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sabato 10 settembre 2011

La “nostra” sinistra e il futuro dell’Italia

Un altro -5% (meno cinque) segnato dalla Borsa di Milano ieri, ad appena 24 ore dall’approvazione al Senato della manovra che dovrebbe porci al riparo, per il momento, dalla crisi mondiale. Se questo è un segnale, è chiaro il segno: negativo.

Nemmeno l’aver alzato la soglia dai 50, poi scesa a 45, ai quasi 60 miliardi di euro è stato sufficiente per tranquillizzare i mercati.

Se n’è accorta la Marcegaglia che ha mandato una specie di penultimatum al governo: o fai le scelte giuste oppure deve trarne le conseguenze, cioè a casa Silvio. Fosse un ultimatum vero, la settimana prossima dovremmo esser lì a discutere del futuro governo.

Facciamo finta sia vero, e a questo punto guardiamoci un po’ in casa. Da settimane, forse mesi, la storia Penati occupa i giornali: ricordiamo ancora una volta che si tratta dell’ex numero due di Bersani, deus ex machina del Pd nel profondo nord, vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia ed ex sindaco di Sesto San Giovanni, indagato per tangenti e finanziamento illecito ai partiti.

Ho aspettato a scrivere perché volevo vedere come Bersani e gli altri top managers del PD avrebbero dipinto il Penati: un mariuolo?

Ricorderete certo la figura del mariuolo nei primi anni 90: Mario Chiesa, beccato con le mazzette in borsa, che maneggiava per conto del segretario del partito socialista, venne tacciato di mariuolo, per mettere subito le distanze fra Craxi e quelle pratiche odiose, tipiche della destra. Ma non gli andò bene, ed alla fine Craxi dovette scappare all’estero inseguito da mandati di cattura.

Bersani quindi si guarda bene (toccando ferro) dall’affibbiare lo stesso sostantivo al suo ex Penati. In una intervista apparsa ieri sul Fatto, Fabio Mussi dice chiaramente che Penati non è un mariuolo, ovvero Penati non è un corpo estraneo a questa classe dirigente. Spiace dirlo, ma è così. Invece di espellerlo per indegnità, la scelta fatta è stata di una tortuosità tale da far pensare che:

1. Il PD non riesce a capire che il mondo attuale funziona ad altre velocità, per cui lui, PD, continuando con ritmi degni della madre Chiesa, si candida a un ruolo di panchinaro per i prossimi cent’ anni
2. Nell’armadio esistano altri scheletri di questo tipo; e che serva tempo a Bersani e agli altri per trovare un accordo politico su come trattarli. Non potendo trattarli come corpi estranei, dovranno arrampicarsi sui muri per trovare delle formule credibili che spieghino, non ai militanti, ma a noi, gente comune, magari tentata di votare per loro, come sia possibile che gente che fa politica da sempre riesca a mettersi attorno dei Penati così, senza mai accorgersi di nulla. O sono dei Tremonti qualsiasi (riferimento d’obbligo al caso Milanese) oppure bisognerà ritornare alla fraseologia craxiana: così fan tutti. Ma ricordiamoci poi come andò a finire.

Insomma, la cosa più onesta che avrei voluto sentire, ma che non ho né sentita né letta da nessuna parte era:

Care compagne e compagni,
se fosse provato che Penati è colpevole, mi dimetterò immediatamente dall’ incarico attuale non perché mi senta colpevole di alcunché ma perchè non è credibile che non sapessi nulla. Viviamo in un mondo politico dove le percezioni contano: se è vero, come è vero, che io non sapevo nulla, vuol dire che non sono preparato per un incarico delicato come l’attuale; se invece risultasse che qualcosa sapevo ma che ho girato la testa dall’altra parte, vi autorizzo anche a venire sotto casa mia con i bastoni. Firmato, Pierluigi Bersani


Come dice Mussi, colpisce che di “fronte allo scandalo dirigenti lombardi del Pd hanno detto con rimpianto che Penati era un modernizzatore. Lui che con i soldi della Provincia di Milano finanziava le ronde e non si vergognava di essere chiamato leghista”.

Siamo di fronte a una bomba atomica: o si sono sbagliati i giudici (e allora immaginate cosa dira il Cavaliere) oppure qui viene giù non Penati, e nemmeno Bersani solo, ma gran parte del PD, se non altro tutta quella classe dirigente che queste pratiche conosce, ne vive e adesso non sa come smarcarsi.

Cari amici e amiche, compagni immaginari, siamo nella M….

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