) segnato dalla Borsa di Milano ieri, ad appena 24 ore dall’approvazione al Senato della manovra che dovrebbe porci al riparo, per il momento, dalla crisi mondiale. Se questo è un segnale, è chiaro il segno: negativo.
Nemmeno l’aver alzato la soglia dai 50, poi scesa a 45, ai quasi 60 miliardi di euro è stato sufficiente per tranquillizzare i mercati.
Se n’è accorta la Marcegaglia che ha mandato una specie di penultimatum al governo: o fai le scelte giuste oppure deve trarne le conseguenze, cioè a casa Silvio. Fosse un ultimatum vero, la settimana prossima dovremmo esser lì a discutere del futuro governo.
Facciamo finta sia vero, e a questo punto guardiamoci un po’ in casa. Da settimane, forse mesi, la storia Penati occupa i giornali: ricordiamo ancora una volta che si tratta dell’ex numero due di Bersani, deus ex machina del Pd nel profondo nord, vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia ed ex sindaco di Sesto San Giovanni, indagato per tangenti e finanziamento illecito ai partiti.
Ho aspettato a scrivere perché volevo vedere come Bersani e gli altri top managers del PD avrebbero dipinto il Penati: un mariuolo?
Ricorderete certo la figura del mariuolo nei primi anni 90: Mario Chiesa, beccato con le mazzette in borsa, che maneggiava per conto del segretario del partito socialista, venne tacciato di mariuolo, per mettere subito le distanze fra Craxi e quelle pratiche odiose, tipiche della destra. Ma non gli andò bene, ed alla fine Craxi dovette scappare all’estero inseguito da mandati di cattura.
Bersani quindi si guarda bene (toccando ferro) dall’affibbiare lo stesso sostantivo al suo ex Penati. In una intervista apparsa ieri sul Fatto, Fabio Mussi dice chiaramente che Penati non è un mariuolo, ovvero Penati non è un corpo estraneo a questa classe dirigente. Spiace dirlo, ma è così. Invece di espellerlo per indegnità, la scelta fatta è stata di una tortuosità tale da far pensare che:
1. Il PD non riesce a capire che il mondo attuale funziona ad altre velocità, per cui lui, PD, continuando con ritmi degni della madre Chiesa, si candida a un ruolo di panchinaro per i prossimi cent’ anni
2. Nell’armadio esistano altri scheletri di questo tipo; e che serva tempo a Bersani e agli altri per trovare un accordo politico su come trattarli. Non potendo trattarli come corpi estranei, dovranno arrampicarsi sui muri per trovare delle formule credibili che spieghino, non ai militanti, ma a noi, gente comune, magari tentata di votare per loro, come sia possibile che gente che fa politica da sempre riesca a mettersi attorno dei Penati così, senza mai accorgersi di nulla. O sono dei Tremonti qualsiasi (riferimento d’obbligo al caso Milanese) oppure bisognerà ritornare alla fraseologia craxiana: così fan tutti. Ma ricordiamoci poi come andò a finire.
Insomma, la cosa più onesta che avrei voluto sentire, ma che non ho né sentita né letta da nessuna parte era:
Care compagne e compagni,
se fosse provato che Penati è colpevole, mi dimetterò immediatamente dall’ incarico attuale non perché mi senta colpevole di alcunché ma perchè non è credibile che non sapessi nulla. Viviamo in un mondo politico dove le percezioni contano: se è vero, come è vero, che io non sapevo nulla, vuol dire che non sono preparato per un incarico delicato come l’attuale; se invece risultasse che qualcosa sapevo ma che ho girato la testa dall’altra parte, vi autorizzo anche a venire sotto casa mia con i bastoni. Firmato, Pierluigi Bersani
Come dice Mussi, colpisce che di “fronte allo scandalo dirigenti lombardi del Pd hanno detto con rimpianto che Penati era un modernizzatore. Lui che con i soldi della Provincia di Milano finanziava le ronde e non si vergognava di essere chiamato leghista”.
Siamo di fronte a una bomba atomica: o si sono sbagliati i giudici (e allora immaginate cosa dira il Cavaliere) oppure qui viene giù non Penati, e nemmeno Bersani solo, ma gran parte del PD, se non altro tutta quella classe dirigente che queste pratiche conosce, ne vive e adesso non sa come smarcarsi.
Cari amici e amiche, compagni immaginari, siamo nella M….
Nemmeno l’aver alzato la soglia dai 50, poi scesa a 45, ai quasi 60 miliardi di euro è stato sufficiente per tranquillizzare i mercati.
Se n’è accorta la Marcegaglia che ha mandato una specie di penultimatum al governo: o fai le scelte giuste oppure deve trarne le conseguenze, cioè a casa Silvio. Fosse un ultimatum vero, la settimana prossima dovremmo esser lì a discutere del futuro governo.
Facciamo finta sia vero, e a questo punto guardiamoci un po’ in casa. Da settimane, forse mesi, la storia Penati occupa i giornali: ricordiamo ancora una volta che si tratta dell’ex numero due di Bersani, deus ex machina del Pd nel profondo nord, vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia ed ex sindaco di Sesto San Giovanni, indagato per tangenti e finanziamento illecito ai partiti.
Ho aspettato a scrivere perché volevo vedere come Bersani e gli altri top managers del PD avrebbero dipinto il Penati: un mariuolo?
Ricorderete certo la figura del mariuolo nei primi anni 90: Mario Chiesa, beccato con le mazzette in borsa, che maneggiava per conto del segretario del partito socialista, venne tacciato di mariuolo, per mettere subito le distanze fra Craxi e quelle pratiche odiose, tipiche della destra. Ma non gli andò bene, ed alla fine Craxi dovette scappare all’estero inseguito da mandati di cattura.
Bersani quindi si guarda bene (toccando ferro) dall’affibbiare lo stesso sostantivo al suo ex Penati. In una intervista apparsa ieri sul Fatto, Fabio Mussi dice chiaramente che Penati non è un mariuolo, ovvero Penati non è un corpo estraneo a questa classe dirigente. Spiace dirlo, ma è così. Invece di espellerlo per indegnità, la scelta fatta è stata di una tortuosità tale da far pensare che:
1. Il PD non riesce a capire che il mondo attuale funziona ad altre velocità, per cui lui, PD, continuando con ritmi degni della madre Chiesa, si candida a un ruolo di panchinaro per i prossimi cent’ anni
2. Nell’armadio esistano altri scheletri di questo tipo; e che serva tempo a Bersani e agli altri per trovare un accordo politico su come trattarli. Non potendo trattarli come corpi estranei, dovranno arrampicarsi sui muri per trovare delle formule credibili che spieghino, non ai militanti, ma a noi, gente comune, magari tentata di votare per loro, come sia possibile che gente che fa politica da sempre riesca a mettersi attorno dei Penati così, senza mai accorgersi di nulla. O sono dei Tremonti qualsiasi (riferimento d’obbligo al caso Milanese) oppure bisognerà ritornare alla fraseologia craxiana: così fan tutti. Ma ricordiamoci poi come andò a finire.
Insomma, la cosa più onesta che avrei voluto sentire, ma che non ho né sentita né letta da nessuna parte era:
Care compagne e compagni,
se fosse provato che Penati è colpevole, mi dimetterò immediatamente dall’ incarico attuale non perché mi senta colpevole di alcunché ma perchè non è credibile che non sapessi nulla. Viviamo in un mondo politico dove le percezioni contano: se è vero, come è vero, che io non sapevo nulla, vuol dire che non sono preparato per un incarico delicato come l’attuale; se invece risultasse che qualcosa sapevo ma che ho girato la testa dall’altra parte, vi autorizzo anche a venire sotto casa mia con i bastoni. Firmato, Pierluigi Bersani
Come dice Mussi, colpisce che di “fronte allo scandalo dirigenti lombardi del Pd hanno detto con rimpianto che Penati era un modernizzatore. Lui che con i soldi della Provincia di Milano finanziava le ronde e non si vergognava di essere chiamato leghista”.
Siamo di fronte a una bomba atomica: o si sono sbagliati i giudici (e allora immaginate cosa dira il Cavaliere) oppure qui viene giù non Penati, e nemmeno Bersani solo, ma gran parte del PD, se non altro tutta quella classe dirigente che queste pratiche conosce, ne vive e adesso non sa come smarcarsi.
Cari amici e amiche, compagni immaginari, siamo nella M….
mercoledì 7 settembre 2011
Nine Eleven
Tanto sta settimana non riusciremo a scappare da questo ricordo. E sará propinato in varie salse, toni eroici, piú intimisti, e tutte le gamme intermedie. Fatto salvo il dolore per le famiglie che hanno perso qualcuno quel giorno e in tutte le azioni di rappresaglia seguenti (ascoltate la canzone Manhattan-Kabul di Renaud), resta il fatto che probabilmente pochi oseranno dire quello che oramai abbiamo sotto gli occhi.
Il nine eleven è stato il funerale della superpotenza americana. Un funerale pubblico come si addice ad un paese dove tutto avviene sotto gli occhi di tutti e dove la televisione oramai conta di piú di qualsiasi altro potere. Ma sempre funerale é.
E’finito un secolo americano e ne comincia un altro, disputato da altre (super) potenze, alcune con sembianze di paesi (la Cina, l’India, il Brasile..) ma altre molto piú insidiose perché impalpabili (la Finanza, le Transnazionali, peggio delle meduse al mare).
Il sogno di una Nuova Era proclamato da Bush padre, un uomo che con la sua storia era lí a ricordarci ancora la seconda guerra mondiale, forse l’unica cosa buona per cui saranno ricordati gli americani nel lungo periodo, è finito sotto gli occhi attoniti del Bush figlio, incapace non solo di capire cosa gli stavano dicendo quel giorno i suoi consiglieri (e lui che restava lí seduto alla scuola con un libretto per bambini in mano) ma profondamente incapace di intuire che quel giorno finiva il loro mondo, l’Impero che avevano costruito e che adesso gli sfuggiva di mano e passava ad altri padroni.
Dal sogno di Reagan, che era riuscito a mettere in ginocchio l’Orso Russo, al Nine Eleven sono passati pochissimi anni, meno di venti, una bazzeccola nella storia moderna. Ma sufficienti per chiudere i conti. Un secolo che ad un certo punto pareva potesse diventare un secolo di libertá e democrazia, poi velocemente digeriti dalle forze al comando e trasformato in un baraccone da circo dove tutte le storie trovavano i loro quindici minuti di celebritá. Adesso toccherá agli storici pian piano iniziare l’opera di digestione di tutto questo, chiedersi e chiederci cosa ci ha lasciato questo ex Impero, se siamo piú forti o meno, di prima, e come ci apprestiamo al passaggio di consegne.
La mia impressione è che l’abbassarsi del sipario, in un modo cosí brusco, non sia stato né capito né accettato dai principali contendenti. La risposta americana dopo il 9-11 è costata 3mila miliardi di dollari (adesso lo scrivo perché vi rendiate conto di quanto grande è: 3.000.000.000.000.000) e 500mila soldati feriti, seimila caduti e centinaia di migliaia di caduti “collaterali” e, quel che è peggio, non solo non ha risolto nessuno dei problemi che pretendeva risolvere ma anzi ha accellerato l’inabissarsi del convoglio americano (e noi dietro).
Alcuni hanno approfittato del buco creatosi e ne sono venuti fuori piú grossi economicamente, anche se non hanno nessuna visione delle relazioni internazionali e di come dovrebbe andare il mondo: emblematico in questo è il caso della Cina e della sua politica estera basata su chiudere gli occhi e fare soldi. Fosse cosí facile, anche il “cummenda”di Arcore sarebbe riuscito a governare l’Italia. Ma purtroppo non è cosí. I BRICS sono arrivati sul palcoscenico prima di aver imparato bene la parte e adesso dobbiamo aspettarci una serie di improvvisazioni anche perché, malgrado la pasisone per gli acronimi che tende a etterli tutti vicini, ognuno di loro gioca una partita personale, e non certo un gioco di squadra. A questo si aggiungano i “maghi”della finanza che hanno giá dimostrato le loro grandi capacitá di portarci giú all’inferno. Sono tutti lí adesso a spartirsi un’isoletta dove cominciamo ad essere troppi e dove sappiamo sempre meno come stare assieme. Chi è religioso troverá ragione di pregare per sperare di venirne fuori. Per gli altri, vedremo ….
Il nine eleven è stato il funerale della superpotenza americana. Un funerale pubblico come si addice ad un paese dove tutto avviene sotto gli occhi di tutti e dove la televisione oramai conta di piú di qualsiasi altro potere. Ma sempre funerale é.
E’finito un secolo americano e ne comincia un altro, disputato da altre (super) potenze, alcune con sembianze di paesi (la Cina, l’India, il Brasile..) ma altre molto piú insidiose perché impalpabili (la Finanza, le Transnazionali, peggio delle meduse al mare).
Il sogno di una Nuova Era proclamato da Bush padre, un uomo che con la sua storia era lí a ricordarci ancora la seconda guerra mondiale, forse l’unica cosa buona per cui saranno ricordati gli americani nel lungo periodo, è finito sotto gli occhi attoniti del Bush figlio, incapace non solo di capire cosa gli stavano dicendo quel giorno i suoi consiglieri (e lui che restava lí seduto alla scuola con un libretto per bambini in mano) ma profondamente incapace di intuire che quel giorno finiva il loro mondo, l’Impero che avevano costruito e che adesso gli sfuggiva di mano e passava ad altri padroni.
Dal sogno di Reagan, che era riuscito a mettere in ginocchio l’Orso Russo, al Nine Eleven sono passati pochissimi anni, meno di venti, una bazzeccola nella storia moderna. Ma sufficienti per chiudere i conti. Un secolo che ad un certo punto pareva potesse diventare un secolo di libertá e democrazia, poi velocemente digeriti dalle forze al comando e trasformato in un baraccone da circo dove tutte le storie trovavano i loro quindici minuti di celebritá. Adesso toccherá agli storici pian piano iniziare l’opera di digestione di tutto questo, chiedersi e chiederci cosa ci ha lasciato questo ex Impero, se siamo piú forti o meno, di prima, e come ci apprestiamo al passaggio di consegne.
La mia impressione è che l’abbassarsi del sipario, in un modo cosí brusco, non sia stato né capito né accettato dai principali contendenti. La risposta americana dopo il 9-11 è costata 3mila miliardi di dollari (adesso lo scrivo perché vi rendiate conto di quanto grande è: 3.000.000.000.000.000) e 500mila soldati feriti, seimila caduti e centinaia di migliaia di caduti “collaterali” e, quel che è peggio, non solo non ha risolto nessuno dei problemi che pretendeva risolvere ma anzi ha accellerato l’inabissarsi del convoglio americano (e noi dietro).
Alcuni hanno approfittato del buco creatosi e ne sono venuti fuori piú grossi economicamente, anche se non hanno nessuna visione delle relazioni internazionali e di come dovrebbe andare il mondo: emblematico in questo è il caso della Cina e della sua politica estera basata su chiudere gli occhi e fare soldi. Fosse cosí facile, anche il “cummenda”di Arcore sarebbe riuscito a governare l’Italia. Ma purtroppo non è cosí. I BRICS sono arrivati sul palcoscenico prima di aver imparato bene la parte e adesso dobbiamo aspettarci una serie di improvvisazioni anche perché, malgrado la pasisone per gli acronimi che tende a etterli tutti vicini, ognuno di loro gioca una partita personale, e non certo un gioco di squadra. A questo si aggiungano i “maghi”della finanza che hanno giá dimostrato le loro grandi capacitá di portarci giú all’inferno. Sono tutti lí adesso a spartirsi un’isoletta dove cominciamo ad essere troppi e dove sappiamo sempre meno come stare assieme. Chi è religioso troverá ragione di pregare per sperare di venirne fuori. Per gli altri, vedremo ….
domenica 4 settembre 2011
Ricetta Xuor: il Frijolito (salsina di fagioli)
Questa è una ricetta tipica del Centro America, Nicaragua, Costa Rica etc. dove ognuno mette in avanti i propri fagioli (neri in Nicaraua, rossi in Costa Rica) e ovviamente ognuno li fa meglio degli altri.
Comunque dato che nipoti, amici e Charlie trovano che sia una salsina simpatica e facile da preparare ecco a voi la ricetta:
1 scatola di fagioli
1 cipollotto (grosso, oppure due piccoli)
Salsa Worchester e un po’ di salsa HP (se invece siete dalle parti del Costa Rica potrete trovare la salsa Lizano e va bene lo stesso).
Passare i fagioli nel mixer per farne una puré (togliere l’acqua della scatola prima).
In una padella mettere un po’ d’olio (girasole, semi…), tagliare i cipollotti a dadini e farli rosolare. Aggiungere la puré di fagioli, fai cuocere un po’, aggiungere le salse. Se avete un po’ di coriandolo fresco è perfetto. Servire caldo-tiepido con delle tortillas.
Et voilà!
Comunque dato che nipoti, amici e Charlie trovano che sia una salsina simpatica e facile da preparare ecco a voi la ricetta:
1 scatola di fagioli
1 cipollotto (grosso, oppure due piccoli)
Salsa Worchester e un po’ di salsa HP (se invece siete dalle parti del Costa Rica potrete trovare la salsa Lizano e va bene lo stesso).
Passare i fagioli nel mixer per farne una puré (togliere l’acqua della scatola prima).
In una padella mettere un po’ d’olio (girasole, semi…), tagliare i cipollotti a dadini e farli rosolare. Aggiungere la puré di fagioli, fai cuocere un po’, aggiungere le salse. Se avete un po’ di coriandolo fresco è perfetto. Servire caldo-tiepido con delle tortillas.
Et voilà!
Ricetta Xuor: Le capesante che avremmo voluto
L’idea iniziale era di fare le capesante con gli asparagi bianchi. Ma non abbiamo trovato né le capesante né gli asparagi bianchi per cui ci siamo ribattuti sui canestrelli (pettini di mare – petoncles in francese), simili ma più piccoli delle capesante, nonché più economici. Li vendono surgelati e, avendo fretta, si può anche accelerare lo scongelamento.
Partiti verso casa un po’ in ritardo, l’idea era di fare le petoncles con il riso in bianco. A quel punto scopriamo in frigo 3 patate lesse che chiedevano pietà, per cui niente riso e avanti con le papate. Tagliate a fetttine sottili e fatte rivenire in padella con un po’ d’olio d’oliva e aglio.
Le petoncles da parte loro sono state trattate così: prendere un cipollone (non è una cipolla grossa ma una specie di porro) tagliare e farlo rosolare con un po’ d’olio. Metti le petoncles, rosolarle finchè diventano bianche. Sale e pepe e vino bianco. Si fa diminuire il vino, fuoco forte (ricetta rapida, adatta al mio stomaco affamato). Aggiungere un po’ di panna liquida, mescoli il tutto.
A quel punto, colpo di magia: una scatoletta (piccola, per mantenere il rapporto fra gli uni e gli altri – noi abbiamo usato una da 140 gr.) di mais e fagioli. Si mescola il tutto e, prima di servire, mettere un po’ di prezzemolo fresco appena tagliato.
Risultato: GRANDIOSO!!!!
Accompagnato da un Frascati ben fresco oppure anche da uno spumantino.
Partiti verso casa un po’ in ritardo, l’idea era di fare le petoncles con il riso in bianco. A quel punto scopriamo in frigo 3 patate lesse che chiedevano pietà, per cui niente riso e avanti con le papate. Tagliate a fetttine sottili e fatte rivenire in padella con un po’ d’olio d’oliva e aglio.
Le petoncles da parte loro sono state trattate così: prendere un cipollone (non è una cipolla grossa ma una specie di porro) tagliare e farlo rosolare con un po’ d’olio. Metti le petoncles, rosolarle finchè diventano bianche. Sale e pepe e vino bianco. Si fa diminuire il vino, fuoco forte (ricetta rapida, adatta al mio stomaco affamato). Aggiungere un po’ di panna liquida, mescoli il tutto.
A quel punto, colpo di magia: una scatoletta (piccola, per mantenere il rapporto fra gli uni e gli altri – noi abbiamo usato una da 140 gr.) di mais e fagioli. Si mescola il tutto e, prima di servire, mettere un po’ di prezzemolo fresco appena tagliato.
Risultato: GRANDIOSO!!!!
Accompagnato da un Frascati ben fresco oppure anche da uno spumantino.
venerdì 2 settembre 2011
L. 40: Les brumes du passé - Leonardo Padura
La Havane, été 2003. Il y a 14 ans que l'inspecteur Mario Conde a quitté la police et pendant cette période il s'est passé beaucoup de choses à Cuba : l'économie et les mentalités ont été bouleversées. Maintenant le Conde gagne sa vie en faisant le commerce de livres anciens, puisque beaucoup de gens sont contraints de vendre leurs bibliothèques pour pouvoir manger. Il découvre par hasard une magnifique bibliothèque qui lui ouvre des perspectives financières éblouissantes pour lui et ses amis de toujours... Mais dans l'un des volumes il trouve une page de revue avec la photo de Violeta del Rio, une chanteuse de boléro des années 50, qui annonce qu'elle abandonne la chanson. Il se lance alors dans une enquête personnelle...
Un po'lento a partire, ma poi si accellera e diventa interessante. Non sono sicuro sia a livello degli altri miei preferiti. La storia sembra un po' tenuta in piedi, mentre sicuramente la descrizione della Cuba di ieri e di oggi é ben fatta. Secondo me 'pesante la prima parte e non ti invoglia molto ad andare avanti. Io stesso stavo per abbandonarlo ma poi ho continuato e alla fine ne é valsa la pena.
Iscriviti a:
Post (Atom)