giovedì 24 maggio 2012
Stunde Null
Lo Stunde Null rappresenta, per i tedeschi, l’ora zero, il 1945, quando la Germania uscì collassata dal secondo conflitto bellico.
Ci avviciniamo anche noi a una situazione del tutto simile anche se diametralmente opposta: la Germania partì da li per ricostruirsi, non da sola ma dentro un disegno di largo respiro che, partendo da Adenauer e continuato poi da Brandt, Schmidt e Kohl, le permise non solo di rimettersi in piedi economicamente, ma di diventare un pilastro chiave per una costruzione europea alla quale tendevano pochi ma illuminati pensatori: Robert Schuman, Jean Monnet e il nostro Altiero Spinelli.
La spinta iniziale non fu sufficiente; ci si fermò prima, vuoi per colpa delle paure di Mitterand, vuoi per mille altre ragioni. In questi ultimi anni ciò che abbiamo sotto gli occhi in maniera molto chiara è proprio la sparizione dei grandi visionari tedeschi e l’accaparramento dell’agorà da parte della Bundesbank. Comandano i banchieri (tedeschi) e non più gli illuminati filosofi che quella terra, che è stata la terra anche di parte della mia famiglia, ha prodotto in abbondanza nel passato.
Adesso siamo lì come una barca esposta al vento, senza nocchiere che sappia indicare una visione strutturale, di lungo periodo. Ci circonda sempre di più la paura e cominciamo a cercare colpevoli.
La storia siamo noi, nessuno si senta escluso, cantava anni fa De Gregori, ma sembra proprio che si cominci ad escludere, i Greci per primi e poi a ruota gli altri. Non abbiamo più memoria per ricordarci che solo quando abbiamo avuto un sogno comune, e le persone all’altezza della sfida, ci siamo non solo rimessi in piedi ma abbiamo anche fatto un salto sociale (e non solo economico) notevole.
Nei prossimi giorni, oggi, domani, si deciderà non la sorte della Grecia, ma quella della nostra e delle prossime generazioni di europei non nati e che forse mai nasceranno. Torneremo a essere italiani, macedoni, spagnoli, lituani…. ? O sapranno svegliarsi in tempo, aprire un libro di storia o chiedere a qualcuno dei pochi grandi vecchi di raccontar loro cosa fece sì che il dopoguerra europeo produsse benessere, meno ansietà, più tensione emotiva verso il futuro? Barbara Spinelli ci prova con i suoi articoli di fondo, portandosi dietro quelle energie paterne che furono così importanti al’epoca. Se non leggete me, leggete almeno i suoi articoli, ne vale proprio la pena. Non vogliamo più andare verso l’ora zero, ma per farlo dobbiamo rimboccarci le maniche tutti noi.
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