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giovedì 21 febbraio 2013

Sabbie Rosse sotto di me


Attraversando la Somalia: su e giù con l' aereo, da Hargeisa a Berbera per vedere il mare, poi giù a Mogadiscio e finalmente si punta al nord, frontiera del Kenya, altra tappa e questo pomeriggio dovremmo essere a Nairobi.
Sabbie rosse sotto di me, rosso sangue, scorso a fiotti in questi anni: a dicembre hanno celebrato il primo mese senza attentati, ma pare che le cifre fossero state un po' aggiustate. Si impara a vivere anche con molte restrizioni, una vita diversa, più centrara sull'immediato. Non stupisce che quando ti parlano tutto sia al presente, perchè proiettare al futuro è un sogno che non possono ancora permettersi. E allora resta il passato, le strade degli italiani e cose del genere.
Brava gente, simpatica, ma preda della stessa follia autodistruttrice che abbiamo già visto all'opera altrove. La Somaliland riceve l'85% dei suoi guadagni dall'esportazione di bestiame, concentrata in periodi determinati dell'anno e verso pochi paesi. Non essendo riconosciuto a livello internazionale, non possono avere accesso ai fondi della banca mondiale o FMI. Cosa per cui uno pensa che si preoccupino della loro fonte di reddito. Avere degli animali non è solo un'economia, è innanzitutto uno status. Quelli della diaspora che vivono fuori dal paese hanno tutti degli animali, come qualsiasi persona che incontri per strada. Dato il clima, i suoli e la poca acqua, la centralità di questo sistema è la mobilità. Sembra di stare a Wall Street: se fermi il flusso di denaro artificiale viene giù tutto. Lo stesso con i pastori: se gli togli la possibilità di far girare le mandrie da un terreno all'altro, a seconda delle stagioni, non solo li fermi, ma li ammazzi, e con loro la società intera.
Anche qui è arrivato il virus dell'accaparramento delle terre. Instillato contemporaneamente dai cittadini e da una parte della diaspora (quella con i soldi ovviamente), la corsa alla terra è iniziata, approfittando della debolezza delle istituzioni locali. Le "enclosure", che abbiamo conosciuto nel nostro medioevo europeo, avanzano a ritmi impressionanti quando le vedi dall'alto. Recingere pezzi piccoli o grandi di terra, senza nessuna legalità ovviamente, solo per la percezione che quella terra un giorno varrà di più e quindi si potrà far soldi. A nessuno sembra importare che chiudendo i passaggi dei pastori si stanno tagliando il ramo su cui sono seduti. E i conflitti aumenteranno, le siccità faranno il resto e i campi profughi torneranno a riempirsi.

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