Quando vengo in Borgogna da mia suocera, passo sempre per
una collina che rappresenta la linea di separazione delle acque che vanno verso
il mediterraneo e di quelle che vanno verso l’oceano.
Ogni volta questo semplice passaggio mi fa pensare ai due
mondi che da lì iniziano a separarsi, la civiltà mediterranea così ben
descritta da François Braudel e quella Atlantica, che cerca ancora un cantore
dello stesso spessore.
Penso a questi anni recenti, 2011 fino ad oggi, fine 2013, e
non riesco a togliermi l’immagine che stiamo anche noi passando una linea di
separazione, quella degli anni Americani, e l’inizio di un qualcosa non ancora
completamente chiaro.
L’indicatore più evidente degli anni Americani è stata la
voglia di esportare un modello e dei valori, eletti ad universali, verso il
resto del mondo considerato come bisognoso di queste lezioni di superiorità
occidentali.
Al di là di figure ridicole come il piccolo Bush, si sentiva
comunque quella ingenuità progressista che faceva pensare agli americani di
vivere nel migliore dei mondi possibili e che questo dovesse essere condiviso
anche dagli altri. Una società chiusa, come quella cinese, che pensa
sicuramente che il miglior mondo sia il loro, non teorizza mai la condivisione,
ma piuttosto l’asservimento degli altri in modo che il “suo” di mondo possa
continuare ad esistere. Gli americani no, loro hanno voluto portare il modello
dappertutto dove sono passati.
I nostri epigoni italiani e non, hanno pensato
bene di salire su questo treno quando passava in stazione ed associarsi alle
loro battaglie, fosse in Afghanistan, Iraq o altrove.
Ma pian piano, come tutti gli imperi storici, emergono i
segni del tempo e le debolezze e fratture cominciano ad apparire. Tutto sta nel
capire come e quando queste linee di frattura appaiano. Io credo che la prima
crepa evidente sia stata la Libia, un paio d’anni fa, che ha reso evidente ciò
che la guerra in Iraq cominciava a far capire e cioè l’incapacità degli
americani, da soli, di imporre il loro modello altrove. Ma gli alleati erano
troppo deboli a loro volta e questo ci ha trascinati tutti assieme nel disastro
iracheno. La guerra di Libia sembrava un boccone faxcile da digerire: la
prudenza americana aveva fatto sì che divenisse preferibile mandare avanti
francesi e inglesi a cercar gloria. Le voci che allertavano sulla artificialità
dello stato libico, tenuto assieme solo dal pugno di ferro del Colonnello,
senza il quale il rischio era di aprire una falla difficilmente richiudibile,
non vennero ascoltate. Oggi siamo lì, a non sapere cosa fare, con il rischio
sempre più forte che il paese si spacchi, almeno in due pezzi, se non di più.
Un movimento che oramai rischia di non limitarsi alla Libia, come lo scrivevamo
recentemente.
Ma ancora una volta non si è capito cosa la Storia stesse
dicendo. E si è partiti nell’avventura Siriana. Senza strategia, senza alleati
forti sul posto, con una serie di diavoli pronti a dar man forte agli insorti
ma per ragioni molto diverse dalle occidentali, il tutto con una
sottovalutazione delle capacità di Assad di resistere e, quel che sta
diventando evidente, di vincere lui a guerra.
Eccola la linea di separazione delle acque. Non ci sarà
vittoria in Siria, già adesso la ritirata è stata garantita dall’appoggio Russo,
ma per il seguito si tratta solo di capire come vendere una sconfitta come
fosse stata una campagna vittoriosa. L’esportazione del modello occidentale è
finita sulle colline di Aleppo e sulle periferie di Damasco. Da lì inizia la
lunga ritirata verso casa. Di fronte si erge un magma difficilmente
rappresentabile. I cinesi se ne sono stati fuori, ancora una volta, pronti però
a raccogliere i frutti maturi quando cascheranno. Putin sarà, anzi è già, uno
dei vincitori a livello mondiale, così come, a scala regionale, lo sarà l’Iran.
Poi a livello locale, si avranno tanti vincitori quanti vinti. Israele è fra i
perdenti, e data la sua posizione geografica, non si può escludere colpi di
testa da parte sua.
La ritirata da Damasco verso le pianure occidentali apre
uno scenario difficilmente decifrabile. Nel passato si sono sostituiti imperi
(fine dell’800) con nuovi padroni, la Gran Bretagna prima e gli Stati Uniti
poi. Sono emersi rapidamente dei grandi imperi euroasiatici, Russi e Cinesi, ma
questa volta avremo bisogno di studiare meglio cosa sia in essere. Il rischio è
di tanti micro padroni rissosi, pronti a farsi la guerra per un nulla, un medio
evo tecnologicamente avanzato potrebbe essere uno degli scenari futuri. Presto,
in libreria e a studiare…