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martedì 1 maggio 2012

Le vacche del vicino ....

Il mio vicino Renato aveva una cinquantina di vacche da latte di buona qualità. E' anche proprietario di una decina di ettari di terra dove produceva un buon foraggio. Lavoro essenzialmente famigliare, costi ridotti al minimo ma ciò nonostante non ce l'ha fatta a sopravvivere e un bel giorno le vacche sono sparite. Adesso sono dove sono (metaforicamente) andate: in Cina. Gli articoli qui sotto, in italiano, francese e inglese rapportano la stessa storia, del tentativo della Cina di recuperare i passi perduti dopo lo scandalo del latte trafficato alla melanina che nel 2008 ha fatto crollare la fiducia dei cinesi rispetto al latte nazionale, preferendo quello importato. Essendo in piena fase di transizione anche sui prodotti latteo-caseari, con un consumo che, seppur basso, è in chiaro aumento, i governanti hanno deciso di accellerare, comprando vacche, giovenche, sperma e tutto quanto sia utile per aumentare rapidamente la quantità prodotta in casa. Per quanto riguarda la terra dove pascolavano le vacche del mio vicino, il destino sembra segnato: ne faranno un parcheggio per le macchine dei romani che vogliono andare al lago di Martignano. LA TRANSUMANZA INTERCONTINENTALE PER FARE DI PECHINO UN "BIG" DEL LATTE La Cina punta a diventare il più grande produttore di latte del mondo. Messa in ginocchio nel 2008 dallo scandalo della melanina che causò decine di migliaia di intossicati, l’industria lattierocasearia di Pechino è decisa a dominare il mercato globale, superando Nuova Zelanda, Stati Uniti e Germania. Il 2012 passerà così alla storia per la più gigantesca importazione transoceanica di bestiame. Oltre 100 mila bovini saranno imbarcati in Uruguay, Australia e Nuova Zelanda, destinazione Cina. Dal 2009, grazie alla crescita economica e all’espansione del ceto medio, Pechino è diventato il primo compratore del pianeta di vacche da latte. Ha importato oltre 250 mila giovenche e solo nel 2011 ha speso 250 milioni di dollari per trasportarne 100 mila su 25 navi. I mercati di Europa e Usa inizialmente hanno reagito positivamente: la domanda cinese ha fatto aumentare il prezzo di bestiame, latte, erba medica e mangimi. Il rastrellamento globale della Cina comincia però a suscitare allarme: allevatori e agricoltori temono che il gigante asiatico, entro il 2015, si trasformi da miglior cliente in peggior concorrente, sconvolgendo il mercato del latte e della carne. Passare dall’esportazione del latte a quella del bestiame è come vendere l’argenteria di famiglia: si può farlo una sola volta. L’Uruguay l’anno scorso ha ceduto alla Cina quasi il 20% dei propri vitelli. Gli allevatori locali hanno strappato 1400 dollari a giovenca, più 50% in due anni, ma nei prossimi anni la fetta di mercato della nazione, e dunque il suo potere contrattuale, calerà. Anche gli Stati Uniti sono in allarme. Il fatto che la Cina stia formando la mandria più imponente del mondo, ha portato dei benefici contingenti: dieci anni fa Pechino era il 45° cliente di sperma di toro americano, mentre ora è il 9° e nel 2015 sarà al terzo posto. Washington però sa che appena la produzione di latte e carne cinesi raggiungeranno i livelli previsti, il settore risulterà sconvolto. Gli investimenti della Cina sono colossali e lo Stato li sostiene fissando obbiettivi, creando incentivi fiscali e finanziari, cedendo terreni, incoraggiando gli investitori stranieri a esportare in Asia capitali, genetica e tecnologia. Dalle mandrie famigliari si è già passati a quelle industriali, senza rivali sul pianeta. Il più grande produttore cinese ha adottato il modello dei caseifici americani, ma conta 15 allevamenti e 130 mila capi: entro il 2015, importando 25 mila giovenche all’anno dall’Austrialia, arriverà a 20 allevamenti e 300 mila vacche da latte. Pechino, per agevolare il controllo della qualità, sostiene solo la dimensione industriale. I trasformatori, che acquistano latte crudo e vendono latte pastorizzato, yogurt, formaggio e gelati, ottengono inventivi solo se si rivolgono a fattorie da migliaia di capi. Le prospettive di crescita sono impressionati. Oggi i cinesi consumano in media 2,5 litri di latte all’anno, contro i 21 degli Usa. L’incremento, negli ultimi cinque anni, ha sfiorato però il 100% all’anno, per un giro d’affari annuo da 32 miliardi di dollari. Il gap, considerato che i cinesi si stanno ammassando nelle metropoli, cambiano dieta e aumentano la capacità di spesa, sarà dunque colmato entro un decennio. Le attuali 12 milioni di mucche cinesi raggiungeranno cifre senza precedenti e la selezione moltiplicherà per quattro la produzione giornaliera. Decenni di arretratezza, secondo gli esperti, verranno recuperati in un paio di anni. La Cina diventerà così il nuovo colosso dell’export lattiero, con il rischio di un crollo dei prezzi. E guarda già al prossimo business: non più il latte, ma il più redditizio bestiame. Da rivendere a chi glielo cede oggi. http://www.repubblica.it/supplementi/af/2012/04/30/villaggioglobale/012levantez.html Chine : un marché pour les génisses laitières de haute tenue par JM Moreau, le 30 Avril 2012 17h25 Ce ne sera pas moins de100.000 génisses en provenance d'Uruguay, d'Australie et de Nouvelle-Zélande qui navigueront à bord de navires spécialisés (plusieurs étages) cette année-ci, direction la Chine. Cette véritable rafle est un élément clé des efforts de la Chine pour satisfaire la demande intérieure croissante pour le lait et reconstruire ses laiteries, après scandale du lait contaminé à la mélamine de 2008 qui a fortement impacté la production et a incité les consommateurs méfiants à se tourner vers le lait importé. Le gouvernement chinois veut ainsi favoriser l’émergence d’un secteur laitier important, hautement productif, pour alimenter sa population. Et tout comme il a construit la domination dans l'électronique, le textile et le jouet, le gouvernement chinois s'est fixé pour objectif de devenir un producteur de lait dominant. Il s'est fixé des objectifs de production, a établi une fiscalité avantageuse et d'autres incitations financières pour les producteurs laitiers de grande taille et encouragé les investisseurs étrangers à venir avec capital et technologie (voir mes billets sur les investissements de Fonterra). Et il achète des vaches à forte production sur les marchés étrangers par cargaisons entières. Depuis 2009, la Chine est devenue le plus important acheteur mondial de vaches laitières, ce qui induit, dans le monde entier, une hausse des prix pour les veaux. Sa politique fait également pression sur d'autres marchés, comme la luzerne (importée pour assurer l'alimentation des ateliers laitiers) et du sperme (366.000 doses importées). La Chine a importé près de 250.000 génisses ou vaches vivantes depuis 2009, selon les données de la société d'informations commerciales trackers Global Services . L'année dernière, elle a dépensé plus de 250 millions de dollars pour 100.000 génisses étrangères, importées en 25 cargaisons. La filière moderne, laquelle n'a pas été impliquée dans le scandale de la mélamine, ne pourrait pas répondre à la demande. Il faut savoir que les vaches chinoises autochtones (± 12 millions) sont très peu productives. La consommation chinoise de lait est faible (± 9,5 litres par tête en moyenne) et équivaut au tiers de la consommation du Japon ou de la Corée du Sud, sans parler de la consommation US de 79 litres en moyenne ! Le développement de la production laitière se fait surtout à travers de grands élevages liés à des groupes laitiers qui sont soit des groupes étrangers implantés en Chine, soit des groupes chinois dans lesquels de fonds de placements étrangers ont pris des participations et y délèguent leurs conseillers. Un groupe, Modern Dairy par exemple, importe chaque année 22.000 vaches s’ajoutant aux 130.000 déjà importées, avec pour objectif d’arriver à 300.000. Le fonds américain KKR a investi 150 mio $ dans ce groupe laitier et paie deux conseillers présents en permanence. Le gouvernement chinois verse jusqu’à 475 $ par vache importée et facilite énormément les acquisitions foncières nécessaire pour ces étables. Toutefois, certains, bien naïvement, se demandent s'ils ne sont pas en train de créer un redoutable concurrent pour le futur ! http://www.agri-web.eu/actualite.php China Importing Cows China now wants to become the leader in selling milk. Many of us didn’t know what China was up to during these years. Ok, let me explain it to you. In 2008 there was a scandal about milk products in China. When milk production was poor and of mediocre quality, the Government put pressure on the milk salesmen to keep the prices low and better quality. What these salesmen did? They dissolved the milk and added melamine. Melanine is a compound rich in nitrogen used that is fire resistant and heat tolerant used in kitchenware, floor tiles and whiteboards. So how can you use this compound in the milk? To check the protein content in milk there is a test measuring the nitrogen content, so adding melanine shows the test that the milk has a high quantity of proteins that make the milk of good quality. Unbelievable, right? And that adulterated milk was used to make yogurt, infant formulas and pet food. At least six infants and many pets died and many suffered health problem because using the contaminated milk products. After this scandal milk sales went down and since 2009 China started the NEW STRATEGY. It started to import cows from New Zealand, Uruguay and Australia. The Chinese cows are not as productive as the one from United States. But the only countries who can export livestock are Uruguay, New Zealand and Australia. The protocol to export in not easy at all, China pretends that only cows born from pedigree bulls and from cows which had a very high production of milk can be exported. China converted himself as the biggest buyers of milk cows in the world and Uruguay is the one who has gained the most out of it, raising the price on the market. Before each cow was sold for $400 then China started to pay double the price so $800. Uruguay is also selling to China the cattle feed during the trip to export the cows which lasts 40 days. Of course now, the farmers start to worry about this, I am worried too. It’s pretty clear that China wants to be the first milk producer of the world exporting it to the West World. Some countries are earning a lot of money by selling cows, but later China will be their competitors and perhaps the price will go down and down. To be honest I hope this doesn’t come true but we cannot expect anything from China. Article Source: http://www.streetarticles.com/economics/china-importing-cows

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