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domenica 1 dicembre 2013

Palestina.. terra di speranza?



Il mio cantatutore francese preferito (Renaud), così iniziava una sua celebra canzone del 1988, l’anno in cui persi mia madre e nacque Charlie:

Question d'histoire d'abord:     
Domanda di storia per cominciare
Où est la Palestine?
Dov’è la Palestina?
Sous quelle botte étoilée?
Sotto quale stivale stellato?
Derrière quels barbelés?
Dietro quali fili spinati?
Sous quel champ de ruines?
Sotto quale campo di rovine?
Question d'histoire encore:
Ancora una domanda di storia:
Combien de victimes
Quante vittime
Combien de milliers d'enfants
Quante migliaia di bambini
Dans les décombres des camps
Nelle macerie dei campi
Deviendront combattants?
Diventeranno dei combattenti?

Sono passati 25 anni, una generazione, e il tema è sempre lì, possibilmente peggiorato nel frattempo. Fra le primavere arabe andate a male, la guerra In Siria e i casini con l’Iran, pochi sembrano interessarsi alla quotidianità dei Territorio Occupati.

Le condizioni di vita o di sopravvivenza sono sempre più critiche, spingendo le nuove generazioni verso quell’estremismo di Hamas che non potrà portare altro che lutti e certo non soluzioni.

I negoziati continuano, senza grandi risultati per il momento, ma almeno una piccola luce è accesa.

Io credo che la comunità internazionale dovrà decidersi a fare qualcosa di più che semplicemente assistere al peggioramento quotidiano, perchè questo poi significa un bubbone che può esplodere in mille altre forme e molto più vicino a noi.

Da parte nostra, stiamo iniziando a far qualcosa. La questione delle terre è ovviamente un tema particolarmente delicato, soprattutto quando si pensa ai continui nuovi insediamenti israeliani nelle terre palestinesi. Ma esiste una necessità di fare un po’ il punto della situazione da un punto di vista agronomico e di gestione tecnica delle zone rurali della Palestina. Questo va fatto da un organismo indipendente, con riconosciute capacità tecniche ed indipendenza politica. Sulla base dei molto anni di lavoro in paesi in conflitto e in post-conflitto, abbiamo mandato una missione esplorativa per discutere i termini di riferimento del lavoro.

Molta diplomazia, attenzione e cautela, ma privilegiando l’angolo tecnico crediamo sia possibile entrare ad analizzare le legislazioni e le politiche attaulmente in suo su questi temi.

Siamo coscienti che tocchiamo un tema che scotta, ma se non noi, chi ?

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