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sabato 25 marzo 2017

Un paese piccolo piccolo



Stamattina mi è capitato di vedere un reportage su un paese X. Aveva un’economia, se non proprio florida, abbastanza prospera da permettere alla sua gente di viverci bene e a una classe media di crescere piano, ma regolarmente. 

Questo paese aveva qualche rapporto politico commerciale che gli facilitava la vita, ma aveva anche qualche problema di cui non si rendeva conto all’epoca.

Pian piano le agevolazioni fiscali che gli permettevano di attrarre turisti a iosa, sono finite, mettendo a mal partito la bilancia dei pagamenti. I debiti hanno cominciato a crescere, ed il costo della vita ha seguito lo stesso trend. Le importazioni dovevano passare solo da trasportatori con una unica origine, il che, impedendo ogni tipo di concorrenza, ha ovviamente facilitato l’aumento dei prezzi rispetto ai paesi vicini.

Come tanti altri paesi, il nostro ha conosciuto invasioni militari, governi “democratici” secondo i nostri standards occidentali, ma comunque sempre controllati grazie a una solida presenza di basi militari.

Il modello economico, ovviamente liberamente scelto, tendeva a favorire gli investimenti stranieri, con sgravi fiscali e quindi pochissime imposizioni, nella speranza che questo creasse posti di lavoro e facesse girare l’economia.

Politiche simili vennero seguite anche da paesi vicini, col solo effetto di ridurre il tasso di crescita dell’economia locale a livelli totalmente insufficienti per ripagare il crescente debito. La scelta fu quindi di togliere queste esenzioni fiscali e le imprese del settore se ne andarono velocemente nei paesi vicini, che avevano mantenuto le loro.

La crescita si è fermata del tutto. Incapaci di venirne fuori, sono arrivati gli esperti internazionali per risolvere il problema. La promessa della nuova legge varata a metà dell’anno scorso di fatto passa il potere dalle mani del governo a quelle di questa specie di troika senza nome. 

Il debito nel frattempo aveva raggiunto il 100% del prodotto nazionale il quale, da parte sua, non cresce più, contrariamente al debito.

La ricetta proposta, potete immaginarlo, è molto semplice. Tagli, tagli e ancora tagli. Scuole elementari sono state chiuse, università che non pagano più i professori e hanno alzato le rette a livelli astronomici per le possibilità locali, proposte di privatizzare tutto quel resta del piccolo settore pubblico. 

Dati non recentissimi davano la disoccupazione giovanile al 25% e si annunciava la possibile dichiarazione di bancarotta del paese.


Vi sfido a trovare chi sia questo paese …

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