giovedì 28 novembre 2013
2013 L49: La penombra che abbiamo attraversato - Lalla Romano
Dal sito Rai Internazionale: Pubblicato da Einaudi nel 1964, “La penombra che abbiamo attraversato” è una delle opere più riuscite di Lalla Romano, che compie un percorso nella memoria durante un viaggio al proprio paese natale, “Albergo Europa”, trasfigurazione letteraria di Ponte Stura – Demonte in provincia di Cuneo.
Il ricordo non si configura tanto quale ricerca del passato quanto come riscoperta di sé, della propria identità presente che si rispecchia in quella di un tempo. Questo il significato che l’autrice attribuisce alla propria opera nell’introduzione, spiegando la scelta del titolo proustiano – si tratta della citazione di una frase del “Tempo ritrovato”: “Ci appartiene veramente soltanto ciò che noi stessi portiamo alla luce estraendolo dall’oscurità che abbiamo dentro di noi…Intorno alle verità che siamo riusciti a trovare in noi stessi spira un’aura poetica, una dolcezza e un mistero, i quali non sono altro se non la penombra che abbiamo attraversato”.
La narrazione procede per capoversi separati, ispirata ora da un luogo, ora da una fotografia, ora da un passante, figure che portano l’autrice a ricordare con la consapevolezza che “Il tempo meraviglioso era ‘quello di prima’”.
Il ritorno all’infanzia si colora di una nostalgia che non è quella per gli anni di bambina, ma quella stessa per il tempo andato che accompagnava i giorni, i racconti della madre di una vita che fu: e che, come sempre accade, era un’epoca felice rispetto a quella presente. Un tema caro alla letteratura e alla poesia, l’imperfetto della felicità, ritrovato dall’autrice nell’esperienza concreta della propria famiglia, come nel ricordo della madre morente che “in uno dei suoi ultimi giorni – in una pausa del male – improvvisamente disse: Come eravamo felici!”.
Detto questo, forse leggere questo libro della Romano, il mio primo, in una settimana fredda, uggiosa ed io mezzo ammalato, non era il massimo. Mi resterá il ricordo del titolo da applicare al ventennio che, forse, da ieri cominciamo a lasciarci alle spalle.
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