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giovedì 30 marzo 2017

Il 29 marzo non è solo la data della firma del Brexit: ricordiamoci del 29 marzo 1947


La Francia uscì vittoriosa dalla seconda guerra mondiale, con una lotta interna contro quel governo di Petain alleato ai tedeschi che aveva permesso al Generale De Gaulle di ergersi a salvatore della patria, inaugurando un periodo di prosperità, pace e giustizia, nella metropoli.

C’erano ragioni per credere allora che quei valori universali tanto sbandierati, Liberté – Egalité – Fraternité, si sarebbero tradotti in atti concreti e rapidi anche all’interno di quella costruzione del secolo precedente che erano le Colonie d’Oltremare. Madagascar era una di quelle. 

Le requisizioni di riso per alimentare la madre patria e i soldati al fronte, avevano cominciato a scaldare gli animi già prima della fine della seconda guerra. A queste si aggiungevano le requisizioni di altre materie prime nonché condizioni di lavoro che, fino al 1946, includevano ancora la schiavitù del lavoro forzato.

Senza una vera e propria preparazione, e col solo appoggio di due organizzazioni locali, la rivolta iniziò il 29 marzo 1947. 

La reazione della Francia fu tremenda e vile nello stesso tempo. Invece di mandare le sue forze dell’ordine, bianche, si affidò ai corpi speciali dei tiratori scelti senegalesi. Secondo i dati offerti dallo stesso Stato Maggiore dell’esercito, la “pacificazione” (sic) avrebbe fatto 89 mila morti, con torture, esecuzioni sommarie, raggruppamenti forzati e messa a fuoco di villaggi. L’Alto Commissario del governo dette una cifra ancora più alta, fra i 90 e i 100 mila (https://www.herodote.net/29_mars_1947-evenement-19470329.php).

La disfatta di Diên Biên Phu in Vietnam (1954) era ancora lontana, così come la guerra d’Algeria (1954-1962), altre occasioni nelle quali la democratica Francia avrebbe dimostrato quanto i cambiamenti sociali profondi siano lenti da portare avanti e quanto difficile sia per i governi “democratici” (degli altri non val la pena parlarne) portare avanti un lavoro sulla memoria. 

Si dovette aspettare fino al 2005 per far sì che un presidente della Repubblica, Chirac, qualifichi pubblicamente come “inaccettabile” la repressione (i massacri) compiuti dallo stato coloniale francese nel 1947. 

Ancora una decina d’anni e finalmente nel 2016 il presidente Hollande ha riconosciuto i “crimini” compiuti all’epoca, tentando presentando una versione riduttiva dei fatti ma, peggio ancora, senza nessun segno di pentimento (https://mcmparis.wordpress.com/2016/11/27/madagascar-francois-hollande-1947-il-reconnait-les-crimes-mais-pas-de-pardon/).

Il 29 marzo sarebbe stato opportuno che i candidati alla più alta magistratura di Francia esprimessero il loro pensiero su quanto successe allora, soprattutto pensando all’importanza del tema della sicurezza e del “terrorismo” (non meglio specificato) nell’agenda attuale. Nessuno di loro mi sembra abbia detto nulla. Ho trovato solo una lettera aperta del segretario del partito comunista francese (forse per dimostrare di essere ancora vivo), ma a parte questo, un trafiletto in un telegiornale e amen.

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