ANCHE QUESTO VAL LA PENA LEGGERLO
Repubblica — 20 settembre 2010 pagina 10 sezione: AFFARI FINANZA
Ancora una volta l' immagine di Wall Street viene infangata da accuse a sfondo sessuale: festeggiamenti a spese aziendali in locali di spogliarello, escort vestite da Babbo Natale per le bicchierate di fine anno, avances sgradite da parte di molti dirigenti. Si dirà che è la cultura maschilista e plutocratica dell' alta finanza ad alimentare comportamenti del genere. E non è certo una novità, come ricordano tanti libri sulle malefatte di Wall Street, tanti film di successo e tante cause giudiziarie: come quella che sei anni fa costrinse la Morgan Stanley a pagare 54 milioni di dollari per chiudere una vertenza a luci rosse. Ma a rendere diversa la richiesta di class action per discriminazione sessuale presentata la settimana scorsa al tribunale federale di New York è proprio la banca finita nel mirino. Non si tratta di una piccola società di investimenti il cui boss si è montato la testa per qualche milione guadagnato in modo troppo facile e che si sente in diritto di spenderli come vuole, anche assoldando un esercito di escort. No, l' azione giudiziaria è nientemeno che contro la Goldman Sachs, la più ricca, la più astuta e la più arrogante banca di Wall Street: che proprio per queste ragioni è anche la più invisa dall' opinione pubblica. Non solo la Goldman ha appena pagato 550 milioni di dollari alla Sec per lo scandalo di una emissione di titoli spazzatura concordata con lo hedge fund di John Paulson, ma adesso due grandi studi legali, l' Outten & Golden di New York e il Lieff Cabraser Heimann & Bernstein di San Francisco l' hanno citata in giudizio per aver penalizzato, attraverso una cultura aziendale deviata, le donne che vi lavorano. "Le trattano come impiegate usaegetta di seconda classe", ha spiegato Kelly Dermody, che fa parte del team legale. Il gruppo, che ha 32mila dipendenti in tutto il mondo guidati da Lloyd Blankfein, ha registrato nel 2009 redditi per 45 miliardi di dollari e un utile netto di 13 miliardi. Lo staff è pagato profumatamente: sempre l' anno scorso la Goldman ha speso 16 miliardi di dollari in salari, benefit e bonus, cioè una media di oltre 400mila dollari per ogni impiegato, dalla telefonista appena assunta al partner vicino alla pensione. Ma le donne sostiene la causa sono state discriminate in termini di emolumenti, di promozioni e di occasioni di crescita professionale. Di fatto la banca ha solo il 29 per cento di donne tra i suoi vicepresident, il 17 per cento tra i managing directors e addirittura il 14 tra i partners. Di qui la richiesta di un maxirisarcimento anche a titolo punitivo. La Goldman Sachs nega ogni addebito. "Facciamo di tutto per assumere e valorizzare le professioniste di valore", sostiene il portavoce Lucas van Praag. Ma le tre exexecutives su cui si basa la class action Christina ChenOster, Lisa Parisi e Shanna Orlich raccontano una storia diversa, il cui riassunto si può leggere in un sito creato ad hoc www.goldmangendercase.com. La ChenOster, ad esempio, riferisce di una festa per la promozione di un collega maschio che si tenne a spese della Goldman da Scores, celebre locale di striptease di New York, mettendo in ovvio imbarazzo le colleghe che vi dovevano partecipare. a.zampaglione@repubblica.it - DI ARTURO ZAMPAGLIONE
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento