Come promesso, a
mente posata racconto le sensazioni di questa visita necessariamente breve. Le
foto accompagnano il testo.(spero riuscirle a caricare sul blog.. altrimenti su FB)
Comincio dalla
fine, cioè da dove sono uscito, in direzione della stazione dei treni di Rho.
Almeno l’idea di portare i treni fin sotto l’Expo è stata una buona idea, ma
ricordatevi che se per caso vi venisse voglia di bere un caffè in stazione,
potete scordarvelo. Non ce ne sono. Se non altro troverete un negozietto per
comprare giornali, acqua e poco altro. Sempre meglio, molto meglio, di Porta
Garibaldi, Milano, dove sono arrivato sabato. Milano PG non è una stazione, e
io ho commesso l’errore di non ricordarmi che in effetti Milano PG è un
Passante Ferroviario, cioè una serie di binari dove passano e si fermano treni,
con un passaggio sotterraneo che vi conduce da uno all’altro. Anche qui vale la
regola del caffè di cui sopra. Aggiungo che avete interesse, in ambi i casi, a
non aver bisogno di bagni, che tanto non li troverete.
Ripartiamo
comunque in direzione Expo. Scesi dal treno a Rho capirete subito che il
collegamento deve essere stato progettato da ingegneri Maoisti (o forse della
5.a Internazionale): si cammina, subito e tanto. Ma il passaggio è bello nella
sua semplicità.
Entrati in Expo
da quella parte, troverete il Padiglione Zero sulla vostra destra. Il nome
deriva dal voto che tutti i visitatori di buon senso gli darebbero. Magari per
l’estetica qualche punto anche lo prenderebbe, ma poi vai dentro e, a parte la
frescura, ieri apprezzatissima, non trovi assolutamente nulla che non sia un
grande schermo dove proiettavano un piccolo gregge di pecore che arrivava su un
sentiero, accompagnati dai cani pastore. Bastava venire sul lago di Bracciano e
mettersi lì sulla strada che va verso Martignano: passano due volte al giorno e
sono anche più numerose.
Comunque il giro
continua. Una sorpresa, molto apprezzata, non faccio l’ironico, è il caffè Illy
che, nella versione “classica” viene venduto a 1 euro la tazzina. Credo sia
l’unica cosa che costi uguale dentro e fuori. Per il resto, dopo aver sborsato
i 34 euri per entrare, dovrete metter mano al portafogli con prezzi sempre più
alti rispetto all’esterno. Come ha detto Gianni Mura qualche settimana fa,
l’unica cosa gratis è l’acqua delle fontanelle. Aggiungo, per onestà, che anche
le mappe distribuite dai molti (nonché preparati nelle lingue straniere che ho
testato) volontari.
Bella la ruota
della Bielorussia, più piccola di quella dell’Eur e, dettaglio da non
sottovalutare, non ci si può salire sopra. Gira da sola per ricordarci il nome
del paese. Hanno portato anche dei cantanti e musicisti in vestiti tradizionali
per intrattenere il pubblico, non numeroso. Visti gli applausi per quelle
marcette, mi è venuto il dubbio che si fossero portati anche il pubblico.
Il travestimento
da contadeuno è un trucchetto usato
anche da altri. Nella piazza centrale fra il Decumano e la torre della vita, un
gruppo ballava in abiti ovviamente tradizionali, cercando di convincere la
gente ad andare a vederli al loro spettacolo, che onestamente non so quando e
dove si terrà.
Il Laos e il
Bangladesh, paesi poveri, sono andati da un lattoniere che gli fatto il 3x2.
Così con lo sconto sono riusciti a farsi due padiglioncelli bellini da vedere.
Il gruppetto del
caffè, capitanato dal Kenya da un lato e da Timor Est dall’altro, sembravano
proprio un magazzino di caffè: tanti sacchi buttati lì, Illy che ti vende il
caffè a prezzo normale, mentre i paesi produttori, come sempre, non hanno nulla
da offrire a parte la vista su quei sacchi.
Il bello della
visita, dal punto di vista estetico e personale, è stato il padiglione Italia.
Impossibile entrarci, data la ressa di italiani che volevano assicurarsi che in
Italia ci siano ancora tutte quelle prelibatezze che erano sicuramente in
mostra la dentro, dato il progressivo asfaltamento
(chiedo scusa per l’uso di questo “renzismo”) di tutto quanto ricordi
ancora la nostra ruralità di una volta. Ho visto quindi solo l’esterno e mi è
piaciuto.
Sono entrato in
quello dell’Angola, credo sulla suggestione di quanto aveva scritto forse lo
stesso Mura. A lui era piaciuto, io l’ho trovato molto low profile. Foto di
paesaggi, un racconto e poco altro. Nemmeno un accenno alla polenta che anche
loro producono nel sud del paese per esempio.
Gira e rigira, ho
fatto alcune foto di quello che pian piano si è instillato nel mio cervello:
l’impressione di aver sbagliato indirizzo. Baci Perugina, Padiglione Algida,
Salumi Citterio, la Nutella.. poteva mancare la Nutella in una mostra per
nutrire il Pianeta? Ovviamente no!. Così come non poteva mancare l’aperitivo
Martini, da prendere in terrazza naturalmente. Deve essere così: prima di dare
le razioni ai rifugiati nei campi profughi, la Martini offre un aperitivo, con
oliva incorporata, in modo che anche per i rifugiati ci sia un momento chic. Dopo
aver trangugiato le razioni di sopravvivenza, allora una bella Birra Moretti
non te la leva nessuno. Il Baffo Moretti lotta contro la fame nel mondo. Complimenti.
Gli ombrelloni
della Coca Cola li ho visti da lontano per cui ho potuto evitarli, mentre,
grazie a Dio, il padiglione della McDonald non è entrato nel mio cerchio
visivo.
Assalito ad ogni
piè sospinto da carrettini del solo venditore di olio d’oliva autorizzato (mi
chiedo cosa possano vendere, data la crisi di produzione che abbiamo in corso
per colpa delle malattie dell’anno scorso), mi sono buttato nel padiglione del
vino italiano. Non ho avuto il tempo di salire a guardare la fila di bottiglie,
tanto dovresti pagare ogni assaggio, ma al piano terra ho apprezzato sia i
sensori per far “sentire” i vari profumi delle spezie, del miele, del cacao..
che poi ritroviamo nei vini, nonché la sfilata di contenitori a diverso colore
per mostrare concretamente cosa significhi, per esempio, il giallo paglierino…
Avrete capito che
di contadini nemmeno l’ombra. Si può fare peggio di così in una Expo dedicata a
questi temi? La risposta è si! Si possono mettere dei carretti in mezzo al
Decumano pieni di verdura di plastica. Il senso della vergogna non ha nemmeno
sfiorato gli organizzatori.
Qualche foto del
piccolo posto della Coldiretti dove siamo andati a mangiare dopo il seminario,
realizzato nel padiglione di fronte la Giordania e la Mauritania. Un padiglione
opzionato da una ditta cinese che è fallita prima dell’inaugurazione, per cui
non sapendo più cosa farne, lo hanno riciclato per eventi, seri come il nostro,
o più ludici, usufruendo del bar al piano terra e della terrazza danzante la
sera. Anche lì, non cercate i bagni, oppure portatevi il filo d’Arianna…
Ultimo dettaglio,
la sera si può entrare pagando a prezzo ridotto: 5 euro. Pare ci sia tanta
gente che ci va. Io ne ho vista molta anche ieri a camminare, fare
pazientemente le file dappertutto… rischiano di avere una grossa cifra alla
fine, in quanto a partecipazione. Quanto al tema centrale, lasciamo perdere.
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