La cucina kenyana non sarà un gran ricordo. A parte la polenta bianca, onestamente i polli e i beef erano duri da morire. Le verdure locali potrebbero migliorare perchè esiste una base su cui costruire, spinaci ed altro, ma si capisce perchè la gente si butti su altri ristoranti e non sui locali.
Gli ibis intanto continuano a girarci intorno, così come gli uccelli tessitori. Un giardino verde, rilassante, pieno di piante e fiori. Hai detto fiori? Si, effettivamente al giorno d'oggi chi dice Kenya dice fiori, rose in particolare. La grande zona di produzione è qui fuori, a qualche ora di macchina dipendendo dal traffico. Il lago Naivasha garantisce l'acqua gratuita, la manodopera costa (ovviamente) poco, il clima caldo evita di dover scaldare le serre e poi i controlli ambientali sono più ridotti che da noi. Insomma le condizioni ideali per fare il business.
La produzione implica alte dosi di prodotti chimici, fertilizzanti, antiparassitari e questo ha conseguenze sia sulla salute di chi ci lavora, uomini e donne, sia sull'inquinamento del lago dato che poi gli scarichi vengono buttati dentro senza filtrare. Uno dei guardiani qui di casa ha lavorato per un periodo dentro queste serre, ma appena ha trovato lavoro come guardiano notturno ha mollato tutto. E' una produzione un po' secretata, causa queste condizioni di lavoro che a noi europei piacciono sempre meno e siccome ci sono stati reportages su queste serre, adesso non è facile nemmeno avvicinarsi.
In Kenya succedono ancora cose strane, buone per le riviste sensazionaliste del mondo intero: un bambino sbranato dagli ippopotami - camminava per il sentiero assieme al padre quando tre ippopotami sono saltati fuori e li hanno attaccati. Per fortuna (riso amaro) ci sono ancora queste storie per farci pensare a un'Africa che oramai c'è sempre di meno...
La cosa più ovvia oramai, di Nairobi e di tutte le città del mondo, (penso averlo già scritto una decina di volte) è il traffico, che oramai detta gli orari della gente. Non ti alzi più quando ne hai voglia, ma in funzione della speranza che partendo a quell'ora possa trovare meno traffico per strada. Vale per Nairobi, Port au Prince, Manila, Luanda e chi più ne ha più ne metta. Stamattina, prima di andare all'aeroporto, siamo andati a una riunione all'agenzia che si occupa dell'ambiente, sulla strada per l'aeroporto. Partiti alle 6.59 da casa siamo arrivati alle 9.00. Il tutto per fare si e no 12 chilometri. Stupisce però come siano molto più tranquilli di noi, in macchina. Il claxon è un'opzione rara. Pensate che l'agenzia dell'ambiente ha anche un numero verde, 24 ore su 24, da chiamare in caso un club, bar, o circolo, stia facendo troppi schiamazzi durante una festa. Ti mandano immediatamente la polizia e fanno chiudere il locale subito. Sembra di stare su di un altro pianeta.
Tra gli ultimi ricordi confusi e disordinati, metterei anche le biciclette che si avventurano in giro per la città: competizione fra bici indiane e cinesi e, una volta tanto, sembra che quelle cinesi siano di miglior qualità. Chiudo ricordando che i telefoni qui sono a bassissimo costo, e che P. e M. ci hanno regalato un libro (Un filo d'olio - Sellerio editore) che leggeremo con grande piacere, tanto è stato bello e veloce il passaggio da loro. A presto, adesso tocca alla Tanzania.
mercoledì 7 marzo 2012
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