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giovedì 28 febbraio 2013

Il rumore del cuore

Interessante opposizione fra me e il mio cuore. Ho finito da poco un cardiogramma con altre cose in più, tipo vedere una eventuale tachicardia... e per la prima volta ho sentito il mio cuore. Va veloce, lui, come una lavatrice in piena funzione, prima di andare in centrifuga. Proprio l'opposto di come vado io, un vecchio di ottant'anni. Povero cuore, cosa gli tocca sopportare. Sono senza sangue, i valori dell'emoglobina sono scesi a 6.7 mentre dovrei averne 15 di norma. Le piastrine sono arrivate a 68mila, contro un minimo di 100 e rotti... risultato, hanno dovuto ritirar fuori vecchi libri perchè questo è un caso assai raro dice il dottore. Innanzitutto gli faccio i complimenti, per la trasparenza e la voglia di condividere i dati, troppo tecnici, e spiegarli in modo semplice. Lo vedo preoccupato, per questo ha deciso di ritardare gastro e colonscopia: troppo poche piastrine, rischio di provocarmi un'emorragia.

Il mio medico di base aveva chiesto anche una TAC total body ce, per fortuna, hanno scartato. Si tratta di un esame che ti fanno quando vanno alla ricerca di qualcosa di molto, molto, serio, dal quale raramente torni indietro.

Scartato quello adesso puntano su questa anemia perniciosa: una volta al giorno mi bucano con la B12, il che dovrebbe rimettermi in piedi. Oggi sono riuscito a fare anche due giri in corridoio, ma poi basta.

Spero c'abbiano visto giusto, adesso torno a letto.

Grazie a voi tutti che mi avete mandato messaggi; per il momento gli appntamenti per le presentazioni di Esperanza sono mantenuti tutti. mentre salta per il momento la prossima missione in Mozambico. Per l'Angola vedremo fra una settimana quali saranno i tempi di recupero.

mercoledì 27 febbraio 2013

Ritornano i problemi di saluite

Un anno dopo e rieccomi qui con i miei problemi di anemia. Non mi reggo in piedi, peggio della volta scorsa. I medici sono un po' preoccupati ma sembra che qui in clinica abbiano trovato di cosa si tratta: una forma di anemia perniciosa che potrei aver preso in giro in qualche paese tropicale. Risultato, è come se avessi perso 2/3 del mio sangue... per forza che non sto in piedi.
Adesso esami su esami, ma prima devono tirar su il livello delle piastrine che è troppo basso e a rischio emorragia. Ho già preso la prima dose di B12... adesso chiudo perchè più di questo non riesco a scrivere... ciao a tutti...

martedì 26 febbraio 2013

Elezioni 2013: Dove andare e con chi?

A bocce ferme tutto indicherebbe che non si potrà formare nessun governo minimamente stabile. Immaginarsi Bersani sulla stessa foto con Berlusconi sembra altamente improbabile, soprattutto perchè il prezzo di quella foto sarebbe un salvacondotto per il cavaliere il che vorrebbe dire un suicidio finale per il PD.

D'altronde questo è l'unico punto fermo delle convinzioni berlusconiane, tutto il resto è negoziabile, da buon commerciante. Ma nemmeno il più immaginario dei membri del PD potrebbe prendere sul serio questa ipotesi. Quindi, da un lato la responsabilità che deriva dal fatto di avere quattro voti in più, in un sistema voluto dalla Lega e dal Cavaliere, ricordiamolo, dall'altro il rischio di cadere nella trappola grillina.

La responsabilità vuol dire indicare un cammino che rispetti gli impegni internazionali sottoscritti dai governi precedenti. Questa è la regola in democrazia, piaccia o meno. Il conto da pagare sarebbe una ulteriore marginalizzazione e una fuga ulteriore dei già pochi capitali che vengono da noi. E, ricordiamolo, senza capitali non si finanzia nè la piccola nè la media e meno ancora la grande industria. Quindi, non dispiaccia a Grillo, il punto di partenza resta quello lì: accordi da rispettare, non negoziabili.

A partire da questo punto basico, sul quale si possono raccogliere i voti di Monti e Casini (hanno bisogno anche loro di giustificare la loro esistenza oramai), la questione successiva diventa: cos'altro mettere sul piatto e con che facce?

Partendo dall'ipotesi che un ritorno alle urne non sia impossibile, dato che le chiavi le ha Grillo, la questione è come uscire dall'angolo e mettere sul tavolo un'offerta che vada a vedere le carte (e l'anima) vera dei grillini.

Io ne ho conosciuto qualcuno da vicino: uno sfondo di sinistra, scontenta dall'evoluzione "castiana", dalla perdita di capacità di ascoltare la base il che poco a poco ha portato a una fase di indecisione e alla fine, quando è arrivata l'offerta grillina, a votarlo. Un voto che, nella passione iniziale, non ha voluto considerare tutti gli elementi comportamentali e organizzativi del movimento, che fanno pensare a molti di una deriva di destra e fascista. A questo si aggiunga che, per costruzione, i meet-up sono gruppi di lavoro con una buona conoscenza di problemi locali, ma totalmente insufficiente come metodo per trattare questioni più alte: mercato del lavoro, finanza internazionale e compagnia cantando. Non è una critica, ma una semplice constatazione, che fa lo specchio al gruppo raccolto da Monti, gente che conosce l'impresa e i mercati alti, ma senza nessuna presa sulla vita della gente reale.

Di conseguenza, chi guarda alle proposte "alte" dei grillini, resta molto dubitativo, perchè la piramide diventa sempre più piccola e alla fine è lui, o Casaleggio, a dettare le posizioni, non certo i gruppi di lavoro. Quindi una base democratica, spesso di sinistra, alla quale si aggiunge una parte di cittadini persi, senza base politica chiara, e, mano a mano che si sale, alla fine si trova solo il Leader.

A questo punto, nessuno sa chi comanderà sul serio dentro questa pattuglia: i meet-up di base o gli ordini politici di Grillo? Le prime dichiarazioni lasciano pensare che il puparo voglia restare lui, lasciando di fatto un margine minimo ai deputati e senatori che, come ben dice la Costituzione, rispondono solo al popolo italiano, non a pupari esterni al Parlamento.

Fossi io nelle vesti del PD oggi, quello che penserei e proporrei, sarebbe quanto segue: osare un cambiamento forte, Bersani che faccia il gran gesto e ammetta che il risultato ottenuto è molto inferiore alle aspettative per cui non sarà lui il nome indicato dal partito per provare a formare il nuovo governo, ma Matteo Renzi. In aggiunta, il programma sarebbe, a parte il rispetto degli impegni internazionali sottoscritti, una serie di misure fra le più progressiste del programma di PD-SEL nonchè alcune delle posizioni più emblematiche (beni pubblici, riduzione dei privilegi, province e tutto il resto) presi dal programma grillino.

Un'offerta del genere caratterizzerebbe il "nuovo" PD in modo chiaramente ancorato a sinistra, obbligando Berlusconi a votare contro, (così pure Monti probabilmente) e lasciando quindi i grillini col cerino in mano: quanto più le misure proposte siano quelle vicine ai gruppi di base e lontani da Grillo, quanto più complicato per i nuovi deputati e senatori dover decidere cosa votare. Potrebbe venirne fuori un governo di minoranza, ma con un programma chiaro e progressista sul quale far avvenire l'impensabile: obbligare il PD a tornare ad essere un partito di sinistra, e dall'altro "usare" la forza progressista della base grillina. In caso di rifiuto e di dover tornare a votare, sarà quindi Grillo e i suoi a dover spiegare perchè non ha voluto appoggiare la sola possibilità di svolta a sinistra. Il PD avrebbe delle facce nuove e una spinta a innovare molto più forte, togliendo definitivamente le facce vecchie e tutte quelle pratiche di potere che gli hanno fatto perdere la metà dei suoi elettori. Cadrebbe, forse, ma cadrebbe in piedi, coerente con la sua storia.

Certo, io non sono nemmeno iscrittto a questo partito per cui le mie sono parole in libertà...

giovedì 21 febbraio 2013

Sabbie Rosse sotto di me


Attraversando la Somalia: su e giù con l' aereo, da Hargeisa a Berbera per vedere il mare, poi giù a Mogadiscio e finalmente si punta al nord, frontiera del Kenya, altra tappa e questo pomeriggio dovremmo essere a Nairobi.
Sabbie rosse sotto di me, rosso sangue, scorso a fiotti in questi anni: a dicembre hanno celebrato il primo mese senza attentati, ma pare che le cifre fossero state un po' aggiustate. Si impara a vivere anche con molte restrizioni, una vita diversa, più centrara sull'immediato. Non stupisce che quando ti parlano tutto sia al presente, perchè proiettare al futuro è un sogno che non possono ancora permettersi. E allora resta il passato, le strade degli italiani e cose del genere.
Brava gente, simpatica, ma preda della stessa follia autodistruttrice che abbiamo già visto all'opera altrove. La Somaliland riceve l'85% dei suoi guadagni dall'esportazione di bestiame, concentrata in periodi determinati dell'anno e verso pochi paesi. Non essendo riconosciuto a livello internazionale, non possono avere accesso ai fondi della banca mondiale o FMI. Cosa per cui uno pensa che si preoccupino della loro fonte di reddito. Avere degli animali non è solo un'economia, è innanzitutto uno status. Quelli della diaspora che vivono fuori dal paese hanno tutti degli animali, come qualsiasi persona che incontri per strada. Dato il clima, i suoli e la poca acqua, la centralità di questo sistema è la mobilità. Sembra di stare a Wall Street: se fermi il flusso di denaro artificiale viene giù tutto. Lo stesso con i pastori: se gli togli la possibilità di far girare le mandrie da un terreno all'altro, a seconda delle stagioni, non solo li fermi, ma li ammazzi, e con loro la società intera.
Anche qui è arrivato il virus dell'accaparramento delle terre. Instillato contemporaneamente dai cittadini e da una parte della diaspora (quella con i soldi ovviamente), la corsa alla terra è iniziata, approfittando della debolezza delle istituzioni locali. Le "enclosure", che abbiamo conosciuto nel nostro medioevo europeo, avanzano a ritmi impressionanti quando le vedi dall'alto. Recingere pezzi piccoli o grandi di terra, senza nessuna legalità ovviamente, solo per la percezione che quella terra un giorno varrà di più e quindi si potrà far soldi. A nessuno sembra importare che chiudendo i passaggi dei pastori si stanno tagliando il ramo su cui sono seduti. E i conflitti aumenteranno, le siccità faranno il resto e i campi profughi torneranno a riempirsi.

mercoledì 20 febbraio 2013

Un altro pugno nello stomaco

La lista delle persone che sento vicine, come impegno e qualità di lavoro, spirito di intraprendenza, curiosità e visione, non è particolarmente lunga. Sicuramente questo succede a tutti coloro che credono in quello che fanno, che mettono la barra molto alta nei loro stessi confronti e che, di conseguenza, al chiedere molto a se stessi chiedono molto anche agli altri.

Capita poi che la vita prenda quello che ha dato, in modi che ci fanno star male e che non vogliamo accettare ma contro cui non possiamo far nulla. Senza andare troppo lontano voglio ricordare ancora una volta Marcos e Fritz, scomparsi a pochi giorni di distanza nell'estate del 2004. Fratelli e amici più che semplici colleghi. Quasi nessuno si ricorda più di loro.

Oggi Michelle si è aggiunta alla lista. In dieci giorni è passata dalle lotte per l'agroforesteria, per tirar su la sua bambina al freddo di un ospedale dal quale uscirà solo dentro una bara.

Sono senza parole, come tutti quelli che l'hanno conosciuta ed avuta per amica. Non era sempre facile lavorarci assieme, difendeva la sue idee, ma andava sempre avanti, attivissima, impegnata... proprio per quello, e la vicinanza degli approcci al nostro lavoro, avevamo deciso di iniziare un cammino di convergenza metodologica fra i nostri approcci territoriali e le sue visioni sui bacini versanti.

Siamo in molti a non avere le parole oggi... ti ricorderemo Michelle, nel nostro pantheon dei piccoli servitori di un credo ateo per cui il nostro lavoro era qualcosa di più che andare in ufficio o a riunioni, un "engagement" pieno a fianco di chi soffre nel mondo.

Continueremo questa lotta anche per te.
Paolo

sabato 16 febbraio 2013

Spionaggio Attac: Nestlé e Securitas condannate



Davide 1 – Goliath 0

Certo la partita non è finita, ma almeno ci serve per ricordare a chi crede ancora all’esistenza di Babbo Natale e delle buone pratiche delle grandi compagnie (tipo la Responsabilità Sociale…) come agiscano in realtà queste Corporates quando si tratta dei loro interessi. Sicuro che cercando un po’  ne troveremo un bel di casi come questi (di spionaggio ed altro.. non certo di condanne….)

http://www.swissinfo.ch/ita/rubriche/notizie_d_agenzia/mondo_brevi/Spionaggio_Attac:_Nestle_e_Securitas_condannate_da_giustizia_vodese.html?cid=34829248

Nestlé e Securitas sono colpevoli di aver spiato Attac. Il Tribunale civile di Losanna giudica che l'acquisizione d'informazioni attraverso l'infiltrazione nella sfera privata costituisce una violazione della personalità. Le due società sono condannate a pagare risarcimenti.

Nel giugno 2008, la televisione svizzera romanda aveva rivelato che Nestlé aveva incaricato la Securitas di spiare dei membri della sezione vodese dell'organizzazione altermondialista che stavano redigendo un libro sulla multinazionale ("Attac contro l'impero Nestlé", 2004).

Sotto falsa identità, una donna agente della Securitas si è infiltrata nel gruppo nell'autunno 2003. La donna ha avuto accesso ad informazioni confidenziali riguardanti anche altre persone ed ha stilato rapporti particolareggiati all'intenzione della Nestlé sullo svolgimento delle riunioni e sulle persone presenti. L'infiltrazione si è protratta fino all'estate 2004. Una seconda "talpa" è stata smascherata nel 2008.

Nel dispositivo della sentenza resa oggi, il Tribunale civile riconosce il carattere illecito dell'infiltrazione e la violazione della personalità subita dagli otto membri del gruppo di lavoro e da Attac. Nestlé e Securitas dovranno versare un'indennità per torto morale di 3000 franchi a persona. La multinazionale e l'azienda di sicurezza privata dovranno inoltre sostenere le spese, per un totale di quasi 19'000 franchi.

giovedì 14 febbraio 2013

Le donne possono finalmente indossare i pantaloni in Francia

Gran passo in avanti nella modernità, grazie al governo socialista, in Francia. Le donne possono portare i pantaloni quando vogliono e non più solo accompagnando un manubrio di bicicletta oppure la cavezza di un cavallo.

La legislazione, datante del 1800, era ancora in vigore fino a questi giorni, quando la ministra Najat Vallaud-Belkacem non l'ha fatta abrogare. Pian piano la modernità arriva.. chissà se queste leggi esistono ancora anche da noi...


La loi du 26 Brumaire an IX de la République dispose :
"Toute femme désirant s'habiller en homme doit se présenter à la Préfecture de police pour en obtenir l'autorisation...". "...Cette autorisation ne peut être donnée qu'au vu d'un certificat d'un officier de santé".
Ce principe a ensuite été assoupli par deux circulaires de 1892 et 1909 qui autorisent la femme à porter un pantalon mais… uniquement si la femme tient par la main un guidon de bicyclette ou les rênes d'un cheval ! 

http://www.cliquedroit.com/le-port-du-pantalon-interdit-pour-les-femmes-c9-f91.html
 

lunedì 4 febbraio 2013

Senza lavoro ma non senza energia ...



Marco Panara é un bravo giornalista che ritrovo con piacere nel supplemento Affari e Finanza del lunedì di Repubblica. L’articolo di questa settimana (Se la ripresa non porterà piú lavoro) fa il punto delle discussioni tenutesi a Davos dove erano riuniti le migliori teste d’uovo del capitalismo liberale.
E’un articolo chiaro, utile da leggere ma soprattutto da ricordare a memoria futura, quando la situazione nelle strade e piazze di mezzo mondo comincerà ad infuocarsi. Non che Panara sia un apprendista stregone né che sia il solo a gridare al lupo: vari altri lo hanno fatto o lo stanno facendo. 

Uso questo articolo per ricordare una volta di piú il baratro che abbiamo davanti. 
Il paragrafo chiave è il seguente: “Siamo forse arrivati al cuore del problema. C’era un modello di sviluppo costruito sulla finanza e sui debiti, che ci ha portato alla crisi. Ora la crisi è passata ma quel modello non è piú riproponibile e non ne abbiamo uno di scorta”(enfasi aggiunta).
A Davos, come riassume Panara, “la ricetta […] capace di riassorbire i milioni di disoccupati che aspettano lavoro, non l ha tirata fuori nessuno”.

Questo è il quadro, realistico, attuale. Siamo impantanati in un sistema economico dove sempre di piú il capitale sostituisce il lavoro, via tecnologie sempre piú dipendenti da materie prime che manco conoscevamo (basti pensare al litio, senza il quale non vanno avanti televisori, telefoni e, fra poco, anche le autovetture di nuova generazione).Un modello di questo tipo (che non chiamo piú “di sviluppo”perché in effetti non sviluppa assolutamente nulla, costringe a tenere sotto un controllo ferreo quei posti dove si trovano le risorse strategiche, creando di fatto delle zone di sospensione dei diritti e dove tutto è possibile in funzione del bene superiore che non è il miglioramento delle condizioni di vita della gente (locale) ma il mantenimento del controllo sulle risorse (vedasi l’intervento militare dei francesi in Mali per proteggere le miniere di Areva, 30% dell’uranio necessario a far andare avanti le centrali nucleari francesi (http://iphone.france24.com/en/20130125-france-niger-uranium-areva-special-forces-mali-security-special-forces). Dicevo, un modello che elimina lavoro, attraverso una successione di passaggi di riduzione progressiva dei salari fino alla riabilitazione del lavoro schiavo (come mi è capitato anni fa di ascoltare in Brasile da parte di grandi produttori agricoli nello stato del Pará) (http://jusclip.com.br/trabalho-escravo-ruralistas-vao-tentar-esvaziar-sessao-ou-votar-contra-pec/).

Un modello del genere, cominciato nell’economia ideologica neoliberale, con gli apostoli politici Reagan e Thatcher e spinti dalla scuole di Milton Friedman, ha decollato mettendo al tappeto ogni avversario vicino o lontano (non solo il Comunismo; ricordiamoci le tante prediche inascoltate da parte di Papa Wojtyla contro questo modello) e trasferendosi nelle alte sale della finanza e dei derivati, surrogati e surgelati. Corollario di questa finanziarizzazione è stato lo spostamento dei centri di comando dallo Stato Nazione e sue istituzioni, a nuove forme di governante, privatizzate, in mano a Corporates, Transanazionali etc. che non rispondono a nessun criterio democratico, non essendo stati eletti.

Possiamo anche aggiungere che questo passaggio di scala e di dimensione si da dando in un periodo quando, parzialmente per colpa di questo modello, le risorse naturali di base (terra, acqua) si stanno riducendo sempre di piú e, combinando con una demografia in crescita, ci prospettano degli scenari accelerati di crisi.

La questione relativa alla tenuta sociale di fronte  a un periodo lungo di non crescita, di un ulteriore impoverimento delle famiglie, di distruzione di altri posti di lavoro, di aumento ancora delle disuguaglianze si pone oramai come centrale, tanto al Nord come nel Sud del mondo. Dire, come fa Panara, che non abbiamo un modello di ricambio, è corretto se si riferisce alle visioni limitate di quella classe sociale che governa attualmente. Non hanno interesse a pensare a qualcosa di diverso perché questo sistema porta acqua al loro mulino. Ma fuori da quelle stanze sono in tanti a pensare e a voler costruire qualcosa di diverso, senza che sia necessariamente una rivoluzione. Una agenda di base su cui sia possibile unire cittadinanze del Nord e del Sud, esiste giá: si chiama Rights Based Approach. Ripartire dai diritti e non dalle furberie, per ricostruire spazi dove si possa limitare il potere sconfinato di queste Corporates e si possa cominciare a ridisegnare i contorni dello Stato Nazione alla luce di un necessario ripensamento. i limiti di questo concetto sono oramai preda di un processo erosivo sia dall’alto che dal basso: dall’alto perché la necessità di una massa critica superiore per poter difendere i propri diritti e visioni a scala mondiale fa sí che lo Stato Nazione deve essere immaginato come elemento federato all’interno di un quadro maggiore, l’Unione Europea, che deve finalmente prendere in mano l’agenda politica. Dal basso perché oramai sempre di piú il concetto di riconoscimento, di comunità sta facendo presa su gruppi ampli di popolazione che richiedono nuove forme di rappresentatività.

Le risultanze dell’articolo di Panara sono le seguenti: (i) ricordatevi che il temporale sta arrivando; (ii) ricordatevi anche che chi guida non ha nessuna ricetta per portarci su una strada migliore. Ecco, a tutto questo, che significa accendere una luce rossa sui prossimi scontri sociali che si accenderanno nei paesi del Nord come del Sud, vorrei solo aggiungere che si puó avere una risposta diversa alla terza affermazione (non esiste un modello di scorta); per maggiori dettagli date una scorsa a questi siti: http://www.letteradeglieconomisti.it/; http://www.facebook.com/atterres; http://www.facebook.com/SoggettoPoliticoNuovo, solo per citare i primi che mi vengono a portata di mouse….

sabato 2 febbraio 2013

2013-L6: L'homme du lac - Arnaldur Indridason





Points Policier, 2009

En juin 2000, un tremblement de terre provoque un - changement du niveau des eaux du lac de Kleifarvatn et découvre un squelette lesté par un émetteur radio portant des inscriptions en caractères cyrilliques à demi effacées. Le commissaire Erlendur et son équipe s'intéressent alors aux disparitions non élucidées dans les années 60, ce qui conduit l'enquête vers les ambassades des pays de l'ex-bloc communiste et les étudiants islandais des jeunesses socialistes boursiers en Allemagne de l'Est, pendant la guerre froide. Tous ces jeunes gens sont revenus du pays frère brisés par la découverte de l'absurdité d'un système qui, pour faire le bonheur du peuple, jugeait nécessaire de le surveiller constamment.
Erlendur, séduit par un indice peu commun, une Ford Falcon des années 60, et ému par l'amour fidèle d'une crémière abandonnée, s'obstinera à remonter la piste de l'homme du lac dont il finira par découvrir le terrible secret. Indridason nous raconte une magnifique histoire d'amour victime de la cruauté de l'Histoire, sans jamais sombrer dans le pathos. L'écriture, tout en retenue, rend la tragédie d'autant plus poignante.


Ogni volta che ne inizio uno mi dico che sarà l'ultimo, perchè le atmosfere cupe, la tristezza del personaggio principale, nelle sue difficili relazioni con i figli, un paese, l'Islanda, dove non ti verrebbe mai voglia di andare a leggere queste storie e a sentire della mancanza di luce, calore... insomma, tutto porterebbe a dire: spostiamoci più a sud, dall'ispettore Coliandro.. e invece eccomo qui a parlar bene del libro, anzi a metterlo fra i candidati della Top 2013, malgrado il mio intento dichiarato di cercare di più verso l'altro genere....