Visualizzazioni totali

martedì 29 maggio 2018

La Nuova Repubblica, il deficit di credibilità (e il problema delle percezioni)



Il veto posto da Mattarella al nome più qualificato della compagine governativa proposta da Di Maio e Salvini sta portando l'Italia in una situazione realmente inedita, una specie di Nuova Repubblica di tipo presidenziale senza che nessuno l'abbia mai votata.

L'effetto concreto della decisione di Mattarella ha molto a che vedere con la distanza crescente esistente tra "los de arriba y los de abajo". Dal punto di vista dei mercati, di alcuni ministri tedeschi, del Fondo Monetario e di altri speculatori finanziari, la scelta di bloccare il governo Di Maio-Salvini (ricordiamocelo: l'unico che era uscito, come ipotesi possibile, da quel mostro di legge elettorale voluta da Renzi e controfirmata da Mattarella) aveva un senso compiuto. Confermare che il mainstream economico resta quello disceso dal vecchio Consenso di Wshington, di impronta neoliberale e orientato dalla finanza e dalle banche, queste due ultime colpevoli della crisi nella quale ci dibattiamo da dieci anni.

Per questo grumo di interessi, che conta su un appoggio mediatico impressionante, tutto è lecito pur di mantenere i loro interessi sotto l'ala protettrice di istituzioni fallaci come le attuali. Il margine di manovra lasciato ai governi è minimo e, per esserne ancor più sicuri, hanno fatto inserire il Fiscal Compact nela Costituzione. In questo modo, qualsiasi tentativo di ridemocratizzare la guida dell'economia di un paese, diventa un attacco alla Costituzione.

Le loro ricette non hanno portato nessun risultato per le classi povere italiane, europee e mondiali, tanto che ci dibattiamo con più guerre, più esodi e maggiore povertà (e anche fame nel mondo come confermano gli ultimi dati di pochi mesi fa).

Questo modello economico quindi non fa bene al mondo, ma certamente sì a una minoranza che, anche da noi,detiene le redini del potere. Visto dal basso, tutti quelli che ci hanno messo la faccia in nome della governabilità oggi scontano un deficit elevato di credibilità. Gli italiani non li vogliono più vedere.

Con l'abbandono del vecchio PCI delle tematiche di sinistra per diventare "democratico" e governativo, pian piano si è aperto a sinistra un terreno di conquista che nessun movimento o partitino sinistrorso è riuscito a cogliere. Ultimo il caso di LEU, ma era stato lo stesso con il tentativo di Rifondazione, guidato da "Cachemire" Bertinotti. Le condizioni materiali di vita non sono migliorate, malgrado le tante dichiarazioni governative, ecco per cui i voti si sono spostati. La percezione crescente che i vecchi partiti non si interessassero più a loro è andata crescendo, anche grazie a efficaci campagne mediatiche che hanno diretto le paure crescenti verso obiettivi (sbagliati) ma facili da identificare tipo gli immigrati.

I governativi oramai vivevano come Antonio Albanese nel "Gatto sulla Tangenziale", parlavano dei poveri, degli "altri" ma non li frequentavano più, non li conoscevano più. Hanno sostituito la vita reale con i numeri, dimenticando una vecchia definizione della Statistica che avevao sentito molti anni fa in Cile: La statistica è come una persona in costume da bagno; sembra che mostri tutto e invece nasconde l'essenziale. E così è stato. Leggendo lo stato di salute degli italiani attraverso i numeri hanno perso di vista i cittadini veri, italiani e non. Non sono riusciti a ricreare una credibilità che, al contrario, andavano perdendo ogni giorno di più e non per colpa di Grillo, ma per loro stessa natura. 

Avevano il governo, con politiche di centro-destra, ma avevano perso i cittadini. La percezione attuale è questa. Mattarella gioca per quella squadra, difende quei valori e quelle istituzioni che hanno portato la crisi in casa e non la fanno uscire. Ma le istituzioni possono cambiare, essendo l'espressione della volontà popolare.

Gli italiani hanno votato per un cambio epocale, ma cosa fa Mattarella? Fa il presidente della maggioranza precedente, quella uscita distrutta dalle elezioni, cioè il Mitterand che ha perso contro Chirac e che si accinge a una coabitazione forzosa. Apre uno schema nuovo, in cui il presidente della repubblica diventa un attore politico a tutti gli effetti. Il rischio che questa interpretazione del ruolo presidenziale vada oltre lo spirito della Costituzione esiste e darà molto filo da torcere ai costituzionalisti negli anni a venire. Nell'immediato conta la percezione dei votanti che possono considerare che sia andato oltre il suo ruolo e che quindi non rapresenti più gli interessi generali ma solamente gli interessi di parte, della finanza e delle banche. 

Proporre poi Cottarelli è stata la ciliegina sulla torta. Non mi interessano le dichiarazioni precedenti di Di Maio o chi per lui, (tanto io non li voto, per essere chiari), mi interessa la carriera di Cottarelli, il suo profilo FMI presente nel suo DNA. 

Il Fondo Monetario Internazionale, per chi avesse poca memoria, è l'istituzione che ha portato avanti (in nome di interessi bancario-finanziari) quei programmi di aggiustamento strutturale (PAS) che hanno distrutto gran parte dei sistemi educativi e sanitari africani, e che hanno ridotto quei paesi a brandelli (Catherine Coquery-Vidrovitch, Petite histoire de l'Afrique, 2016). I suoi diktat ideologici sono alla base di chi governa la BCE e la Commissione. In Argentina in questi giorni ci sono migliaia di manifestantiin piazza contro il ritorno del FMI nelloro paese, richiesto dal Presidente neoliberale Maxcrì. L'FMI è stato il resposnabile del default argentino del 2000. Da noi ha avuto pesantissime responsabilità, assieme alla Merkel, nella crisi greca, giusto per capirci.

Proporre un uomo che venga da lì voleva dire metterci la firma sul colpo del secolo. Non importa cosa gli italiani votino, tanto poi devono comandare loro, i banchieri, la finanza e la troika. 

Adesso andremo a nuove elezioni e gli scenari, ovviamente, saranno ancora peggiori. Di questo, sia chiaro, dovremo dire grazie a Renzi (per la legge elettorale) e Mattarella per non aver voluto lasciar governare i due compari. Ieri sulla 7, il filosofo Cacciari ha grosso espresso queste stesse idee: bisognava lasciarli governare e, come abbiamo visto col giro d'Italia, accorciato per la protesta dei ciclisti sulle buche delel strade di Roma, gli italiani avrebbero visto il poco che sanno fare e i loro consensi sarebbero scesi in un baleno. Mattarella ha scelto di non farlo e questo è stato un erorre madornale (Cacciari dixit).

Sembra poco probabile che in poche settimane si possa metter mano alla legge elettorale, anche perchè il premio di maggioranza dovrebbe essere dato o a un partito (cosa che interessa il 5S) o a una coalizione (cosa che interessava il blocco di destra, adesso nemmeno quello è più sicuro). Giocando da solo Salvini sicuramente aumenterà i suoi voti, ma probabilmente non abbastanza per passare i grillini. Quindi Salvini non ha interesse a toccare la legge in favore del premio al primo partito. Non fidandosi di Berlusconi, non è sicuro che sia possibile andare dall'altra parte. E comunque, i voti per cambiare la legge ce l'avrebbero solo se votassero assieme, il che sembra escluso in partenza.

Quindi si voterà con la stessa legge e, stante l'afasia totale del PD, che continuerà la sua giusta discesa agli inferi, i voti se li spartiranno ancora loro. Di conseguenza possiamo ritrovarci ai primi di ottobre, quando bisognerà presentare il DEF alla Commissione, con gli stessi problemi di oggi. Mettiamo che i due compari tornino alla carica con la stessa proposta (e con più voti): cosa farà Mattarella? Varie opzioni.

1. La prima, la meno scontata, è che Mattarella si dimetta. Questo spariglierebbe totalmente le carte ma non glielo lasceranno fare.

2. Stesso governo, stessi nomi e quindi Mattarella obbligato a dire nuovamente di no. A quel punto tutto potrà succedere, in particolare la decisione di mettere in stato d'accusa il presidente. Con una maggioranza più forte, questa potrebbe iniziare il suo cammino mentre l'Italia, con un governo senza maggioranza non potrebbe far approvare nessuna legge. Sarebbe probabilmente il caos vero.

3. Stesso governo ma, per una qualche ragione, cambiano il nome di Savona, e allora Mattarella firma e si parte con i due compari alla guida e con la figuraccia che avranno fatto loro di intestardirsi su quel nome in questi giorni. 


In politica tutto è possibile, per cui anche la terza opzione ha delle chances; ma se dovessi scommettere, direi che la seconda è più probabile.

Nessun commento:

Posta un commento