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mercoledì 4 dicembre 2013

La Cina è vicina?



Per quelli della mia generazione, lo slogan “la Cina è vicina” non è del tutto nuovo. In casa lo echeggiavano fratelli maggiori e/o pubblicazioni che arrivavano o telegiornali in bianco e nero che parlavano di manifestazioni. Di mio posso aggiungere la difficoltà che avevo (ed ho) a destreggiarmi fra quelli che erano “maoisti”, rispetto a quelli di “potere operaio”, che, ovviamente, erano diversi e non si parlavano, solo si criticavano, con quelli del “manifesto”, quelli di “lotta continua” e poi di “lotta comunista”. Quando ho conosciuto un simpatico fotografo, sull’ aereo che mi portava in Nicaragua 30 anni fa, oriundo della “quarta internazionale” ho capito il senso della bttuta: metti due italiani di sinistra assieme ed avrai tre partiti diversi.

Di tutto questo rimane quell’antico slogan, al quale mi son permesso di aggiungere il punto interrogativo. A segnalare un dubbio crescente.

I fatti di Prato, con i loro morti bruciati, conferma che la Cina è sì vicina, ma nello stesso tempo lontanissima da noi. Noi che pensavamo che con le tecnologie moderne, super intrusive, si arrivasse a sapere tutto di tutti, che con Google maps possiamo spiare a casa degli altri dalla tastiera del nostro computer, che grazie ai pirati possiamo entrare nelle mail di tutti.. ecco, in realtà scopriamo non sapere nulla e, quel che è peggio, di non aver voglia di sapere. Quel povero governatore della Toscana, che deve essere anche una brava persona, che va in televisione per dire che queste cose non devono più succedere… come fosse stata una cosa succesa in un altro mondo, non in questo dove esistono delle istituzioni (che non fanno il loro mestiere) che dovrebbero controllare i luoghi di lavoro, lo status sanitario e abitativo etc. etc. Sembra proprio che la regione non c’entri nulla. Vabbè, lasciamoli moririe per conto loro, tanto sono miliardi dietro, quindi ne troveranno subito per rimpiazzarli. Pensa che fortuna per Peter Pan Renzi che sia successo qualche chilometro fuori Firenze e non dentro la sua cerchia cittadina, altrimenti avrebbe dovuto anche lui mostrare una faccia contrita e promettere che queste cose non devono più succedere.

Andiamo più in là, a casa loro. La superficie del vulcano che si chiama Cina ci dice che grazie a una economia più liberalizzata, sono cresciuti come funghi. Sappiamo anche che milioni (forse centinaia) sono venuti dalle campagne a cercar fortuna in città. Pochi diritti e molti doveri, e questo rende la brace sotto la cenere ancor più rovente.

Hanno distrutto campagne a non finire, inquinato fiumi, laghi, falde acquifere a non finire, e questo non riescono più a nasconderlo e non possono nemmeno dire sia colpa degli occidentali. I conflitti locali aumentano, ma non abbiamo cifre da metterci sopra. Anni fa, il Quotidiano del Popolo, in un momento di folli, aveva fornito i dati, per due anni di fila, dei conflitti legati alle terre. Erano circa un 60mila la prima volta se ricordo bene e 85mila la seconda. Cosa che mi aveva fatto penare che, la terza volta, avrebbero passato i 100mila. Un buffo collega finlandese, una specie di Clark Kent, mi disse: E allora? Cosa vuoi che siano 100mila conflitti in un paese grande come la Cina? Rimasi senza risposta, dato che un numero del genere non lo abbiamo mai raggiunto mettendo assieme tutti i conflitti riconosciuti da governi del mondo intero. Ora Clark Kent lavora alla Banca, mentre il Quotidiano del popolo ha saggiamente deciso di non pubblicare i dati né del terzo anno né di nessun anno successivo. Posso immaginare la sorte toccata al giornalista (uomo o donna che sia) che aveva avuto la brillante idea di pubblicare quei dati.

Sappiamo anche che grazie alle poderose tecnologie e know how cinese, sono riusciti a far accellerare un processo di desertificazione nelle zone a nord della capitale, col risultato che, quando non è coperta dallo smog, Pechini è soggetta a venti di sabbia (nazionale, non importata; chissà se poi la riciclano nell’industria costruttiva…).

Le campagne pian piano si scaldano, ma ne sappiamo poco o nulla. Quando succederà che si incazzino davvero lo sapremo solo in ritardo. Ma che questo debba succedere è fuori discussione. Per giustificare il benessere della casta al potere devo assicurare pane et circense al popolino: il circense lo hanno avuto con le Olimpiadi, per il pane la storia è un po’ più complicata dato che adesso vogliono anche un po’ di carne ed altro. Sempre meno gente a produrre, sempre meno terra fertile disponibile, una capacità di miglioramento produttivo che è tutta da dimostrare vedendo i danni storici fatti fin’ ora alla agricoltura contadina locale… insomma prepariamoci ad un futuro dove la Cina sarà un grande elemento di disequilibrio, e dove manca un elemento compensatore.

Dall’epoca di Marco Polo noi veneti pensavamo di conoscerla questa Cina.. ma poi ad alcuni venne il dubbio (Roberto Vecchioni) che Marco Polo li fregò: doge, moglie, turchi, idee, partì da Chioggia ed arrivò
non più giù di Bari, non più giù di Bari, poi disse "ho visto orienti magici", ma almeno aveva avuto della fantasia; i veneziani che applaudivano, solo invidia e ipocrisia.

Alla prossima.

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