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lunedì 1 febbraio 2010

l'ultimo dei Mohicani

Sto finendo di scrivere le mie note di questi giorni e i commenti dopo la riunione col governo di questo pomeriggio. Sono contento dentro di me perché credo che il messaggio principale sia passato. Dopo 27 anni di lavoro nella riforma agraria (dal lontano 1983 in Nicaragua) sono ancora qui, resistendo contro venti e maree, a mantenere aperta questa tematica dentro un'organizzazione che ne farebbe volentieri a meno. L'ultimo dei Mohicani, indianiche non piacciono a molti, governi che non mi vogliono, cosa strana anche certi governi di "sinistra", organizzazioni internazionali che, in tutti questi decenni, non hanno mai trovato l'occasione per chiedermi di sedermi con loro per discutere delle nostre visioni diverse. E in tutto questo il riconoscimento che viene dalla gente piú semplice, dai contadini e contadine con cui hai lavorato in tanti anni, colleghi di ufficio che non cercano la ribalta come molti altri, ma che ti appoggiano e chiedono che venga Paolo Groppo quando si tratta di toccare questi temi.

Molti hanno paura di parlare di terra e riforma agraria, ancor meno quando si tratterá di parlare di territori indigeni. Paura di dispisacere a governi che poi sono quelli che hanno il potere, che possono fermare la tua carriera.. e quindi a volte ti chiedi.. ma chi te lo fa fare? Il dialogo con i movimenti sociali, ma anche con gli altri settori é una cosa lunga, complicata, che difficilmente puoi rendere visibile come quando costruisci una strada o una fabbrica.. non ci sono bandiere da piantare.. poca visibilitá.. bisogna metterci poca ideologia, molta pazienza e sentirsi realmente al servizio degli altri. Se cerchi di far carriera non metterti nel tema terra e riforma agraria o anzi magari sí, ma allora mettiti con quelli che contano.. cioé dall´altra parte.

Chisasá se fra i "miei" giovani sta crescendo la stessa miscela di rabbia, libertá e fantasia - le tre parole chiave che ho sempre detto loro, scherzosamente, che definiscono cosa sono. Parole prese da una canzonetta, cosí per non prendersi troppo sul serio. Ma credo che siano quelle che meglio riflettono lo stato d' animo necessario: rabbia, che ti deve venire dalle trippe, dall'aver visto cosa significa la povertá nei campi; libertá per non sentirti ingabbiato dentro visioni ideologiche di una parte o dell'altra, ma avere la tua forza per costruire fra buone letture, discussionie lavoro di terreno, e finalmente fantasia.. la cosa piú importante... da non lasciare mai...

1 commento:

  1. Creio que há muitos e não o último dos Moicanos.
    Aqueles que não tem espaços, só a raiva da indignação pela continuidade dos processos atrasados e do descaso humano. O desejo de liberdade para quebrar as fronteiras, muitas invisíveis que separam territórios adquiridos pela própria existência ou expropriados por mãos e decisões alheias e na contra-mão da vida.
    A perspectiva do sonho/fantasia que dá sustentação para a esperança e a busca de soluções.
    Por tudo isso creio neste e outros Moicanos.
    É preciso que se dê continuidade, senão não seria uma Luta.
    Sevy Madureira, 02.02.2010

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