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venerdì 20 luglio 2012

Esperanza

Oggi, 19 luglio 2012, mi sono arrivate le copie del libro, che sarà in vendita a partire da settembre. Per la distribuzione vedremo nei prossimi giorni dato che SabbiaRossa non arriva a coprire tutto il territorio e dobbiamo andare più sullo specifico in quelle zone dove ci siano più possibilità di vendita. Il 19 luglio è anche una data che ricordo particolarmente. Per alcuni fu un momento di sogno, di una rivoluzione che si voleva diversa. Il Nicaragua di Somoza smise di esistere, in quel caldo luglio del 1979, quando a Roma si stava celebrando la Conferenza Mondiale sulla Riforma Agraria e lo Sviluppo Rurale. Una nuova Nicaragua nacque quel giorno, e una nuova delegazione prese il posto della precedente, squalificata agli occhi del mondo intero. Una Nicaragua sandinista, in onore di quel povero contadino che neglio anni 30 aveva provato a organizzare una ribellione contro gli oppressori dell'epoca, ma venne stroncato dall'intervento americano. Un sogno, dicevo. Anche per me, che ci andai, nel luglio del 1983. Ero anch'io nel pieno della tormenta che ci prende quando diventiamo adulti: domande senza risposte e riflessioni sul nostro passato, energie verso l'avvenire e turbulenze sentimentali. Tutto si mischia a quell'età, e dal frullatore pian piano esce una persona diversa, di cui prima avevamo solo individuato il profilo. Il libro è uscito fuori dalla mia testa ufficialmente poco più di un anno fa, durante una missione in Paraguay, stretto su un seggiolino della TAM che mi trasportava verso quel lontano paese. Vedevo mia figlia crescere, lo stesso frullatore che si ripeteva a una generazione di intervallo, e dal di dentro è uscita questa voglia di raccontare. Ma cosa si racconta in Esperanza? Le domande di sempre potrei dire: crescere, disobbedire e combattere (questa era anche stata una proposta di titolo, ma rigettata da tutti): crescere e interrogarsi su chi siamo, cosa vogliamo dalla vita e soprattutto sapere da dove veniamo, l'eterno problema delle radici. Disobbedire, per trovare la propria strada, passare dall'antagonismo del dire no alle scelte imposte/proposte dagli altri, per andare verso le nostre proprie scelte, imparare a discernere e, di fatto, diventare adulti. Combattere, perchè viviamo in un mondo ingiusto, e bisogna pure che qualcuno ci metta un po' di coraggio ed energia per cercare di cambiarlo un po'. Da questo mix esce Esperanza. Mathias e Antonia (tedesco lui e argentina lei) si incontrano per caso in Bolivia: la loro storia si intreccia con le lotte in favore delle comunità indigene che l'ex fidanzato di lei (Andres) sta portando avanti. Questo gli costerà caro perchè, come sappiamo noi che lavoriamo su questi temi, chi tocca il tema terra, e in particolar modo le terre indigene, muore. Una storia d'amore nel periodo della loro crescita e scoperta di radici familiari impastate con la tragedia della Shoah e del golpe dei generali argentini. Una traccia lasciata da una zia suora, riapre uno dei tanti capitoli oscuri di quel periodo, e darà la chiave di lettura del loro cammino e della fine, che non vi anticipo. La figura più protetta è quella della sorella più giovane di Mathias, Nicole, che guarda al fratello più grande come un esempio, con fiducia e da lui si lascia guidare finchè non comincia a metter su le ali per volare da sola. Non è un romanzo sentimentale, la fine è dura; alcuni amici mi hanno detto che forse si poteva essere più conciliatori, ma nel sogno mi era venuta così. Se poi penso a quello che conosco su questi temi, a quello che ho letto o che, via un fratello che se ne occupa da molto tempo, ho ingurgitato, credo che fosse meglio chiudere in questo modo, aspro, difficile da mandar giù. Non avevo esperienze precedenti, per cui il primo libro diventa un parto, se non addirittura un incubo. Una volta buttate giù le prime dieci pagine, e sentito i responsi familiari positivi, a quel punto bisognava trovare il coraggio e la forza di affrontare un impegno così nuovo. E lì per fortuna è arrivato mio nipote Pierre. Erano anni che volevo far qualcosa con lui, e questa è stata la buona occasione. Lui con la penna ci lavora tutti i giorni, ed ha imparato molto meglio di me il gusto per i dettagli, quel lavorare sui personaggi in modo da avvicinarli di più al lettore. Volevamo un libro agile, una specie di sceneggiatura per un futuro film, per cui siamo scesi a un livello che a noi sembra sufficiente, ma senza caricare troppo la lettura. Idealmente avevamo in mente un tipo di lettore, giovane, fascia 20-35, che apre la prima pagina, in treno, sdraiato su un lettino al mare o altrove e che non si ferma più fino alla fine, dal tanto esser presi dalla storia. Abbiamo spartito il lavoro in modo che io tenessi la barra del timone e lui si occupasse di rendere appetibile la storia. Scrivere a più mani non è semplice a quanto mi dicono, ma grazie a Dio ci è venuto spontaneo, senza problemi. Molta attenzione ai dettagli: un grazie di cuore a Internet che ovviamente facilita molto, ma anche ai tanti amici latinoamericani che hanno dato delle informazioni, nomi, dettagli, utili per rendere la storia credibile. Ci abbiamo messo un po' di fantasia, ma il contesto è quello lì, vero, e crudele. Volevamo fare un romanzo diverso dal solito, e per questo troverete una serie di note per approfondire alcuni dei temi accennati. Lo scopo era proprio quello: stimolare, a partire da questo libro, una ricerca più profonda di cosa abbiano significato questi momenti storici bui, in un momento come l'attuale quando tutto, in negativo, sembra tornar possibile. Sia a Pierre che a me piace la musica, per questo mano a mano che andavamo avanti con la scrittura e la discussione dei vari capitoli, è venuta da se una specie di colonna sonora, di titoli o frammenti di canzoni, che di fatto marcano la cronologia del libro. Dei tanti personaggi che incontrerete nel libro non sapremo che fine abbiano fatto: el Negro e la Gordita per esempio, si saranno sposati o saranno andati a vivere assieme, con figli e tutto il resto? E Padre Gunther? Sarà ancora lì in parrocchia a stimolare i suoi giovani ad uscire da casa, ad andare verso il mondo esterno, senza paura e col viso aperto? Il libro finisce ma non la storia. Abbiamo la sensazione che si potrebbe pensare a svilupparlo meglio in futuro... vedremo. Quanto sia stato duro scriverlo possiamo dirlo solo adesso che siamo arrivati in fondo. I dubbi che avevamo, individualmente e assieme, di non essere all'altezza, che ci ridessero dietro, insomma le solite menate che uno si porta dietro come sintomo di conti non regolati fin dalla propria infanzia. In questo l'opera dei famigliari, da parte mia Ch. e Ch. è stata fondamentale per mantenere il ritmo (come canterebbe il vecchio Guccio: ... e ho ancora la forza ...). Ma va anche detto che SabbiaRossa Edizioni, nelle persone di Paola e Alessandro, sono state fondamentali per convincerci che valeva la pena andare avanti. Critiche costruttive, sempre cercando di "menager" il mio carattere non facile e poco propizio a riceverne ... (su questo i vecchi amici dell'università ne avrebbero da raccontare, specialmente quel pomeriggio d'inverno quando andammo a fare i rilievi in azienda agricola...). Dicevo che dobbiamo ringraziare non una ma cento volte Paola e Ale perchè se siamo arrivati in fondo è anche grazie a loro. Festeggeremo presto, per cui lasciamo lo champagne in frigo per il momento. Un grazie di cuore va anche a una persona che nemmeno conosciamo ancora: Caterina Luciano, l'autrice della splendida copertina che avrete davanti a voi fra poco. Brava!!!

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