La prima volta che ho sentito questa parola è stato durante un corso di formazione che stavamo facendo in Costa Rica per dei tecnici dell'Istituto della Riforma agraria; l'aveva usata (inventata?) un caro amico, Hernàn Mora. Si tratta in effetti di una crasi fra le parole partecipazione e manipolazione.
Quello che abbiamo osservato durante i nostri 30 e oltre anni di lavoro sui temi dello sviluppo in giro per il mondo, è questa tendenza apparsa appunto da metà circa degli anni 70 ad insistere sui temi della partecipazione. La mia organizzazione aveva anche promosso, per molti anni, un PPP, People's Participation Programme, che voleva suggerire fortemente ai vari governi di usare approcci più partecipativi.
Ci siamo passati anche noi per questi filtri; abbiamo partecipato, osservato e poi abbiamo pian piano iniziato a tirare le nostre conclusioni, così sinteticamente riassunte da Hernàn. Gli americani usano la parola buzzword per indicare queste mode estemporanee che arrivano, vengono imposte e poi scompaiono, dato che alla parola non segue un vero contenuto. Diventano parole vuote, alle quali ci si crede sempre meno ma che vengono continuamente ripetute soprattutto da chi sta sopra nella scala gerarchica.
La nostra partecipolazione è forse addirittura peggio di un buzzword perchè sottintende un disegno di guidare il processo, in modo che la partecipazione diventi pian piano teleguidata, sempre da chi sta sopra.
Con gli anni, gli specialisti di questi temi sono riusciti a spaccare il capello in quattro, identificando varie specie di "partecipazioni"; il succo del discorso resta comunque lo stesso: quello a cui assistiamo quando si parla di partecipazione è una tecnica che raramente egualizza i poteri decisionali fra i vari "partecipanti" e che tende a mantenere, se non a legittimare ulteriormente, la presa di controllo da parte delle alte sfere rispetto ai livelli più bassi.
Per questo nel nostro lavoro stiamo pian piano proponendo di uscire dall'enfasi "partecipativa", che non trova sbocchi veri nei giochi di potere riguardanti l'accesso, uso e gestione delle risorse naturali, a favore di un approccio diverso, basato sulla negoziazione, con annesso il preambolo, dichiarato apertamente, di ammettere l'esistenza di asimmetrie forti (di informazione, potere economico, ecc.), contro le quali si vuol lottare, per far sì che il processo negoziale, se si riesce a farlo partire, possa pian piano arrivare a una situazione finale (un prodotto tipo un Patto Socio Territoriale) dove i rapporti di forza siano cambiati, e siano più democratici.
Non è facile, perchè immediatamente sorgono altre constatazioni ed interrogazioni: se si ammette che il meccanismo centrale sia la negoziazione, vuol dire che partiamo che siamo diversi, portatori anche di visioni ed interessi più o meno coincidenti e che, probabilmente, avremo bisogno di qualcuno che faciliti questa ricerca del patto comune. Sono processi lunghi e faticosi, ma che hanno il pregio di togliere la superficie modaiola e inscrivere questi interventi in un'ottica di "ownership" più forte da parte degli attori in gioco.
Mi viene da pensare e scrivere tutto questo assistendo al vociare di questi giorni fra grillini, piddini e altra compagnia cantante. Noi siamo partecipativi, voi no e avanti così...
La novità essendo il movimento di Casaleggio, portato avanti dall'amministratore delegato Beppe Grillo, tocca ai loro supporters dedicare queste riflessioni. Non che il PD non ne abbia bisogno, anzi, ma essendo già sotto il fuoco dei riflettori (siete circondati, 47 morto che parla ecc.) credo non ci sia molto da aggiungere. La mia posizione personale l'avevo già espressa, dicendo che avrei trovato più normale che Bersani ammettesse la non vittoria e che ne tirasse le conseguenze sia lui sia, aggiungo, tutti quegli elefanti che, sotto la spinta della base e di Renzi, avevano dichiarato di esser pronti a farsi da parte e che, una volta usciti dalla porta sono rientrati trionfalmente dalla finestra: i D'Alema, i Veltroni, Violante, Bindi, Finocchiaro... Insomma quelli che considerano il PD una cosa loro e che non si rendono assolutamente conto che è grazie a una dirigenza di questo tipo che la gente di sinistra se ne va altrove.
Una ragione ulteriore che dovrebbe indurre Bersani a fare un passo indietro riguarda anche il suo amico ed ex-segretario Penati che, grazie alle nuove norme sulla concussione concordate tra il governo Monti e la strana magioranza PD-PDL, vede i suoi soci d'affari prescrtti (vedi giornali di oggi), anticipando quella che sarà anche la sentenza probabile per Penati. Insomma, se il segretario del partito non sapeva cosa combinava la sua mano destra, e poi lo aiuta a tirarsi fuori dai guai, con un percorso tortuoso degno del Cavaliere.... insomma non credo che questo aiuterà la gente di sinistra a tornare a casa.
Detto questo, torniamo alla novità stellare.
Quello che, a pelle, mi fa paura, è questa enfasi sul metodo partecipativo che, come dicevo prima, io pratico e ci convivo da una trentina d'anni. Equamente proposto da governi di sinistra e di destra, devo ammettere di aver trovato più danni nei governi autoproclamatosi "progressisti", perchè riuscivano a imbambolare più facilmente la gente. Quando vedo questi nuovi deputati e senatori dire che da loro un voto vale uno, e che tutto si discute e decide assieme, questo mi fa molto pensare a quello che ho visto sul terreno e a quello che succede nei consessi ONU dove, anche lì, un paese è uguale a un voto. Ma nessuno si sognerebbe di pensare che il voto di Malta valga quanto quello della Cina. Quindi quando l' amministratore delegato Grillo grida e sbraita che loro sono democratici, ma poi la linea la detta lui (o chi sta sopra di lui), uno dovrebbe interrogarsi: chi ha deciso l'idea dell'uscita dall'euro? Grillo o i grillini? Chi ha deciso l'apertura a Casa Pound, Grillo o i grillini in libera discussione? Chi ha deciso ... ne avremmo molte di domande del genere da fare... e la chiusura all'esterno, le dinamiche shamaniche di adorazione del Capo (poi viene Grillo e ci spiega lui).... insomma, lasciano molto perplesso chi queste cose le ha viste praticate sui tanti terreni della vita reale.
Buona fortuna, Italia.
martedì 5 marzo 2013
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