Forse potremmo ispirarci alla patente di guida. Instaurare l’obbligatorietà per tutte le persone di età superiore a una certa età (esempio, 14 anni), di accedere, tramite corsi organizzati da istituzioni e/o organizzazioni del settore, a una specie di “patente di vita”, con un punteggio di base di, che ne so, 20 punti (a me verrebbe da pensare che i maschi dovrebbero partire da un punteggio ridotto, data la loro predisposizione alla violenza) e che, a ogni infrazione constata (a scuola, sul luogo di lavoro, nei campi sportivi o simili) vengano persi dei punti che si possono poi recuperare dopo aver seguito un corso di aggiornamento presso delle istituzioni certificate (organizzazioni femministe o simili).
La “patente di vita” potrebbe diventare un documento obbligatorio per presentarsi a concorsi pubblici e/o di carriera militare (e simili): chi fosse al di sotto di un limite, diciamo 16 punti, non potrebbe accedere ai concorsi (e/o ai centri di ricerca di lavoro).
Io butto lì l’idea, che potrebbe essere pensata e discussa con calma, così da fissare meglio i contorni legali e il suo uso che vorrebbe chiaramente ispirarsi a un principio di formazione continua, da un’età giovane e poi via via fino alla vecchiaia.
Per conseguirla si potrebbe pensare a una parte teorica e una pratica, da adattare alle fasce di età. Il suo uso iniziale sarebbe testato su cittadini e cittadine italiane, con possibilità di estenderla anche alle altre nazionalità, previo adattamento culturale, con lo stesso principio educativo e non repressivo.
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